Verso i quarti di finale

Düsseldorf, crocevia di calciatori e destini

Nella città che ospiterà Svizzera-Inghilterra vive Granit Xhaka e si sono consumati i colloqui distensivi con Murat Yakin – Molte star la preferiscono alla regione della Ruhr, terra di carbone e tifosi
©engel.ac
Massimo Solari
02.07.2024 06:00

Dunque è così. Tutte le strade portano a Düsseldorf. A questa città è legato il destino della Nazionale. Qui, sabato prossimo, i rossocrociati cercheranno di dare forma e sostanza alla gloria sportiva, nei quarti di finale di Euro 2024 contro l’Inghilterra. Sempre qui, ma la scorsa primavera, erano invece state gettate le basi per la rinascita. Sia il ct Murat Yakin, sia Granit Xhaka hanno menzionato a più riprese gli incontri avuti nella capitale del Nordreno-Westfalia. Il capitano lo ha fatto pure domenica, 24 ore dopo la travolgente eliminazione dell’Italia. Düsseldorf è un luogo speciale, insomma. Un crocevia decisivo, a tutti gli effetti e per diversi giocatori elvetici. Già, perché in molti abitano o hanno abitato proprio nella sede del prossimo match da dentro o fuori. Alla Merkur-Spiel Arena, dunque, la Svizzera giocherà per certi versi in casa. E ciò nonostante i tifosi inglesi saranno in maggioranza.

Moda, cucina e affari

A Düsseldorf, suggerivamo, vive il nostro leader. In passato ad apprezzarne bellezza e discrezione era per contro stato Yann Sommer. Ma nei dintorni risiede pure Nico Elvedi. E probabilmente dimentichiamo qualcuno. La città d’altronde lambisce l’epicentro del calcio tedesco. Il suo polmone. Nel raggio di pochi chilometri, e con la regione della Ruhr quale culla principale, evolvono Bayer Leverkusen, Borussia Dortmund, Borussia Mönchegladbach, Schalke 04 e Bochum. Eppure le rispettive località non posso competere con il fascino di Düsseldorf, metropoli elegante e moderna che strizza l’occhio alla moda, allo shopping di lusso e alla buona cucina. Mogli e compagne, tradotto, mirano decise in quella direzione quando si stratta di scegliere il nido d’amore della propria famiglia.

Nella zona, leggiamo, non pochi calciatori tentano di concludere affari immobiliari. E poi c’è l’immancabile parrucchiere di fiducia, che nel caso dei nostri campioni e di altre stelle del pallone conduce a Pempelfort, quartiere all’avanguardia di Düsseldorf. L’account Instagram del salone Dashi Krasnici - questo il nome del fidato frisör - ha ospitato l’ultimo taglio di Xhaka il 9 maggio scorso. E chissà se ci scapperà una sistematina a ridosso del quarto di finale con l’Inghilterra.

Quella clausola anti-trasloco

Che l’area registri il rapporto più alto di calciatori ogni 100 mila abitanti nel Paese è insomma appurato. «Raùl? Beh, certo che viveva lì» rammenta Mario Gavranovic, nella stagione 2010-11 compagno allo Schalke 04 di uno degli attaccanti spagnoli più forti della storia. «Io ero giovane e abitavo nei pressi dello stadio. Ma a mia volta, appena ne avevo l’occasione facevo un salto a Düsseldorf. Gelsenkirchen ha davvero poco da offrire». No, accettare di rimanere all’ombra della capitale del Länder non deve essere per forza semplice. E ciò malgrado i club di riferimento si facciano chiaramente preferire al Fortuna Düsseldorf sul piano sportivo. Per dire: proprio i dirigenti dello Schalke, al termine della deludente Bundesliga 2014-15, imposero una clausola ai nuovi acquisti. Per contratto non sarebbe stato concesso loro di risiedere a più di 30 chilometri in linea d’aria dalla sede del club. Addio bella vita a Düsseldorf, quindi. E questo per spingere i giocatori a identificarsi nella regione. Stesso discorso e stessa motivazione per i tesserati del Borussia Dortmund, a cui viene richiesto di prendere casa in un raggio di 20 km dal Signal Iduna Park.

La miniera d’Europa

Identificarsi nella Ruhr può essere allo stesso tempo semplice e complicato. Attorno a Essen, oggi snodo principale di migliaia di tifosi giunti per seguire le numerose partite assegnate alla zona, ci si aggrappa a due cose. Al carbone e al pallone. Ci troviamo nella miniera d’Europa, cresciuta in modo vertiginoso grazie all’industria siderurgica e a una classe operaia che ha fatto leva sull’immigrazione dei lavoratori italiani, turchi, polacchi prima che sull’avvento dei calciatori stranieri. L’aridità della zona in termini di svaghi e la concentrazione di così tante società si è però tradotta in una miscela esplosiva. Passione e derby si sprecano.

«Il cuore del calcio tedesco batte nella regione della Ruhr» affermò non a caso Franz Beckenbauer. Intervistato da L’Équipe, Ilker Gündogan - fratello del capitano della Germania Ilkay - ha al proposito posto l’accento sull’inscindibilità tra il luogo e il suo passato minerario. «Gli abitanti provano una nostalgia dolceamara di questo trascorso che ha costruito un’identità collettiva forte» ha spiegato, lui che è insegnante e ricercatore all’Università di Bochum.

Plasmati dal pallone

Per un anno, al fine di lanciare anche l’Europeo, il Ruhr Museum di Essen ha ospitato una mostra emblematica. «Mito e modernità», il nome dato all’esposizione fotografica allestita all’ex miniera di carbone Zollverein, oggi patrimonio UNESCO. In undici capitoli sono stati raccontati 100 anni di storia del calcio nella Ruhr e il modo in cui hanno plasmato l’atteggiamento verso la vita e lo sviluppo regionale in quasi tutti i settori. In totale sono state presentate al pubblico oltre 60 mila immagini capaci di unire pallone, territorio e società. «Questo dimostra che in nessun luogo il calcio è vissuto così intensamente come nella regione della Ruhr; è una parte dell’io delle persone» ha spiegato il direttore del museo Heinrich Theodor Grütter. Questa sensazione viscerale, tuttavia, non sempre riesce a essere tramandata dal tifoso locale all’idolo del suo club. Per molti calciatori e per la nazionale svizzera, infatti, tutte le strade portano a Düsseldorf.

In questo articolo: