SAM e Tigers, dure lezioni dalle migliori
Complessivamente, Friburgo e Ginevra hanno battuto le ticinesi per 205 a 139. Una doppia lezione per Massagno e Lugano, ma anche uno specchio della realtà attuale. Fino alla scorsa stagione, la SAM contendeva coppe e campionati all’Olympic. Quest'oggi, invece, il divario è apparso abissale. Alla St. Léonard è finita 107 a 76 per i padroni di casa, a cui la difesa ospite ha permesso di tirare con un clamoroso 37 su 43 da 2 (86%). Ben 66 i punti segnati dagli uomini di Petit nel «pitturato» e 27 quelli in contropiede. Di nuovo priva di Dusan Mladjan, in attacco la Spinelli ha avuto poco o nulla da suo fratello Marko: 5 punti in 29’14’’, con un brutto 2 su 13 dal campo. Tra gli americani, solo Robertson ha retto il confronto a livello statistico (27 punti con l’84% e 11 rimbalzi), mentre Humphrey e soprattutto Morgan (di nuovo...) non sono stati all’altezza di un avversario troppo forte. Chi si attendeva almeno una reazione d’orgoglio dopo il pesante k.o. casalingo contro il Nyon è stato presto deluso. Dopo 10 minuti il punteggio era già di 30 a 18.
Ballard non basta
Impegnato all’Elvetico, il Lugano ha retto per un solo quarto contro il Ginevra, seconda forza della SB League, chiudendo il primo parziale sul 20-20, complice un’entrata in materia pasticciona da parte dei Lions (6 palle perse nei primi 7 minuti). Poi, secondo logica, la squadra di Montini non ha saputo tenere il passo, perdendo 63-98. Vulnerabilissimi in difesa, a livello offensivo i Tigers hanno anche pagato la serata no del topscorer Hopkins, reduce da una settimana di influenza e senza allenamenti. Il playmaker statunitense, che viaggiava con una media di 23,4 punti, si è fermato a 9. Il centro Maring è arrivato a 17, ma ha nuovamente evidenziato i suoi limiti tecnici, tirando più spesso sugli spigoli del tabellone che nel canestro. Da applausi Antonio Ballard, il veterano della squadra: 20 punti senza mai mollare un centimetro, neppure quando la fatica gli ha fatto perdere lucidità. Con appena 46 punti racimolati dai tre americani, era impensabile restare più a lungo in partita contro una formazione completa e profonda come quella di coach Pembele, in cui nessuno ha superato i 25 minuti di gioco. In casa bianconera, Thomas Jurkovitz ha fatto la sua parte (9 punti), mentre i tanti giovani (alcuni dei quali avevano già giocato tre ore prima con la U23 in LNB...), hanno garantito il solito impegno e qualche buona giocata, ma solo 8 punti.
Nessuna frustrazione
«Ginevra ha una rosa simile al Friburgo, per quantità e qualità», osserva Valter Montini. «Siamo rimasti incollati per 10 minuti, poi è venuta fuori la differenza tra le due realtà. Abbiamo anche accusato la forma non ottimale del nostro giocatore più prolifico, Hopkins, indebolito dalla febbre. E pure Jurkovitz è stato fermo fino a giovedì per un problema a un ginocchio. Finché abbiamo avuto ossigeno, siamo riusciti a combinare qualcosa di buono, ma appena c’è stato un calo di energia, lo abbiamo pagato. Detto questo, andiamo avanti. A inizio stagione avevo detto ai ragazzi che la frustrazione non deve neanche avvicinarsi al nostro spogliatoio. Noi siamo questi e dobbiamo essere felici dei nostri progressi».