Sorride Massagno che trova risposte
Il primo derby stagionale di ieri non ha deluso le aspettative. Spalti pieni, tifoserie schierate, i bonari sfottò di chi ha vinto a bordo campo; agonismo, cambi di fronte e altalena di emozioni invece al suo interno. Certo, a livello tecnico né la SAM né il Lugano hanno incantato, ma in un momento di «stanca» del nostro basket, pomeriggi come quelli di ieri non possono che riportare uno spicchio di sorriso. Dopo tre sconfitte consecutive in campionato la Spinelli ha ritrovato il gusto della vittoria (104-91). Una bella boccata di ossigeno per i ragazzi di Cabibbo, per i quali il cartello lavori in corso rimane attuale. Come sottolineato proprio dal coach, a livello mentale la squadra ha però dato risposte. Di fronte all’ennesimo potenziale schiaffo stagionale (-17 nel primo quarto), è arrivata la reazione. Partita da Marko Mladjan, che a questo giro ha tradotto la rabbia in voglia di vincere. I suoi 12 punti nel secondo quarto (26 finali) sono stati fondamentali per tenere vivi i compagni e iniettare in loro fiducia (6 giocatori in doppia cifra). Cose da capitano vero insomma. Poi, certo, rimangono i 91 punti concessi ai bianconeri – penultimo attacco del campionato – che sono tanti, così come il 50% complessivo dal campo. L’ermetismo difensivo rimane un concetto ancora flebile in collina. Però intanto si è vista quella voglia completamente mancata con Nyon e Friburgo. Un bel passo avanti per una squadra che aveva bisogno di ritrovare sì i due punti, ma soprattutto un po’ di sé stessa.
Tigers sul fondo della classifica
Incassa invece la sconfitta il Lugano, sempre sul fondo della classifica. Invero bugiarda verso i bianconeri, zeppi di difetti sì - d’altronde la rosa e la sua età media sono quelle - ma capaci di mettere alle corde la SAM. Perché se Massagno ha da recriminare per la partenza, vero è anche che negli spazi loro concessi i bianconeri ci si sono infilati con astuzia e giocando di squadra. Così sono i Lugano di Montini evidentemente. Dategli un mesetto di rodaggio e poi li vedrete salire di tono. A Nosedo, come ad ogni partita, i suoi hanno retto fino a dove li hanno portati cuore e polmoni, esauriti quelli, sono esplosi i limiti. Hopkins è attaccante sopraffino ma come playmaker deve dare fiducia ai compagni, perché appena vista la mala parata l’americano ha provato a tenere in piedi la baracca da solo. Non la scelta ideale. Sassella dopo un ottimo primo tempo non ha più visto palla. E con lui Maring, la cui «timidezza» non aiuta in generale, e in parte Ballard.