FC Lugano

«È forse il momento più difficile, ma totale fiducia in Croci-Torti»

A margine del kappaò di Sion, il quinto consecutivo per il Lugano, ha voluto parlare anche il Chief Sports Officer Sebastian Pelzer
©CYRIL ZINGARO
Massimo Solari
09.03.2025 22:56

Il Lugano non meritava di perdere. Come a Berna con lo Young Boys o giovedì in Slovenia, al cospetto dello Celje. Il Lugano non doveva perdere. Come contro il piccolo Bienne oppure a fronte di uno Zurigo per mesi incapace di superare le migliori formazioni della Super League. E invece, a Sion, i bianconeri sono crollati. Ancora. Incomprensibilmente. Incredibilmente, anche, considerata la trama del match e la pochezza dell’avversario. Al Tourbillon è finita 2-1, sinonimo di quinta sconfitta consecutiva. E di una classifica vieppiù traballante. Già, perché nel giro di poche settimane la squadra di Mattia Croci-Torti è passata dall’essere capolista a un misero +3 sulla riga che separa le migliori dalle peggiori sei. Aiuto.

«Farci gol è troppo semplice»

«Purtroppo abbiamo dimostrato grande fragilità» osserva, sconsolato, il tecnico ticinese. «Ogni errore che commettiamo lo paghiamo a caro prezzo, nonostante una partita in totale controllo. In fase difensiva stanno venendo a mancare la solidità e la solidarietà. Farci gol è troppo semplice. Ma sono altresì preoccupato per la mancanza di concretezza sotto porta. Di nuovo, non segniamo su azione. Ed è emblematico». Nell’analisi del Crus c’è la storia del match spazzato via dal vento vallesano. Dall’ingenuità commessa da Papadopoulos dopo soli 3’ - e all’origine del primo vantaggio firmato da Kololli - al cortocircuito che ha causato il decisivo raddoppio di Diouf, nel cuore della ripresa. In mezzo il rigore trasformato da Grgic, grazie al quale gli ospiti avrebbero perlomeno dovuto limitare i danni, e le nitide chance fallite da Dos Santos e Cimignani. La zampata mancata da Koutsias pochi secondi dopo essere subentrato all’inadeguato Przybylko e il clamoroso palo colpito da Papadopoulos allo scadere hanno quindi reso il tutto più drammatico.

Da Silva e le coincidenze

Sportivamente parlando, d’altronde, il momento è delicatissimo. «Forse il più difficile» ammette Sebastian Pelzer, Chief Sports Officer del club. Per poi aggiungere: «In passato, però, abbiamo già dimostrato di disporre della forza necessaria per reagire alle avversità». Già, come? E per quale ragione queste avversità si stanno accanendo sui bianconeri? «La fortuna non è dalla nostra parte. E poi, li avete visti tutti, commettiamo degli errori banali che - insieme all’inefficienza in attacco - ci costano le partite. Perciò dobbiamo tornare a giocare in modo concentrato, semplice, come fatto molto bene per mesi». In frangenti come questi, va da sé, quasi tutto viene messo in discussione. Dalla gestione degli infortuni, tornati a essere eccessivi. All’affidabilità dei singoli. Sino, inevitabilmente, alla condizione tecnica. «Ho parlato a Mattia, come sempre per altro al termine di un match, cercando d’infondergli fiducia» replica al proposito Pelzer. «L’allenatore gode pienamente del mio supporto e di quello della società. E in questi momenti complicati è mio compito trasmettere chiaramente questo messaggio». Sulla coincidenza fra l’allontanamento di Carlos Da Silva e i cinque kappaò filati, il dirigente bianconero invece taglia corto: «Non vedo come una figura assente dal campo possa influenzare ciò che avviene sul campo. Sono questioni separate e, per quanto la piazza s’interroghi, non è nostra intenzione ritornare sul tema. Pure i giocatori devono focalizzarsi su quanto avviene sul rettangolo verde».

Il mercato e la «fatalità»

Le individualità, appunto. Diversi bianconeri, di nuovo, hanno confermato di vivere un momentaccio. Vuoi sul piano della forma, vuoi - come suggeriva Pelzer - in termini di lucidità. «Papadopoulos? Dopo il rosso rimediato in Slovenia non era probabilmente così sereno; purtroppo El Wafi - che doveva essere titolare al suo posto - si è infortunato alla vigilia della partita» rileva Croci-Torti. «Ha sbagliato, sì, come altri hanno sbagliato prima di lui. Guai dunque a puntare il dito contro uno o l’altro. Non dimentichiamo che lungo il girone d’andata Papadopoulos ci ha dato una grandissima mano». Diverso il discorso per la fase offensiva, dove l’assenza di alternative e qualità sono oramai palesi. E qui sul banco degli imputati c’è la società. «Abbiamo valutato se rafforzare la rosa, ma alla fine si è preferito non agire» spiega Pelzer: «Nessuno poteva prevedere che Aliseda, Mahou, Vladi e altri s’infortunassero. Certo, le defezioni che si stanno accumulando sono tante. Osservandone le cause nel dettaglio, tuttavia, si tratta pure di fatalità». Sarà. Anche se scomodare il fato, di fronte all’attuale crisi di risultati, è l’ultima cosa da fare.

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