«Chi vince il titolo? Spero io, altrimenti lo auguro al Crus»
Domani pomeriggio a Cornaredo va in scena il big match tra Lugano e Basilea. Sì, il 2025 della Super League si apre con lo scontro tra le prime due forze della classifica. E magari si rivelerà essere la chiave di questa stagione. Abbiamo colto la ghiotta occasione per fare una bella chiacchierata con l’allenatore dei renani Fabio Celestini.
Mister Celestini, innanzitutto come sta?
«Molto bene grazie. Mi sono preso una bella pausa quest’inverno. Prima di tutto sono tornato in Italia a salutare la mia famiglia, in special modo i miei genitori e mia nonna. È importante per me ritagliarmi del tempo per tenere i contatti con le persone care che non fanno parte della mia quotidianità. In seguito ho optato per un’attività che non avevo mai fatto prima: visitare dei mercatini di Natale in Germania, Austria e Repubblica Ceca. Ho poi chiuso con una settimana all’insegna del relax in Spagna».
E ora si ricomincia. Una ripresa coi fiocchi, dato che il primo match del 2025 vede opporsi il Lugano di Croci-Torti e il suo Basilea, rispettivamente la prima e la seconda forza del campionato. Sarà la partita chiave della stagione?
«Per noi sicuramente. A livello mentale sarà una prova molto importante. Non dimentichiamoci che alla fine della scorsa stagione siamo andati vicinissimi alla retrocessione in Challenge League. E invece ora siamo qui, ad aprire il nuovo anno con un match di questa portata. In caso di vittoria balzeremmo in cima alla classifica in solitaria. Ecco perché psicologicamente sarà una partita chiave. Non dovessimo conquistare i tre punti continueremo comunque a lavorare come fatto finora, perché il nostro obiettivo rimane quello di chiudere tra le prime sei. È però innegabile che questo incontro, se letto bene, potrebbe darci un’iniezione incredibile di fiducia nei nostri mezzi e in noi stessi».
Nell’arco di tutto il 2024, tuttavia, il Basilea non è mai riuscito a battere il Lugano. Che opinione si è fatto della squadra bianconera?
«Per me è la migliore compagine di tutto il campionato. Non solo in termini di classifica, ma anche per l’attitudine con cui scende in campo. Ha una filosofia di gioco chiara e a livello mentale è altamente al di sopra di tutti i suoi avversari. Il club è inoltre ancora in corsa in Coppa Svizzera e pure in Europa. E nonostante tutto questo capeggia in Super League».
Onestamente, le avessero chiesto di fare un pronostico a inizio stagione, avrebbe immaginato Lugano e Basilea a guardare tutti dall’alto a questo punto dell’anno?
«Sul Lugano non avrei avuto grandi dubbi. I bianconeri arrivano da tre finali di Coppa di fila e da altrettante stagioni una più interessante dell’altra. Avrei avuto invece più perplessità nel predire il nostro andamento. E infatti non mi aspettavo tutte le scintille che abbiamo fatto negli scorsi mesi. Arrivavamo da un’annata veramente complicata. E riuscire a inserire tutti i nuovi innesti ha sicuramente reso tutto più difficile. Ciononostante abbiamo approcciato comunque la nuova stagione all’insegna della continuità».
Un pronostico può invece farlo ora. Chi vince questo campionato? Croci-Torti o Celestini?
«Difficile da dire, ci separano veramente pochi punti. Ma se proprio devo scegliere spero sia io (sorride, ndr). Qualora non dovesse andare così, mi auguro davvero lo possa vincere il Crus. Prima di tutto per premiare le scelte importanti della società. Penso al rinnovo dello stesso Croci-Torti e a quello di Mattia Bottani. E in secondo luogo perché il calcio dei bianconeri a me piace molto. Non hanno paura di prendersi dei rischi. Con la loro filosofia di gioco possono fungere da esempio per altri club».
Restiamo un attimo sul tecnico del Lugano. Pochi giorni fa ha appunto annunciato il rinnovo fino al 2028. Un lasso di tempo molto lungo. A suo modo di vedere, è possibile un ciclo vincente così duraturo alle nostre latitudini?
