Gli oscar del cdt

Ecco a voi la Hollywood del pallone

La cavalcata dell’YB campione, le esultanze di Xhaka e Shaqiri, Renzetti fumantinoI premi semiseri ai protagonisti del 2018: sul tappeto rosso Behrami e Marchesano
La galleria dei premiati, partendo dalla festa dello Young Boys e chiudendo con la «telenovela» fra Lugano e Team Ticino. (Foto Keystone/Maffi/Zocchetti)

La cavalcata dello Young Boys, il «Mondialaccio» della Nazionale, l’addio ai colori rossocrociati di Behrami, la rinascita di Petkovic. E ancora il solito Lugano, abbonato agli esoneri e alle discese in campo del presidente. Il 2018 pallonaro è stato un anno ricco di eventi. Passiamolo in rassegna con un po’ di sana ironia. Ecco a voi gli Oscar semiseri del Corriere del Ticino, che anticipano di qualche giorno quelli in onda su TeleTicino a San Silvestro.

Miglior film – Lo Young Boys, finalmente

La rivincita dell’eterno secondo. Dopo un’attesa infinita (32 anni) lo Young Boys rimette le mani sul titolo svizzero. A dirigere il lungometraggio un allenatore calmo e risoluto – Adi Hütter, emigrato poi a Francoforte – cui la proprietà mette a disposizione un cast stellare, fra giovani promesse (Mbabu, Sow, Fassnacht) e vecchi volponi (Hoarau). Oddio, forse la trama è un filo scontata: dopo poche scene infatti si intuisce già il finale. Il pubblico di fede giallonera in ogni caso gradisce. E non vede l’ora del sequel, che promette altrettanto bene.

Miglior film straniero – Lucien Favre

Straniero nel senso di Germania, dove Lucien Favre aveva già lavorato in passato. Ma questo artista è in tutto e per tutto svizzero. Di più, al Borussia Dortmund riesce a liberare ogni goccia del suo talento. Rimedia appena due sconfitte, di cui una in Bundesliga (stasera però c’è il big match contro il Mönchengladbach). Soprattutto, si prende la vetta della classifica alla faccia del Bayern Monaco. I tifosi impazziscono e gridano al capolavoro. In effetti, fra sprazzi di possesso palla e improvvise transizioni il Dortmund è di una bellezza assoluta.

Miglior sceneggiat(ur)a – Angelo Renzetti

La panchina per eccellenza – nel cinema – è quella di «Manhattan». Woody Allen e Diane Keaton ammirano New York aspettando l’alba. Angelo Renzetti invece raggiunge un’altra panca. Quella di Guillermo Abascal. È il 30 settembre, il Lugano affronta il Basilea e per lo spagnolo sarà l’ultima in qualità di allenatore bianconero. Il dialogo fra presidente e mister non è esattamente filosofico-esistenziale. «Basta con questi passaggi» urla il patron. Di lì a poco, come detto, sarà basta del tutto con l’ex Chiasso. Dentro Fabio Celestini. «Se metterò un cancello per impedire a Renzetti di scendere in campo? Farò in modo che gioco e risultati lo spingano a restare in tribuna» afferma sorridendo il nuovo allenatore.

Miglior regia – Gerardo Seoane

È al primo anno in Super League, ma sta bagnando il naso ai più anziani. Snoccioliamo qualche dato: 17 partite con il Lucerna, 18 con lo Young Boys, 83 punti totali raccolti (2,37 di media). Oltre ad una campagna dignitosa in Champions League con tanto di scalpo alla Juventus. «Gerry» si porta a casa la statuetta al primo colpo. A Hollywood è successo soltanto a sei registi: Delbert Mann, Jerome Robbins, Robert Redford, James L. Brooks, Kevin Costner e Sam Mendes.

Effetti speciali – Le aquile di Kaliningrad

Kaliningrad, Russia, 22 giugno. La Svizzera incrocia la Serbia. È la seconda partita del Mondiale, uno snodo fondamentale per le nostre ambizioni. Gli avversari partono a mille e passano in vantaggio. Ma la squadra di Vladimir Petkovic rialza la testa. Arriva il pareggio di Xhaka, poi il gol vittoria all’ultimo respiro firmato da Shaqiri. Entrambi esultano mimando l’aquila bicipite (si aggiungerà anche Lichtsteiner) sinonimo dell’Albania etnica (che comprende il Kosovo, terra d’origine dei due calciatori elvetici) e di riflesso chiaro affronto al popolo serbo. Si scatena un putiferio. Una parte del pubblico rossocrociato non gradisce: ma come, i nostri due supereroi per sconfiggere la Serbia devono indossare i costumi di un’altra nazione?

