Tigers più lontani dalla «zona playoff»
Destini opposti per le ticinesi del basket maschile nell’ultimo fine settimana, con il successo della SAM a Nyon e la sconfitta invece del Lugano tra le mura dell’Istituto Elvetico. E se la vittoria della Spinelli le permette di fare un piccolo passo in avanti in classifica, agganciando proprio i vodesi, al contrario il passo falso allontana i bianconeri dalla zona playoff.
Amaro in bocca
Che quella dei Tigers contro Monthey sia stata una sconfitta amara lo si poteva leggere benissimo nel volto rabbuiato di Valter Montini a fine match. Pur ampiamente consapevole di tutti i limiti dei ragazzi da lui guidati, il coach italiano certo avrebbe per una volta preferito che il risultato finale arridesse ai suoi. Non che non ci abbiano provato, e nemmeno ci sono andati distanti, ma ancora una volta hanno visto scivolare via negli ultimi minuti quanto di buono costruito in precedenza. Un buono che aveva prodotto anche un +16 ad inizio ripresa, sigillo ad una decina di minuti, i secondi del match, nei quali i padroni di casa hanno messo in mostra le loro qualità migliori. Poi però Monthey è cresciuto, ha messo a posto le percentuali e quindi ripreso, e lasciato sul posto negli ultimi 120 secondi, un Lugano andato in debito di ossigeno e idee con il passare dei minuti. Quasi logico, pensando ai minutaggi in casa Tigers e alla sfida infrasettimanale, con tanto di supplementare, con Neuchâtel. Ma non per questo meno frustrante. Così è il Lugano però, se vi pare. Guidato da un Ballard encomiabile (un doppio 20 per punti e rimbalzi non si vede spesso dalle nostre parti), con Jurkovitz sempre buono per fare legna, e Hopkins a fare e disfare. O dare e togliere, se preferite.
La meglio gioventù
Immarcabile in attacco, l’americano spesso ormai compensa ampiamente la produzione offensiva con l’attitudine difensiva, dove non di rado riprende il fiato. Comprensibile che chi giochi 40 minuti a partita non possa sempre essere al massimo sui due lati del campo, ma da lì ad inventarsi una personalissima «box and one», come visto a tratti sabato, dove tutti difendono e lui rimane fermo a guardare ce ne passa. Anche perché non sempre offensivamente questo Lugano è in grado di segnare un punto in più dell’avversario, specialmente se come sabato Sassella fatica e pasticcia, mostrando i fisiologici limiti anagrafici ma anche una buona mentalità per non essere «uscito» da una partita per lui subito difficile con due falli in un amen, un po’ come Corda, reduce dalla prima settimana di scuola reclute e sceso in campo senza allenamenti nelle gambe eppure tra i più efficaci. Faccia tosta della gioventù, come quella di Picco e Montanari. Perché senza più un centro straniero il Lugano forse non vincerà tanto, ma almeno lascia intravedere barlumi di futuro, da costruire anche con le frustrazioni del presente.