«Per sempre legato al Chiasso, ma ora seguo il cuore»

«Ci vorrebbe un amico qui per sempre al mio fianco, ci vorrebbe un amico nel dolore e nel rimpianto». Non sappiamo se Carmelo Mastroianni abbia incluso il celebre brano di Antonello Venditti nella playlist che lo ha accompagnato nel viaggio da Chiasso alla Calabria. Di sicuro, Chiasso e il FC Chiasso un amico l’hanno trovato. Un amico con l’iniziale maiuscola, una spalla sempre presente, anche nel dolore e nel rimpianto. Soprattutto nel dolore e nel rimpianto. Ma sarebbe troppo riduttivo e forse perfino banale definire così l’operato di Carmelo Mastroianni in rossoblù.
Quella tra Mastroianni e il Chiasso è una storia che inizia nell’ormai lontano 2009. Sedici anni di amore a tinte rossoblù. Un lasso di tempo in cui Carmelo ha ricoperto qualsiasi tipo di carica. Accompagnatore, allenatore, sostenitore. «Ma è stato anche altro, tanto altro. Negli uffici, sul campo, alla buvette. Un appoggio in caso di necessità e bisogno. Bastava chiamare, la risposta già la si conosceva: «va bene, ci sono». E fidatevi, in questo periodo della nostra storia, non c’è risposta migliore», scrive il club in una nota di ringraziamento.
All’ombra del Penz, Carmelo ne ha viste e vissute di cotte e di crude. Dal Chiasso di Magnetti, Ponte, Magro, Quaresima, Croci-Torti, Regazzoni, Riccio, Kalu e compagnia a quello attuale impegnato a risalire dal basso. Carmelo c’era, c’è stato e ci sarà. Se Chiasso chiama, lui risponde. Anche se adesso sarà più complicato seguire la passione rossoblù. «Ho scelto di tornare a casa mia. Non è stato facile prendere questa decisione, ma sono padre di quattro figli che due anni fa hanno deciso di lasciare la Svizzera. Nel frattempo, sono diventato nonno di uno splendido bambino che tra poco compierà un anno. Ho deciso di seguire il cuore e raggiungere i miei affetti più cari».
Mancherà, Carmelo. Eccome se mancherà. Emanava positività guardarlo correre a destra e sinistra al Riva IV, sempre pronto ad aiutare tutti. La borsa a tracolla sempre addosso, come a voler rassicurare tutti di avere sempre una soluzione per ogni problema. E poi la passione per insegnare ai ragazzi. «Mi hanno insegnato tanta umiltà, gioia e passione. E mi sono sentito in dovere di seguirli e aiutarli nel raggiungimento dei propri sogni». Lo avrete capito, il tuttofare del Chiasso non ha mai abbandonato la nave nel momento del bisogno dopo il triste fallimento che ha costretto una piazza storica a ripartire dagli «inferi» del calcio regionale.
«Non ho mai pensato di mollare, anzi. Nel momento del bisogno ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di lottare insieme per riportare il Chiasso nell’élite del calcio svizzero. Ho incrociato la strada di tante, tantissime, persone. Non voglio fare nomi, ma ricordo con molto piacere la squadra della ripartenza dalla 4a Lega. Sono legato davvero a tutti: dallo staff, al magazziniere, al giardiniere, ai volontari».
Sono proprio gli anni dove la passione viene al primo posto «quelli che mi sono goduto di più, dalla rinascita ad oggi. Chi mi resterà nel cuore? Tutti davvero. Se proprio devo fare un nome dico Andrea Pain e il suo vice Domenico Rizzo, con cui ho anche avuto modo di collaborare negli allievi C. Chiasso e il Chiasso è un capitolo bellissimo della mia vita».