Il caso

E se all'Inter venisse data la Champions League del 2023?

Un'ipotesi certo remota, ma il processo che affronterà il Manchester City a partire da lunedì è maledettamente serio: 115 i capi d'accusa che la Premier League rinfaccia al club dello sceicco Mansour
© DAVID CLIFF
Matteo Generali
13.09.2024 15:29

Manchester United, Chelsea, PSG, Arsenal e Manchester City. Sono queste le cinque squadre di calcio ad aver speso di più per i cartellini dei propri giocatori negli ultimi dieci anni. Un caso che quattro di queste siano inglesi? Assolutamente no: il mantra «la Premier League è il miglior campionato al mondo» oramai è un mantra tatuato nella nostra mente, al limite della noia. Complici, evidentemente, la passione e il clima che si respirano ogni domenica: stadi gremiti e un amore viscerale per il gioco. Per questi motivi, oltre a quello linguistico, gli introiti derivati dai diritti TV sono triplicati rispetto alla cara e vecchia Serie A italiana. Eppure, solamente in tre occasioni – negli ultimi dieci anni – una squadra di sua maestà ha vinto la Champions League. Insomma, tanti soldi non comportano (sempre) tante vittorie. Caso particolare il Manchester City: da quando ha smesso di spendere, sono iniziati anni di vittorie. Celebre il video di José Mourinho che, alla guida dello United, elenca una serie di acquisti, di «investment from the past», che hanno reso il City grande dopo anni di adattamento.

Proprio il City, lunedì, comincerà una delle partite più importanti della propria storia. Come la finale con il Chelsea, persa, o quella con l’Inter, vinta? Macché, lunedì il Manchester City sarà implicato in una situazione giudiziaria senza precedenti: sono 115 i capi d’accusa che la Premier imputa alla squadra del cuore degli Oasis. In soldoni, il pari ruolo inglese del tanto bistrattato fair play finanziario europeo potrebbe tarpare le ali a una società che parrebbe, altrimenti, imbattibile. I 115 capi d’accusa riguardano violazioni delle regole sui ricavi e sui pagamenti dei giocatori dal 2009 al 2018, ma anche la mancata collaborazione alle inchieste dal 2018 al 2023.

La Premier League ha avviato un’indagine sei anni fa, riguardante violazioni che risalgono alla stagione 2009-10, la seconda dall’arrivo della proprietà araba, fino ad arrivare, per talune accuse, alla stagione 2023. I Citizens rischiano sanzioni che vanno dalle multe all’espulsione dal campionato corrente, e potrebbero essere imposte anche penalizzazioni in classifica, tanto gravi da portare a una possibile retrocessione. Tuttavia, l’esito del processo e la gravità delle sanzioni sono imprevedibili, poiché non esistono precedenti di questo tipo e le accuse sono complesse e contestate. Il City, ovviamente, nega qualsiasi violazione.

Non è la prima volta

La Premier League, che organizza e gestisce il campionato inglese, come dicevamo poc’anzi, dal 2012 ha regole finanziarie simili al classico fair play finanziario della UEFA (Profit and Sustainability Rules, PSR): nel 2018 aprì un’inchiesta sul City in seguito ad alcune rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel, basate principalmente su documenti finanziari riservati consegnati da una fonte anonima, identificata poi nell’hacker portoghese Rui Pinto. Tutte quelle rivelazioni, quelle indagini e quelle inchieste sono note come «Football Leaks». In passato, nel 2020, il club era stato sospeso per due anni dalle competizioni UEFA per accuse simili, ma la sentenza era stata successivamente annullata dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.

Un impero calcistico

Dal 2008, il Manchester City è di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti e vice primo ministro dal 2004. Sebbene ufficialmente il club appartenga a un fondo privato, è di fatto collegato alla famiglia reale, a capo di un impero calcistico che controlla 13 squadre in tutto il mondo, tra cui un claudicante Palermo e uno strepitoso Girona nella passata stagione di Liga.

Mai è successo a squadre di tale blasone

Le dimensioni del caso e l’assenza di precedenti di questo livello rendono impossibile ipotizzare in cosa potrebbe consistere la punizione se il City fosse ritenuto colpevole. Nella scorsa stagione la Premier League aveva sanzionato l’Everton e il Nottingham Forest per violazioni delle regole finanziarie (su scala molto più ridotta), togliendo alle due squadre rispettivamente otto e quattro punti in classifica, mentre il Leicester City aveva vinto in appello un processo simile.

Indennizzi alle altre?

Un eventuale verdetto di colpevolezza potrebbe dare il via a nuovi processi in sede civile nei confronti del Manchester City, con richieste di indennizzi da parte degli altri club della Premier League che ritenessero di essere stati danneggiati nei loro obiettivi sportivi ed economici dalla eventuale «concorrenza sleale» del City. Per tacere dell'Inter, sconfitta nella finale di Champions League nel 2023.

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