Il caso

Diarra ha ragione, «le norme FIFA sono contrarie alla libera circolazione»

La Corte di giustizia dell'UE si è espressa su richiesta della Corte d'Appello di Mons, alla quale l'ex giocatore aveva fatto ricorso: il mercato dei trasferimenti, ora, verrà rivoluzionato?
©JULIEN WARNAND
Red. Online
04.10.2024 19:30

Sì, le norme della FIFA – il governo del calcio mondiale – sui trasferimenti dei calciatori tra club sono «contrarie al diritto dell'Unione Europea e potrebbero ostacolare la libera circolazione». Lo ha stabilito, oggi, la Corte di giustizia della stessa UE, che ha preso in esame il ricorso dell'ex nazionale francese Lassana Diarra contro il divieto di trasferimento allo Charleroi dopo l'interruzione del suo contratto con la Lokomotiv Mosca. La sentenza della Corte UE, potenzialmente e nonostante la questione, ora, tornerà ai tribunali belgi che si erano chinati sulla vicenda, è in grado di rivoluzionare le regole del calcio mercato.

Oggetto della sentenza, appunto, le norme FIFA che regolano i casi in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia rescisso il contratto senza «giusta causa». «Tali norme ostacolano la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderino sviluppare la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato UE» ha spiegato la Corte. Le norme oggetto della sentenza sono contenute nel «Regolamento sullo status e sul trasferimento dei calciatori» della FIFA. Queste regole, applicate sia dalla FIFA sia dalle associazioni calcistiche nazionali affiliate, si applicano a tutti i giocatori nei casi in cui una società ritenga che uno dei suoi giocatori abbia rescisso il contratto di lavoro senza «giusta causa» prima del termine normale del contratto. In tal caso, il giocatore e qualsiasi club che intende assumerlo sono responsabili in solido per un indennizzo dovuto al club precedente. Inoltre, la nuova società può essere soggetta, in determinate situazioni, a una sanzione sportiva che consiste nel divieto di tesserare nuovi giocatori per un determinato periodo. Infine, l'associazione nazionale a cui appartiene l'ex club del giocatore deve rifiutare di rilasciare un Certificato di Trasferimento Internazionale all'associazione in cui è iscritta la nuova società, finché è in corso una controversia tra l'ex club e il giocatore in merito alla risoluzione del contratto.

La Corte UE era stata chiamata in causa dalla Corte d'Appello di Mons, alla quale Diarra aveva fatto ricorso. Secondo il Tribunale europeo tali norme violano la legislazione comunitaria sulla concorrenza e la libertà di movimento. «In primo luogo, le norme in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che intendono sviluppare la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato membro UE» spiega la Corte. In secondo luogo, per quanto riguarda il diritto della concorrenza, la Corte ritiene che «le norme in questione abbiano comportino la restrizione, se non addirittura l'impedimento, della concorrenza transfrontaliera che potrebbe essere esercitata da tutti i club stabiliti nell'Unione Europea».  

«Una vittoria totale» ha commentato, a caldo, Jean Louis Dupont, avvocato belga già protagonista della sentenza Bosman e ora legale di Lassana Diarra. «In un certo senso – aveva detto prima della pubblicazione della sentenza – si tratta di un caso Bosman 2.0», in grado di «porre fine» all'attuale sistema di trasferimenti. La sentenza Bosman, nel 1995, pose fine a qualsiasi tetto all'ingaggio di calciatori comunitari da parte di club dell'Unione Europea e permise a qualsiasi giocatore di lasciare senza indennizzo alcuno il proprio club alla scadenza naturale del contratto. «Una sentenza che cambierà l'orizzonte del calcio mondiale» ha invece commentato la FIFPRO, il sindacato mondiale dei calciatori. «La Corte europea – è la nota su X del sindacato – ha stabilito che una parte centrale del sistema di trasferimento della FIFA, in vigore dal 2001, costituisce una limitazione alla concorrenza e una violazione del libero movimento dei lavoratori. A nome dei calciatori professionisti di tutto il mondo, la FIFPRO accoglie favorevolmente questo esito». E ancora: «La Corte – prosegue il sindacato mondiale – ha appena emanato una importante norma sul mercato del lavoro del calcio internazionale, e più in generale dello sport, che cambierà il panorama del calcio professionistico».