Calcio

«Adattarsi non è stato semplice, ora sento di aver fatto un clic»

La nuova avventura bianconera di Lukas Mai è partita così così, ma nelle ultime uscite l’ex Bayern Monaco ha ritrovato le migliori sensazioni, prendendo per mano il reparto arretrato
Tra Coppa e campionato, anche grazie all’aiuto del 22.enne di Dresda, il Lugano non ha concesso reti a suoi ultimi tre avversari. © CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
13.10.2022 06:00

Sono appena scoccate le 9.00 quando Lukas Mai fa capolino nella sala stampa di Cornaredo. Puntuale, come i suoi interventi nelle ultime uscite. Il suo italiano, per il momento, gli permette di spingersi poco più in là dei saluti. «Ma presto inizierò a studiarlo», promette con un sorriso. «Per ora però, è meglio se continuiamo ad affidarci al tedesco», prosegue «Lasse». «Comunque, era un po’ di tempo che nessuno mi chiamava così».

Tanti fattori di disturbo

Già, in Germania il centrale tedesco era conosciuto appunto con quel nomignolo. Risalente a diversi anni fa. «Ai tempi in cui militavo nelle giovanili del Bayern Monaco, per l’esattezza», ci racconta il diretto interessato. «Eravamo in parecchi a chiamarci Lukas, è un nome popolare in Germania. Così il nostro allenatore, per distinguerci, decise di affidarsi a dei soprannomi. A me toccò Lasse, forse perché decise di unire i miei due nomi: Lars e Lukas. A oggi non ho una vera risposta, comunque qui a Lugano nessuno mi ha ancora chiamato così (ride, ndr)». Pazienza. L’importante è che finalmente, dopo settimane impregnate di dubbi e interrogativi, ad aver davvero preso piede sia lo status del 22.enne di Dresda. Il quale, dopo un inizio balbettante, sembra aver infine trovato le giuste sensazioni anche in Ticino. «Sì, direi che nelle ultime due o tre uscite avete visto il vero Lukas Mai - conferma l’ex Bayern -. Certo, ho comunque spesso trovato spazio in questo avvio di stagione. Ma il più delle volte ho fatto fatica a esprimermi sui miei migliori livelli, per più fattori. In primis a causa di quanto accaduto nella mia precedente parentesi a Brema, dove negli ultimi mesi non sono quasi mai sceso in campo. Poi ci sono state le due settimane di malattia che mi hanno debilitato, poco prima di raggiungere Lugano. Insomma, tutti questi aspetti non mi hanno aiutato a partire con il piede giusto». È invece esclusa, per Mai, la possibilità che egli abbia - anche inconsciamente - sottovalutato il livello della Super League: «Penso proprio di no. Sapevo a cosa andavo incontro. Qui in Svizzera se non vai “vollgas” (a tutto gas, ndr) non ti ritagli uno spazio, una mentalità che per la verità avevo già da prima. È altresì vero che comunque si tratta della mia prima esperienza all’estero, e che tra appartamento, lingua e nuovo Paese mi ci è voluto un po’ di tempo per adattarmi. In questo periodo, però, ho sempre avvertito la fiducia della società, dello staff e dei compagni. E ora sento di aver finalmente fatto un clic».

Un lato più intimo

La fase di transizione, ad ogni buon conto, non è stata semplice. E dalla piazza, complici anche le prestazioni altalenanti dell’intera squadra, sono giunte diverse critiche nei confronti del giovane difensore tedesco. «Parole che però non mi hanno scalfito - rileva Mai -. A Brema, quando giocavo, spesso venivo giudicato aspramente. Lì ho imparato che bisogna rimanere focalizzati sul lavoro quotidiano, senza soffermarsi sulle critiche». Al proposito, qualche mese fa, il 22.enne di Dresda si era aperto con la stampa. Rilasciando un’intervista molto sentita. «Mia madre è venuta a mancare nel novembre del 2020 e sì, le mie prestazioni ne avevano risentito, prima a Darmstadt e poi a Brema. È stato un periodo durissimo, tanto che solo oggi, a distanza di due anni, riesco a parlarne più tranquillamente. Non sono venuto a Lugano per fuggire dal mio passato, per voltare pagina. La mia scelta è puramente legata alla mia crescita e al bene della mia carriera calcistica. Ma quel che posso dirvi è che esiste anche un Lukas Mai più intimo, più riservato rispetto al “ragazzone” tedesco che si vede dall’esterno».

Tra svolte e futuro

Il suo doloroso e personale passato, Mai, preferisce tenerlo legato alla patria. A capitoli ormai chiusi. A Lugano, sul campo, se n’è invece aperto uno molto positivo per lui e per la squadra. Reduce - tra Coppa e campionato - da tre successi consecutivi senza aver concesso reti. «È difficile affermare con certezza se grazie a questi risultati la nostra stagione sia finalmente giunta a una svolta - rileva il difensore bianconero -. Un dato di fatto, però, è che lo spirito che aleggia all’interno del gruppo è davvero stupendo. Tutti, dai titolari a chi subentra a partita in corso, remano dalla stessa parte. Si è instaurata una bella armonia». Anche in difesa, appunto. Dove qualcuno, nel vedere Mai e Hajdari giocare così bene uno accanto all’altro, è convinto di aver avuto un assaggio di quello che sarà il futuro del Lugano. «Mi fa piacere che abbiano una così bella opinione di me, ma solo il campo e il tempo smentiranno o confermeranno questa tesi - chiosa il tedesco -. Intanto, come squadra, ci rallegriamo per il trittico che ci attende nel prossimo futuro. Affrontare tre squadre come San Gallo, Young Boys e Lucerna è per noi un fortissimo stimolo».