La giornata

Dagli errori si impara

Il Lugano si è rallegrato che l'arbitro Lukas Fähndrich rientra nella categoria di chi non persevera
Nicola Martinetti
29.01.2024 06:00

Si dice che dagli errori si impara. Oddio, in realtà di modi di dire legati agli sbagli ve ne sono parecchi. E chi tende a perseverare nel commetterli, per citarne un altro, è per definizione diabolico. Il Lugano, a San Gallo, si è rallegrato nel constatare che Lukas Fähndrich non rientra in questa categoria. Il fischietto elvetico, ve lo ricorderete, ha diretto più volte incontri che - con i bianconeri coinvolti - sono finiti al centro delle polemiche per presunte sviste arbitrali. Uno su tutti, anche perché fra i più recenti, è rimasto impresso nella memoria dell’ambiente sottocenerino: la finalissima di Coppa Svizzera dello scorso anno tra l’YB e la squadra di Mattia Croci-Torti. Anche in quell’occasione, era il 4 giugno, un giocatore avversario aveva colpito in «zona parastinchi» un bianconero. Nello specifico, il terzino giallonero Lewin Blum, che aveva seriamente messo a rischio il match di Milton Valenzuela attorno alla mezz’ora. Fähndrich, in quel frangente non richiamato dal VAR, aveva infine elargito solo un giallo al bernese. Ma qualche giorno più tardi, in alcune dichiarazioni rilasciate al nostro giornale, aveva ammesso che se avesse estratto il rosso, da Volketswil non lo avrebbero corretto.

Chissà se a San Gallo davanti al monitor, in una piega del suo cervello, il direttore di gara rossocrociato sia per un attimo ritornato sull’episodio osservando il piede di Görtler colpire la gamba di Sabbatini. Questa parte del ragionamento, ne siamo certi, rimarrà per sempre un’informazione riservata a Fähndrich e Fähndrich soltanto. Tutti gli altri dovranno accontentarsi di constatare come al contrario di quanto avvenuto al Wandkorf, questa volta la decisione presa sia stata diversa. O meglio, corretta. E questo, al netto dei sentimenti che si nutrono nei confronti di una regola che non fa l’unanimità, va apprezzato a prescindere. Perché sì, significa riconoscere che qualcuno ha imparato dai propri errori. E non è poco.