Calcio

Altafini: «Spero che al mio amico Pelé riesca anche questo dribbling»

Ricoverato all’Albert Einstein Israelite Hospital di San Paolo, O Rei sta lottando contro il male che da anni lo affligge – L'ex nazionale brasiliano, che con lui ha conquistato il Mondiale del 1958, gli dedica un pensiero: «Mi auguro possa ristabilirsi al più presto»
Nicola Martinetti
04.12.2022 22:53

Il Brasile, da giorni, sta vivendo col fiato sospeso. Stretto attorno a uno dei suoi simboli più importanti. Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, è in difficoltà. Il male che da anni alberga nel suo corpo si è rifatto vivo. E mai come questa volta il suo futuro appare incerto. Sabato, dopo un susseguirsi di voci via via più preoccupanti, O Rei ha condiviso un messaggio sui suoi profili social per tranquillizzare tifosi e appassionati. «Sono forte, resto speranzoso e seguo i trattamenti come sempre. Ho tanta fede in Dio e ogni messaggio d’amore che ricevo mi dà energia». Un pizzico di speranza, di luce, in un quadro all’apparenza ben più scuro. Ai tanti incoraggiamenti che nelle ultime ore hanno inondato il web, si aggiunge pure quello - speciale - di un suo storico ex compagno. Anzi, di un amico. Che da noi contattato, non ha nascosto le forti emozioni che sta provando. «Ero in Brasile fino a qualche giorno fa - ci racconta José Altafini, che al fianco di Pelé vinse il Mondiale svedese del 1958, il primo nella storia della Seleção -. Avvicinarsi a O Rei, negli ultimi anni, è diventato difficile. Le sue condizioni di salute non sempre lo permettono. Come tutti, seguo gli sviluppi sul suo stato di salute tramite gli aggiornamenti ufficiali. Ma trovandomi sul posto, posso dirvi di aver toccato con mano la tristezza e la preoccupazione della popolazione verdeoro».

Un infausto elenco

Sensazioni che purtroppo, recentemente, altre nazioni hanno a loro volta vissuto. «Negli ultimi anni il calcio ha perso alcuni dei suoi simboli più brillanti, capaci di segnarne la storia - prosegue l’ex nazionale verdeoro prima, ed ex azzurro poi -. Penso ovviamente a Diego Armando Maradona, scomparso nel novembre del 2020. Ma anche a Paolo Rossi, venuto a mancare pochi giorni dopo il “Pibe de Oro”. Chi come me ha origini brasiliane e conta qualche annetto più di altri (84, ndr) ricorda poi vividamente anche le tristissime dipartite di due fenomeni come Garrincha e Ayrton Senna. Mi auguro di tutto cuore che Pelé possa ristabilirsi al più presto, evitando di aggiungere il suo nome a questo infausto elenco».

Rivalità? Macché, amicizia

A proposito di nomi, spesso quando quello di Altafini viene associato a quello di Pelé, è per parlare del Mondiale che i due conquistarono nel 1958. Contribuendo entrambi a suon di reti al primo, storico titolo iridato della selezione verdeoro. Chi ha vissuto quell’epoca, però, riferisce anche di un certo antagonismo proprio tra i due attaccanti. Con O Rei che in Svezia, col passare del torneo, soffiò il posto da titolare proprio all’ex Milan, Napoli e Juventus. «Io e lui però, al netto delle dicerie, in campo non fummo mai veramente rivali. Se non quando io militavo nel Palmeiras e lui nel Santos, club che quando si affrontano danno vita al “Clássico da Saudade”. Per il resto abbiamo sempre avuto un bel rapporto. Di stima e rispetto come calciatori, anche perché lo reputo il migliore di tutti i tempi. Ma pure di amicizia al di fuori del campo, nonostante vivendo in diversi angoli del mondo, abbiamo sempre faticato a frequentarci. Spero davvero che a O Rei riesca anche questo dribbling. L’ennesimo, da quando ha iniziato la sua battaglia con questa brutta malattia».

Evitare un altro tributo

Anche perché all’altro scenario nessuno vuole ancora pensarci. «Il dolore sarebbe immenso, al pari di quello provato per la scomparsa dei già citati Garrincha e Senna - conclude Altafini, che sul finire di carriera visse una parentesi anche in Ticino, a Chiasso e Mendrisio -. Recentemente ho avuto modo di parlare con altre persone che, come me, hanno condiviso parte del loro cammino assieme a Pelé. Seppur col cuore colmo di tristezza, restano speranzose. Anche perché nessuno vuole rivivere quanto accaduto durante il Mondiale del 1994, quando il Brasile - vincitore del torneo - dedicò il successo all’ex pilota di Formula 1 con il celebre striscione “Senna, abbiamo accelerato insieme, il quarto titolo è nostro!”. Mi auguro che in Qatar non si renda necessario un altro tributo simile».

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