Calcio

Arteta festeggia, Carlo trema

Gunners in forma smagliante ai quarti di Champions e ora sperano nella loro prima coppa - Blancos pronti a salutare Ancelotti: «Se me ne andrò dirò grazie»
Il saluto tra il tecnico dell’Arsenal Mikel Arteta e quello del Real Madrid Carlo Ancelotti. © Reuters/Matthew Childs
Maddalena Buila
17.04.2025 22:30

Alla fine, insomma, tutto è andato secondo copione. O meglio, non è avvenuto nessun miracolo. Le quattro squadre che si erano fatte preferire nel match di andata dei quarti di finale di Champions League, sono approdate in semifinale. C’è chi nella grande impresa, tuttavia, ci ha creduto per davvero, tenendo con il fiato sospeso i suoi tifosi. Il Borussia Dortmund aveva dinnanzi la strada più ostica e in salita di tutte. E no, non è riuscito a recuperare la mazzata datagli dal Barcellona. Ma sul momentaneo 2-0 realizzato al 49’, e poi ancora sul definitivo 3-1 del 76’, ha fatto tremare i blaugrana. L’Aston Villa ha invece flirtato davvero con l’incredibile. Al Villa Park ha inflitto un superlativo 3-2 al PSG, vivendo al cardiopalma gli ultimi minuti di gara. La rete di Kane al 52’ è infine stata mera illusione per il Bayern Monaco, che contro l’Inter a San Siro non è riuscito ad andare oltre il pareggio, salutando la competizione. L’unica squadra che ha perso sia l’andata sia il ritorno di questi quarti è stata il Real Madrid. Due partite deludenti per i Blancos, ammutoliti tre volte in trasferta e zittiti definitivamente ieri sera al Bernabeu per 2-1.

Il crescendo e il genio Arteta

Ad addomesticare Mbappé e compagni è stato l’Arsenal. Nervi saldi, difesa di ferro, centrocampo solido e attacco pungente: è questo il cocktail vincente servito ai madrileni da Mikel Arteta che ora incroceranno il cammino del PSG. Una buona fetta di merito va proprio a lui, all’allenatore dei Gunners. Sotto il comando di Arteta, che ha abbracciato la causa nel dicembre 2019, Rice e compagni si sono trasformati in una squadra completa, in grado di tenere testa al Manchester City in Premier League e capace di fare scintille in Europa. Un crescendo incredibile quello dei londinesi, che dopo sei stagioni ai box, nel 2023 sono tornati a godersi le soavi note dell’inno della Champions League. E in due anni l’Emirates non ha mai registrato una sconfitta. Undici partite e zero débâcle. La vittoria di ieri sera, è invece arrivata dal Bernabeu, dove i Gunners hanno alzato spallucce davanti alla scatenata muraglia bianca e ai Fantastici 4 Rodrygo, Bellingham, Vinicius e Mbappé. Tutto nonostante la lunga lista di infortuni di peso. E ora l’Arsenal ci crede davvero. D’altronde sollevare la prima Champions League della loro storia non è affatto un argomento tabù nella capitale britannica, anzi. Parlarne genera ancor più carica.

Da un estremo all’altro

E invece a Madrid che succede? Nella capitale spagnola c’è aria di lutto. Per il Real ogni partita è una battaglia da cui uscire vincenti. Figuriamoci se il match in questione è quello da fuori o dentro la Champions League. E infatti l’esito dello scontro di ritorno contro l’Arsenal è stato terribile per i madrileni. Si sapeva sarebbe stata durissima ribaltare il 3-0 dell’Emirates, ma se c’era una squadra in grado di centrare una clamorosa remuntada era proprio il Real. Da qui l’enorme amarezza nel salutare la competizione. «Un Madrid deludente non riesce a fare il miracolo», titolava la Marca. «L’Arsenal abbatte il Real Madrid: addio alla Champions League!», le parole di Sport.

E ora, ne parlavamo già dopo il match di andata, il futuro di Ancelotti è davvero in bilico. Se non già segnato. Il dato è emblematico: su 12 stagioni, questa è solo la terza volta che i Blancos non raggiungono le semifinali della massima competizione europea. Nonostante il tecnico italiano abbia ancora un anno di contratto, sembra quasi impensabile che si possa sedere sulla panchina della Casa Blanca la prossima stagione. In molti lo danno già per certo: la partita di Copa del Rey in programma il 26 aprile contro il Barcellona fungerà da spartiacque. In caso di sconfitta Carletto saluterebbe Madrid. Fino ad allora, proseguirà la lotta di nervi tra lo stesso allenatore di Reggiolo e il presidente dei madrileni Florentino Perez. Sì, perché entrambi sono coscienti che questa situazione non funziona e che le strade delle Merengues e della loro attuale guida debbano prendere direzioni diametralmente opposte. Ma nessuno dei due vuole fare il primo passo.

Uno spettatore particolare

Ancelotti, in suo perfetto stile, alle domande velenose dei giornalisti postegli nella pancia del Bernabeu ha risposto con parole ponderate. «Potrebbe darsi che il club decida di cambiare, quest’anno o quando scadrà il mio contratto. Non c’è nessun problema. Ora siamo in lotta per LaLiga (il Real è a quattro punti dalla capolista Barcellona, ndr), ci aspetta la finale di Coppa e l’avventura nel Mondiale per Club. La stagione non è finita e noi dobbiamo rialzarci. Il mio futuro? Non so cosa ne sarà e non voglio saperlo». Carletto naturalmente sa che aria tira nel suo spogliatoio, ma è intenzionato ad aspettare le mosse del club. «Il giorno in cui me ne andrò da qui, non potrò fare altro che ringraziare il Real Madrid», ha poi aggiunto il 65.enne che sulla panchina dei Blancos ha conquistato due campionati spagnoli e tre Champions League. Da tempo in realtà circolavano le voci di una possibile sostituzione del tecnico del Bernabeu, con i nomi di Jurgen Klopp e Xabi Alonso davanti a tutti. E con Ancelotti pronto ad abbracciare l’avventura con il Brasile. Ieri sera a Madrid, tra gli altri era presente un emissario della federcalcio verdeoro. Una particolare coincidenza? La certezza per ora è una sola: Ancelotti e il Real Madrid fanno sempre meno rima.