Lo storico presidente

Corrado Ferlaino: «Con Diego ballammo tutta la notte davanti a Castel dell’Ovo»

L’ex patron del Napoli ricorda il suo campione: «Era un genio e non poteva rimanere imprigionato a lungo, ma quando il Marsiglia me lo chiese io non me la sentii di lasciarlo andare»
Ferlaino e Maradona in una foto dell’epoca. © Wikipedia
Marcello Pelizzari
25.11.2020 20:27

Corrado Ferlaino, 89 anni, è stato presidente del Napoli a più riprese. Assieme a Diego Armando Maradona vinse gli unici due scudetti dei partenopei. Logica e comprensibile la sua emozione quando lo raggiungiamo al telefono: «Sono e siamo tutti dispiaciuti» dice. «Questa è stata un’annata nera, non c’è che dire. Prima la pandemia, ora Diego che per noi napoletani era tutto. Ci ricorderemo di questa giornata. E non ci abitueremo mai al fatto che Maradona purtroppo non c’è più».

Argentino di nascita, napoletano d’adozione. «Ma non fui certo io a trasformarlo in un figlio della città» prosegue Ferlaino. «Si trasformò da solo in napoletano. Con lui vincemmo due scudetti, ma se proprio devo scegliere dico che il secondo fu incredibile e bellissimo. Organizzammo una festa in barca, davanti a Castel dell’Ovo. C’erano le famiglie dei giocatori, i dirigenti, fu magnifico. Ballammo tutta la notte e questo è in assoluto il ricordo più bello dell’epoca. Diego era sorriso, voglia di vivere. Senza di lui non avremmo mai vinto quello che abbiamo vinto. Non tanto o non solo per il talento che dispensava in campo, ma per la sicurezza che dava ai compagni e all’ambiente. Non faccio paragoni, ma per me era il più grande di tutti. Ed era un nostro giocatore».

Eppure, il rapporto fra Ferlaino e Maradona non fu sempre idilliaco. Ci fu anche uno strappo. «Come tutti i geni, non possono stare prigionieri a lungo. Diego sapeva che il Marsiglia lo voleva. Il presidente Tapie mi mandò un assegno in bianco dicendomi: metti tu la cifra. Ma io lo strappai, onestamente non potevo lasciarlo andare. Fu una decisione saggia, perché ci dimenticammo presto di quello screzio e vincemmo il secondo scudetto».

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