Bertogliati: «Chissà che al via non ci sia il nuovo Pogacar»

Questo periodo della stagione, nel mondo del ciclismo, strizza l’occhio in maniera inequivocabile alla storica e ambita Milano-Sanremo, corsa che – non a caso – è definita la «Classica di primavera». Alle nostre latitudini, però, da ormai diversi anni, questa fase dell’anno fa rima anche con il Gran Premio Ticino. Una gara, questa, che si appresta a vivere già la sua sesta edizione e che scatterà domenica 16 marzo, ossia con sei giorni di anticipo rispetto alla prima «Monumento». Per lanciare l’evento di casa nostra, il comitato organizzatore – guidato dal neo presidente Andrea Melocchi – ha deciso di tenere una conferenza stampa all’Auditorium BancaStato di Bellinzona e, tra i relatori dell’evento, era naturalmente presente anche il direttore tecnico della manifestazione, Rubens Bertogliati. Con lui – già celebre maglia gialla al Tour de France nel 2002 – siamo partiti proprio dando uno sguardo a quello che è lo stato di salute della disciplina. «Ai massimi livelli, attualmente, il ciclismo vive un momento spettacolare: i protagonisti assoluti sono in grado di caricare gli appuntamenti principali di grandi aspettative e invogliano a seguire le corse. Dal canto nostro, facciamo parte di quella categoria di eventi che vogliono lanciare i nuovi corridori del futuro. Chissà, quindi, che domenica ai nastri di partenza non ci sia il prossimo Tadej Pogacar».
Diverse categorie presenti
Per quanto riguarda il ciclismo su strada, il GP Ticino – che in qualità di sponsor principale può contare sull’azienda Ennio Ferrari SA – rappresenta la gara di apertura della stagione svizzera ed è anche considerata l’unica prova di un certo livello che si corre nel nostro cantone nel 2025. In vista del nuovo appuntamento – il sesto, per l’appunto, nella storia della manifestazione – Bertogliati si è detto estremamente contento. «Ci attendiamo una folta partecipazione, poiché i numeri, già buoni, sono perfino aumentati rispetto allo scorso anno. Nel complesso, infatti, sono previsti al via 400 corridori, tra uomini e donne. In prevalenza vengono dal nostro Paese, e siamo fieri di poter contare sui migliori elvetici Under 23 Elite. Saranno inoltre presenti diverse squadre che badano allo sviluppo dei nostri giovani, in particolare la Tudor, che è pronta a portare i prospetti più interessanti del proprio roster. Tanti ragazzi, comunque, vogliono mettersi in luce in una gara che è diventata un avvenimento nel panorama ciclistico. Quindi, saranno altresì attesi degli ottimi atleti provenienti dall’Italia, in particolare da Lombardia e Piemonte, e qualcuno anche dalla Germania».
Oltre all’appuntamento di cartello – ossia la gara che scatta alle 12.50 e che coinvolge le categorie Elite, U23, Amateur e Master uomini – il GP che parte a Lodrino rappresenta anche un evento importante per ciò che riguarda le categorie U19 e U17 maschili e femminili, tanto da metterne in palio il titolo ticinese.
Non poche difficoltà
La manifestazione – al di là di promuovere il nostro territorio e provare a fungere da attrazione turistica grazie al prestigio acquisito – è nata anche con la finalità di incentivare i vari club ad ampliare un calendario altrimenti scarno. «Non senza difficoltà, va detto, stiamo cercando di dare continuità alla nostra corsa. Organizzare eventi del genere – che occupano un’intera giornata e richiedono vari sforzi a livello logistico – non è affatto facile ed è per questo che il numero di competizioni è sempre minore. I presupposti, rispetto a quelli di 25-30 anni fa, sono diversi: oggi i ragazzi si avvicinano alla pratica della bicicletta in tempi e modalità differenti. Va considerato che il panorama ciclistico ticinese, ad oggi, è composto dall’80% di atleti che svolgono mountain bike, mentre solo il 20% è più affine alla strada. Magari, bisogna anche essere aperti a nuove discipline, come lo è ad esempio il gravel, che sta sempre più acquisendo una risonanza considerevole».
Un evento di questo tipo, logicamente, richiede una serie di attenzioni particolari in termini di sicurezza. «Assolutamente, la macchina organizzativa è sempre più grande e l’impianto di sicurezza – che impiega, all’interno di una sorveglianza dinamica, circa 100 persone – è quello più oneroso nell’organizzazione di una gara. Soprattutto, poi, se questa si disputa su strada e coinvolge – come nel nostro caso – un circuito ampio e complicato, che spazia su diversi chilometri in tutto l’alto Ticino. Gli automobilisti, in questo senso, dovranno avere una certa pazienza».
Tracciato variegato
Questa prova, nata nel 2019, ripropone da 3 anni un circuito che si espande tra la Riviera e la Leventina. Un percorso adatto soprattutto alle ruote veloci, vista la tratta conclusiva sul piano da Biasca a Lodrino, località che ospiterà sia la partenza sia l’arrivo e in cui è situato il villaggio della gara. Il tracciato, comunque, è variegato e – grazie alla salita che caratterizza il passaggio dalla Leventina – potrebbe comunque insidiare passisti e velocisti. «Gli stessi corridori lo hanno definito un circuito interessante e aperto a diverse opportunità. Basti pensare che il vincitore dello scorso anno, il ticinese Filippo Colombo – che per il momento non è ancora iscritto all’imminente edizione, ndr. – ha vinto grazie a una fuga partita da lontano. In altre occasioni, invece, si era arrivati in volata, con un gruppo più o meno ristretto. Molto dipenderà anche dalle condizioni climatiche e in questo senso speriamo che il meteo sia favorevole».