Calcio

Chicago, è l’ora di rialzarsi

I Fire di Joe Mansueto hanno mancato i playoff per la settima stagione di fila – L’ex ct degli USA Gregg Berhalter arriva come allenatore e ds – Vincent Cavin è stato suo assistente fino a poche settimane fa
Joe Mansueto, che ha acquistato il Lugano nell’estate del 2021, è anche proprietario dei Chicago Fire dal 2019. ©CdT/Gabriele Putzu
Giacomo Notari
12.10.2024 06:00

«Fa un po’ strano avere del tempo libero in questo periodo dell’anno». Raggiungere Vincent Cavin al telefono nel bel mezzo del raduno delle nazionali è in effetti un lusso al quale non si era abituati. L’esperienza oltreoceano come assistente allenatore degli USA si è chiusa prematuramente per il vodese, che dopo quasi dieci anni ad accompagnare prima Ottmar Hitzfeld, poi Vladimir Petkovic ed infine Murat Yakin aveva sposato un nuovo progetto alla fine dello scorso anno: «Le cose sono andate diversamente da come ce le saremmo aspettate, ma si sa che nel calcio bisogna essere preparati a tutti gli scenari», - ha spiegato l’ex responsabile del Team Ticino -. «Pensavamo di guidare la squadra fino ai Mondiali del 2026 che si disputeranno in casa, ma i risultati ottenuti alla Copa America (USA eliminati ai gironi, ndr) hanno fatto sì che la pressione aumentasse e la federazione decidesse di cambiare rotta. È comunque stata un’esperienza eccezionale. Ho scoperto un mondo nuovo e sono uscito dalla mia zona di comfort. È stato bello confrontarsi con qualcosa di diverso».

Un manager all’inglese

In seno alla nazionale a stelle e strisce Vincent Cavin è stato l’assistente di Gregg Berhalter. Dopo il licenziamento da parte della federazione statunitense, il 51.enne è stato chiamato in causa, guarda a caso, dai Chicago Fire, società detenuta da Joe Mansueto, proprietario anche dell’FC Lugano dall’estate del 2021. Berhalter occuperà i ruoli sia di allenatore della prima squadra che di direttore delle operazioni sportive (ruolo fin qui occupato da Georg Heitz, che rimarrà dal canto suo nel CdA del Lugano). «Non mi sorprende, perché Gregg non è soltanto un allenatore, ma ha proprio il profilo del manager all’inglese», - spiega Cavin -. «Era veramente a capo di tutto il progetto delle squadre nazionali quando abbiamo collaborato insieme. C’era un direttore sportivo, ma era Gregg ad avere la gestione globale del progetto. È una persona molto competente che cerca sempre di imparare nuove cose, e che coinvolge molto i suoi collaboratori, dandogli tante responsabilità». La missione che attende Gregg Berhalter con i Chicago Fire sarà parecchio tosta. La franchigia dell’Illinois, strettamente legata al Lugano da ormai più di tre anni, sta infatti accumulando le delusioni, e per la settima volta consecutiva non parteciperà ai playoff. La stagione che è ormai ai titoli di coda è in questo senso stata particolarmente deludente, con una media inferiore ad un punto a partita. In Ticino, visti gli ottimi risultati ottenuti dalla squadra di Mattia Croci-Torti, è lecito chiedersi come potrebbero cambiare le dinamiche se il fratello maggiore oltreoceano riuscisse a imitare i bianconeri sul piano sportivo. «Sono dell’idea che queste collaborazioni fra club siano comunque positive, perché permettono di avere una stabilità finanziaria che nel calcio svizzero non è scontata», - osserva Vincent Cavin -. «Per quanto riguarda la situazione sportiva dei Chicago Fire non posso dire un granché, anche perché dall’esterno è complicato, e quando ero negli Stati Uniti avevamo già abbastanza lavoro (ride, ndr). Sono comunque convinto che Gregg possa essere la persona giusta per aiutare questo club. Il potenziale a Chicago non manca e il progetto è ambizioso».

Ultimi anni disastrosi

E a proposito del potenziale non sfruttato dalla franchigia che ha come «farm team» il Lugano. Federico Montalenti, esperto di calcio americano e collaboratore per il portale MLS Soccer Italia, sottolinea la dimensione dei Fire: «Chicago è una piazza importante, che spende e che ha voglia di spendere. Il potenziale è sicuramente grande, però in questi ultimi anni la situazione è stata disastrosa. È sempre mancata una persona che desse il giusto contributo per creare un sistema vincente. Inoltre, il sistema di gioco non è adatto ai giocatori a disposizione». In questo senso, l’uomo capace di portare gli Stati Uniti agli ottavi di finale di un Mondiale, due anni fa in Qatar, può essere la scelta giusta? «Secondo me sì, perché è qualcuno che sa convincere la gente a giocare per lui», - spiega Federico Montalenti -. «Conosce perfettamente la MLS, lavora bene coi giovani e a Chicago ce ne sono parecchi. Inoltre, il fatto che abbia firmato anche come direttore sportivo sottintende che si tratta di un progetto a lungo termine».

Il proprietario Joe Mansueto ha dal canto suo definito l’ex commissario tecnico degli USA come una scelta «ideale per fare andare avanti il club». E se ci dovesse contribuire pure, come fu il caso sulla panchina degli USA, Vincent Cavin? «Ci siamo trovati bene insieme, e la nostra collaborazione è sicuramente stata positiva», sorride il vodese con casa in Ticino da oltre vent’anni. «Se mi dovesse capitare di lavorare nuovamente insieme a Gregg, sarebbe un piacere farlo. Vedremo se si apre un’opportunità». Che portare un po’ più di Ticino a Chicago aiuti i Fire ad avere maggior successo?