I precedenti

Da Marc-Vivien Foé al miracolo Fabrice Muamba

I casi di arresto cardiaco di giocatori durante un incontro non sono molti, ma sono comunque parecchi: ecco chi ce l’ha fatta e chi no.
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Flavio Viglezio
13.06.2021 19:23

Chi non ce l’ha fatta

Uno dei primi casi drammatici nella storia del calcio è quello di Renato Curi, a cui è intitolato lo stadio di Perugia. Durante la partita contro la Juventus il calciatore crolla a terra dopo uno scatto. Curi morirà in ospedale il 30 ottobre 1977 per un’anomalia coronarica nota ai medici in quanto già individuata nel corso degli esami effettuati nel corso della carriera. Difficile dimenticare la morte di Marc-Vivien Foé, centrocampista di 28 anni . Durante la partita di Confederations Cup contro la Colombia, nel 2003, il calciatore del Camerun si accascia al suolo. Per lui non ci sarà nulla da fare. Sarà l’autopsia a rivelare le cause del decesso: cardiomiopatia ipertrofica. Siamo nel 2004. Il 25.enne centrocampista ungherese del Benfica cade a terra dopo aver ricevuto un cartellino giallo. I medici intervengono e iniziano un massaggio cardiaco. L’ambulanza arriverà dopo 14 lunghissimi minuti. Il decesso sarà dichiarato la sera. La causa è la fibrillazione ventricolare causata da cardiomiopatia ipertrofica. Quello di Antonio Puerta è un caso ancora fresco nella memoria di tutti. Siamo nell’agosto del 20017. Il calciatore, appena 22.enne, perde conoscenza in campo durante la partita tra Siviglia e Getafe. Viene soccorso dai medici e trasportato in ospedale, dove morirà tre giorni dopo. L’autopsia parla di displasia ventricolare destra. Indimenticabile il caso di Piermario Morosini, centrocampista del Livorno. Il 14 aprile 2012 il giocatore viene colto da un malore durante la partita contro il Pescara. Viene soccorso e trasportato in ospedale, dove morirà. Il giocatore soffriva di cardiomiopatia aritmogena. Non siamo di fronte ad un caso di morte in campo ma siamo di fronte ad una tragedia che ha scosso il mondo dello sport. Davide Astori, capitano della Fiorentina, viene trovato morto la mattina del 4 marzo 2018. Era nella sua camera di albergo. Era in trasferta con la squadra, che avrebbe dovuto affrontare l’Udinese. L’autopsia evidenzia le cause della morte: fibrillazione ventricolare.

Non solo esiti drammatici

Non tutte le storie però hanno un finale drammatico. Lo sa bene fortunatamente Eriksen così come lo sa bene Fabrice Muamba, calciatore del Bolton colto da un infarto durante una partita contro il Tottenham. Il giocatore di appena 23 anni è rimasto senza conoscenza per ben 78 minuti. Un’eternità. Dopo 78 minuti il calciatore ha ripreso conoscenza.

Lionello Manfredonia si accasciò sul campo al 5’ di Bologna-Roma il 30 dicembre 1989. Uno dei primi a soccorrerlo fu l’ex compagno di squadra dei tempi della Lazio, Bruno Giordano. L’intervento del massaggiatore della Roma fu decisivo. Il giocatore però non riprese conoscenza immediatamente e andò in coma. Dopo 48 ore, Manfredonia si risvegliò dal coma. Voleva tornare in campo, ma l’Istituto di Scienza dello Sport non gli diede l’idoneità e nella primavera del 1990 la carriera di Lionello, all’epoca trentatreenne, si concluse.

Anche Giancarlo Antognoni rischiò la vita in uno scontro di gioco con il portiere Silvano Martina, il 22 novembre 1981, nella partita Fiorentina-Genoa. Antognoni fu colpito involontariamente da una ginocchiata, riportando una frattura al volto e una temporanea interruzione del battito cardiaco. Gli fu praticata la respirazione bocca a bocca, riattivandolo. Un intervento chirurgico perfettamente riuscito permise al campione della Fiorentina di riprendersi e tornare a giocare.

Infine, tra i sopravvissuti c’è anche David Ginola, ex calciatore francese di PSG, Newcastle e Aston Villa, negli anni ’80. Nel maggio 2016, fu colpito da arresto cardiaco in una gara di beneficenza di vecchie glorie. Il cuore si fermò per otto minuti. Si salvò grazie all’intervento di un amico che gli praticò la respirazione bocca a bocca e riattivò il battito cardiaco.