«Sarà difficile. Spero però che la società starà accanto a Croci-Torti anche nei momenti più complicati, mostrando di continuare a credere nel suo lavoro nonostante tutto. Questo perché anche cicli apparentemente zoppicanti possono concludersi nel migliore dei modi, ma bisogna che tutti credano nel progetto fino alla fine. È chiaro che al momento il rinnovo era immaginabile e strameritato, considerate le recenti ottime prestazioni e il primo posto in campionato. Ma lo ribadisco, mi auguro che il club abbia la tranquillità necessaria per continuare sulla strada imboccata anche qualora la situazione diventasse meno rosea».
Spostiamo la stessa domanda su di lei. Le piacerebbe aprire un ciclo simile a Basilea? Parliamo di oltre il 2026, l’anno previsto per la fine del suo contratto.
«Certo. La realtà qui è incredibile, sembra di essere in Bundeslinga. Sarebbe fantastico poter aprire un ciclo vincente, valorizzando e integrando sempre più giovani con cui poter costruire qualcosa di grande. Ma nel calcio le cose possono cambiare rapidamente».
Ha citato la piazza renana, che è sempre molto esigente. Ma sono più severi i tifosi verso il club o lo è di più Fabio Celestini nei confronti del suo lavoro?
«I nostri sostenitori sono incredibili, rispettosi e tranquilli. Chiaramente non sono contenti se perdiamo, ma lo accettano. Non perdonano invece una partita dove non si dà tutto per la maglia. Questo per loro è inammissibile. Dunque penso che sono decisamente più esigente io con me stesso (ride, ndr)».
Negli ultimi anni il Basilea è stato protagonista di tante operazioni di mercato di successo e di clamorose plusvalenze. In una società del genere l’allenatore ha margine di manovra in chiave di mercato?
«Per me è importante poter definire il profilo di un giocatore in base alle necessità della squadra. E in questo senso certo che ho margine di manovra. Un nuovo innesto deve poter entrare al meglio nell’organico, altrimenti sarebbe controproducente per la società stessa. Dopo di che, i soldi non li metto io, dunque non mi spetta la decisione finale».
Torniamo alla partita di domani a Cornaredo. Un match che metterà di fronte Steffen a Shaqiri. Sfide come questa possono fungere da pungoli per campioni del loro calibro?
«Sì e no. Xherdan, parlo per lui ma immagino valga lo stesso per Renato, mi ha infatti stupito sin da subito per la grinta e la carica che mette in campo. E questo sempre, sia che debba giocare contro la capolista o svolgere un allenamento. Un match dal calibro di quello di domani - tra l’altro di fronte al neo eletto miglior giocatore della Super League - può dare una spinta in più. Ma parliamo di poca roba. Sono giocatori che danno sempre il massimo, perché molto esigenti con loro stessi».
Le mancheranno le prodezze del fantasista in Nazionale?
«Quando vedo davanti ai miei occhi di che cosa è capace mi verrebbe da dire di sì (sorride, ndr). D’altro canto è comprensibile che a una certa età si voglia frenare un po’, scegliendo di viaggiare e di giocare meno per risparmiare energie preziose. Avrà sicuramente ponderato bene la sua scelta, decidendo di tornare nella sua squadra del cuore dove, e di questo sono certo, vuole fare molto bene».
In chiusura una curiosità. È più semplice lavorare con David Degen o Angelo Renzetti?
«(Ride di gusto, ndr). Questa è proprio una bella domanda. Premessa: non mi piace fare paragoni. Posso però dire che avere a che fare con Angelo è stato facilissimo. In poco più di un anno, ogni pasto insieme è stato un momento di grande tranquillità e scambi di idee in armonia. Persino quando mi ha esonerato - anche se secondo me aveva torto perché avrebbe dovuto lasciarmi lavorare - lo ha fatto piangendo. Con lui non è mai volata una parola sopra le righe. David invece ha uno stile molto differente. Anche lui però è molto discreto, lo vedo poco».