Il punto

Che cosa c'entra Fedez con Luca Lucci?

Chiamatele relazioni pericolose: sono quelle intrattenute dal rapper con il leader della Curva Sud del Milan fra proposte di affari e spedizioni punitive
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Red. Online
30.09.2024 11:00

Chiamatele relazioni pericolose. Sono quelle documentate dall'ordinanza cautelare firmata da Domenico Santoro e incentrata sugli intrecci, principalmente criminali, fra le tifoserie organizzate di Inter e Milan. E fra quegli intrecci, fra quelle relazioni, come scrive Repubblica spunta anche il nome di Fedez. Balzato agli onori della cronaca, in questi giorni, per il dissing con Tony Effe. Spunta, soprattutto, una proposta. Fatta dall'allora marito di Chiara Ferragni, il 26 ottobre 2023, mentre sta preparando il lancio di Boem, bevanda che sponsorizza assieme al rapper Lazza. La proposta viene fatta direttamente a Luca Lucci, leader della Sud rossonera: «Ma se voi avete una società di consulenza o una società con la quale possiamo lavorare – chiede Fedez proprio a Lucci –, ma se io vi appalto a voi la distribuzione di Boem? All'interno dello stadio e vi prendete una percentuale, eh, capito?».

Di per sé, nulla di illegale. Ma l'allusione agli ambulanti, scrive sempre Repubblica, getta più di un'ombra: «Magari parlare anche con i baracchini, cioè – aggiunge Fedez – avere la distribuzione più capillare che si può avere, all'interno dello stadio durante le partite. Perché, sennò cioè, è bello, però è anche uno spreco». Lucci, a quel punto, si attiva. E garantisce: «Dovrei parlare con, con il responsabile che c'ha tutti i bar dentro allo stadio, che lo conosco bene! Eh, è una persona perbenissimo guarda, con i bar mi posso muovere, già in settimana mi muovo». Quindi, la proposta viene passata anche ai cugini della Nord interista: «Se vuoi mi muovo anche con l’Inter, perché lui fa anche quelli dell'Inter, quindi, io se vuoi, te le faccio mettere in entrambe le partite. Va bene. Per dentro lo stadio, non c'è problema».

Siamo al 14 novembre e Fedez, ancora in attesa, sollecita il suo interlocutore: «Fammi sapere se ti devo tenere in considerazione, se mi devo trovare altre vie, dai che io sono uno rapido capito». Lucci lo rassicura: «Sto periodo sono andato via, c'hai ragione… Sì, sì, io sta settimana ti garantisco che sento e mi informo». L'accordo, tuttavia, non decolla. Ci sono problemi. E Fedez, allora, cambia obiettivo: «Non voglio guadagnare nulla da sta roba qua, voglio che sia una cosa di beneficenza». Eppure, la proposta a Lucci rimane in piedi: «Volete come Curva, vi interessa partecipare a questa cosa?» chiede al leader della Sud il 12 dicembre. La prospettiva di poter ripulire la propria immagine stuzzica, evidentemente, Lucci: «Sì, sì, al 100%... Guarda, noi facciamo un sacco di beneficenza, se troviamo un'idea carina, molto volentieri». La beneficenza, da entrambi i lati, favorisce l'intesa. Tant'è che i due iniziano a pensare a un business comune: rilevare una delle discoteche più famose di Milano, l'Old Fashion. Fedez contatta perfino l'architetto Stefano Boeri, in qualità di presidente della Fondazione Triennale, e parla dell'affare a Lucci: «Lo conosco benissimo, gli ho detto ascolta Stefano, va bene che voi siete sofisticati e tutto, ho detto, però non potete fare le orchestre là dentro... ma chi c… vi viene gli ho detto. Fate un club figo. Con una cultura dei club proprio stilosi, che chiami Nina Kraviz che chiami la gente stilosa a suonare». Resta, però, da capire come introdurre la figura di Lucci, la cui fedina penale certo non è pulitissima. «Come introduco la tua figura in questa…?» chiede imbarazzato il rapper. Lucci replica: «Non la introduci». Quello di Lucci non è un nome spendibile, visti appunto i precedenti penali. Meglio, molto meglio l’anonimato. E, semmai, un prestanome: «Ma tu sai già a chi farlo gestire? Perché io una persona ce l'avrei» suggerisce al riguardo Lucci.

