Euro 2024

Dietro lo scoglio chiamato Scozia ci sono gli ottavi

A Colonia la Svizzera può assicurarsi il passaggio del turno - Akanji e Yakin restano prudenti
Manuel Akanji a colloquio con il tecnico Murat Yakin. ©Keystone/Peter Klaunzer
Massimo Solari
18.06.2024 20:30

Colonia e altre città hanno annullato ogni evento destinato ai tifosi. Gli acquazzoni che si sono abbattuti sull’ovest della Germania, hanno suggerito prudenza. Un tempo da lupi, insomma. Un tempo che, va da sé, non ha intaccato l’umore e l’ardore dei sessantamila scozzesi giunti sulle rive del Reno. Banalmente, si sono sentiti ancor di più a casa. Domani, comunque, torna il sereno. Una condizione che al contrario si sposa alla perfezione con lo stato d’animo della Svizzera. Sì, al match contro i britannici i rossocrociati si presentano con la fiducia dei giorni migliori. Euro 2024 è iniziato bene, fornendo risposte all’interno del gruppo ed entusiasmando l’ambiente attorno alla Nazionale. Di più: la sfida con la Scozia può già significare ottavi di finale. E può pure valere la storia. Mai, nella sua storia, la selezione elvetica è infatti stata in grado di lanciare un grande torneo con sei punti. L’occasione, dunque, è ghiotta.

«Sorprese? No, è studio»

Murat Yakin però non si fida. Sorride, talvolta alza il sopracciglio, litiga come sempre con le cuffiette che traducono le domande dei giornalisti. E inquadra così la seconda curva del torneo continentale: «La Scozia è un avversario tenace. Lotterà, e parecchio. A questo giro, inoltre, dovrà mostrare una reazione dopo il deludente debutto con la Germania». La formazione di Steve Clarke, con ogni probabilità, avrà altresì studiato meglio il proprio rivale rispetto a qualche giorno fa. La vigilia della sfida, al proposito, è stata segnata da un piccolo giallo. Un drone misterioso ha sorvolato l’ultimo allenamento dei rossocrociati, a Stoccarda. O meglio, la prima parte della seduta. Gli addetti alla sicurezza che accompagnano la delegazione svizzera sono subito stati allertati, mentre il dispositivo ha fatto perdere le sue tracce. No, la perlustrazione della zona non ha avuto esito positivo. Ma, trattandosi per l’appunto della parte iniziale dell’allenamento, nessuna situazione sensibile dovrebbe essere stata ripresa. Oddio, sempre che Yakin abbia in serbo altri colpi di scena. «Voi parlate di sorprese. Io la definisco una preparazione seria della partita, con uno studio approfondito dell’avversario. I due test con Estonia e Austria hanno inoltre portato alla luce alcuni aspetti da correggere. Credo che lo abbiamo fatto in modo felice, cambiando un paio di pedine e mettendo a punto alcuni movimenti particolari. Funzionerà di nuovo? Lo scopriremo presto».

«Non faremo come con Kroos»

Seduto di fianco al tecnico, Manuel Akanji annuisce. «Parlare di scelte a sorpresa non sarebbe corretto. Abbiamo perfezionato il sistema per più giorni e i giocatori pensati per infastidire l’Ungheria si sono dimostrati pronti». Il difensore del Manchester City ha guidato con autorità e pulizia la difesa rossocrociata. E il suo fisico statuario, che ricorda una scogliera dell’isola di Skye, rassicura in vista di una partita che si prospetta maschia. «La Scozia - conferma il nostro centrale - sa essere decisamente migliore di quella osservata con la Germania. L’ottimo percorso nelle qualificazioni non è stato frutto del caso. Perciò dovremo essere concentrati dal primo minuto».

Poco dopo, seduto al stesso posto, l’esperto capitano degli scozzesi Andrew Robertson sembra completare il concetto. «Sappiamo che cosa dobbiamo fare. Lo abbiamo mostrato lungo il cammino che ci ha portati in Germania. Purtroppo non possiamo cambiare il passato e il deludente esordio con i padroni di casa. Ma il bello di questi tornei è che dietro l’angolo c’è subito un’opportunità per rifarsi. Lo vogliamo fermamente, perché quanto accaduto a Monaco non deve ripetersi. E poi lo dobbiamo ai nostri, fantastici tifosi. Intendiamo ricordare loro che siamo la nazionale in cui credono». E per riuscirci, aggiunge il selezionatore Clarke, andranno aggiustate diverse cose. «Venerdì non abbiamo saputo controllare Toni Kroos, il faro della Germania. Ebbene, con Granit Xhaka la musica dovrà essere un’altra. Se dobbiamo attenderci altre mosse speciali da Yakin? Ce lo diranno i primi minuti. Ritengo comunque che la Svizzera, contro l’Ungheria, non abbia rivoluzionato la sua idea di gioco. Il ct elvetico ha optato per un paio di trucchetti». Alle 21 sapremo quanto è profondo il cilindro del nostro allenatore.

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