Alla fine, né Boem né l'Old Fashion funzionano. Gli affari saltano. Ma il legame fra Fedez e Lucci resta. Tanto che il personal trainer Christian Rosiello, escluso dal direttivo rossonero perché ostile alla pace con gli interisti, diventa la guardia del corpo del rapper. Lo scorso 22 aprile, sulla pista del The Club, scoppia una lite fra gli amici di Fedez e Cirstiano Iovino, un amico di Ilary Blasi. Segue un vero e proprio raid punitivo sotto casa di Iovino, con botte e minacce («Chiedi scusa! Devi chiedere scusa! Noi torniamo e ti ficchiamo una pallottola in testa!»). Fedez e Rosiello, lo dicono le cronache, sono stati identificati tra gli aggressori. Iovino, per contro, non ha mai sporto denuncia. Pochi giorni più tardi, Fedez racconta l'accaduto a Lucci. La scintilla? Uno screzio fra Tony Effe, Lazza e lo stesso Iovino: «Tony, siccome deve fare il ragazzetto ghetto, non può permettersi, che in pubblico si sappia che un suo amico si è fatto male senza che lui poi l'abbia difeso». Lucci fa un giro di telefonate – Iovino, un ultrà della Lazio, Andrea Beretta e un altro esponente della Nord interista, Mauro Norrito – e poi riferisce: «Io gli ho detto: Lazza, ma a te ti ha detto così lui? Che doveva mettere a posto, dovevi star tranquillo te e i ragazzi della Curva? ''No, no, no, te lo giuro''. Gli ho detto: perfetto, io glielo ho chiesto e lui lo ha negato anche a me». Fedez aggiunge: «Ho chiamato il Lazzino e gli ho detto che lui e i suoi amici della Curva non devono rompere il c…! Una roba simile, adesso non è che mi posso ricordare le parole incise di Tony Effe! Però ti assicuro che la parola Milan c'era». Lucci rincara la dose: «Appena torna, appena tornano, ci parlo io». L'idea era «parlare» alla festa per l'uscita del disco di Capoplaza. Alla quale avrebbe partecipato anche Fedez e per la quale aveva chiesto a Lucci una guardia del corpo «più pirotecnica»: Luciano Romano.

Ma non ci sarà un secondo round, anche perché in Italia, su giornali e portali, si parla ancora tanto, tantissimo dell'aggressione a Iovino. In realtà, però, gli ultras milanisti continuano a risolvere le controversie con la violenza. Si pensi al pestaggio di Robert George T. all'esterno del Meazza, l'11 maggio, dopo un Milan-Cagliari. Pestaggio per il quale vengono denunciati Mario Amato, Roberto Sigolo, Luciano Romano, Luigi Magrini, «Alex Cologno» Hagag e Alessandro «Shrek» Sticco, tutti membri della Sud. Lucci, di nuovo, sminuisce l'accaduto. Parlando con il «Barone», Giancarlo Capelli, ex leader della Sud, respinge le responsabilità: «Gianca abbiamo tre in galera e tre latitanti – spiega – a me fa molto ridere questa roba qua, perché sì, in qualsiasi parte della città uno straniero impazzisce, lancia le bottiglie contro la gente, prende un coltello in mano e minaccia le persone». Ancora più violenta la spedizione composta da tredici persone e risalente al 5 aprile. L'obiettivo? Gabriele L, prelevato dal bar Celestin, picchiato con calci, pugni e manganellate e denudato in pubblico. Il motivo del pestaggio? Mandare un messaggio al presunto spacciatore ed estorsore Federico T per una questione di debiti. Tra i partecipanti al raid, conclude Repubblica, Rosiello, Alex Cologno, Fabiano Capuzzo, Riccardo Bonissi e lo stesso «Shrek».

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