Miglior trucco – Vladimir Petkovic

La metamorfosi è impressionante. Dal «solito» allenatore che scompare nei momenti clou (e ad eliminazione avvenuta, visto che non si presenta in conferenza stampa all’indomani di Svezia-Svizzera) ad un commissario tecnico sicuro di sé, nuovamente padrone dello spogliatoio e forte di un risultato storico come il 5-2 sul Belgio, sinonimo di Final Four della neonata Nations League. Il Mondiale fallimentare dei rossocrociati avrebbe abbattuto chiunque, ma non «Vlado». Che rialza la testa, rivoluziona la squadra e si ripresenta al via in settembre con rinnovate ambizioni. Chapeau.

Oscar alla carriera – Valon Behrami

L’aveva detto: quello in Russia sarebbe stato il suo ultimo Mondiale. L’uomo dei record raggiunge lo zenit contro il Brasile, all’esordio, quando annulla con le buone (e le cattive) Neymar. Cala alla distanza e finisce per inciampare assieme agli altri nell’ottavo contro la Svezia. Ma il peggio deve ancora arrivare. A Mondiale concluso dà l’addio (polemico) ai colori rossocrociati, affermando di essere stato escluso da Petkovic. Il commissario tecnico ha un’altra versione dei fatti («Voglio aprire le porte anche ai giovani») e infatti gli altri senatori reagiscono diversamente. Nel frattempo il «Blick» rivela: Lara Gut è stata nell’albergo della squadra il giorno di Svizzera-Costa Rica.

Miglior attore – Xherdan Shaqiri

Ammettetelo. Ammettiamolo. Chi avrebbe scommesso un franco sulla buona riuscita dell’operazione Shaqiri-Liverpool? Mesi fa, all’ufficializzazione del trasferimento, avevamo preso per pazzo Jürgen Klopp. E invece Xherdan gira scene meravigliose ad Anfield, rilanciandosi come attore pallonaro e – di riflesso – contribuendo all’ottima stagione dei Reds. Con i talenti puri d’altra parte è così: quando pensi che abbiano imboccato il viale del tramonto (vedi Robert Downey Jr.) ti sorprendono con una mossa improvvisa. Finora 17 presenze e 5 reti.

Miglior attore non protagonista – Leonid Novoselskiy

È il presidente del settore giovanile bianconero e dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) entrare anche nella Società Anonima del Lugano. Quale azionista di minoranza o maggioranza? Si vedrà. Il russo Leonid Novoselskiy si porta a casa il riconoscimento quale miglior attore non protagonista, considerando anche il ruolo «silenzioso» recitato nel film chiamato Chiasso. La sua rivoluzione per adesso è ferma al palo. Ma nel 2019 si candida seriamente a vincere il premio principale, Team Ticino permettendo.

Miglior cortometraggio – Alessandro Mangiarratti

Allenatore in rampa di lancio, Alessandro Mangiarratti lascia la bambagia del calcio giovanile per cimentarsi con i grandi. Accetta la panchina del Chiasso, club perennemente confrontato a ristrettezze economiche e problemi. Incassa più volte la fiducia della dirigenza ma dopo 17 partite (Coppa compresa) viene sostituito da Andrea Manzo. Rimane al Riva IV, ma come direttore tecnico. Aveva in mente di girare un gran bel film, si ritrova con pochi minuti di pellicola.

Miglior film d’animazione – Il circo di Basilea

La serie – fortunata – del Basilea assomigliava a «Fast & Furious». Vin Diesel è arrivato a otto, proprio come i rossoblù. Il problema? Il bolide renano è ingolfato e continua a perdere velocità. L’era Heusler oggi è ricordata con nostalgia. Al St. Jakob assistiamo ad un tutti contro tutti deleterio per l’immagine del club: dirigenti, allenatore e giocatori stanno dando vita ad un autentico circo. Più che una società, il Basilea oramai è un cartone animato.

Miglior montaggio – Il gol di Marchesano

È il 27 maggio e a Berna si gioca la finale di Coppa Svizzera. Lo Young Boys, fresco di titolo nazionale, parte con tutti i favori del pronostico mentre lo Zurigo spera di bissare il successo del 2016 (ai danni del Lugano). La squadra di Ludovic Magnin in effetti ne ha di più. Frey segna in apertura, ma la firma sulla vittoria è del ticinese Antonio Marchesano. L’ex Bellinzona riceve palla sulla trequarti, si gira, supera in velocità il difensore bernese (da cineteca il doppio passo) e scaglia un diagonale di sinistro imprendibile. Finisce 2-1 e tutta Zurigo è ai piedi del Piccolo Principe.

Miglior colonna sonora – La solita solfa del Team Ticino

Dalla tregua apparente degli anni passati alla battaglia politica. Il Team Ticino è di tutti, ma c’è chi – come il Lugano di Renzetti e Novoselskiy – avanza maggiori pretese e vorrebbe controllarne il funzionamento. Dall’altra parte rispondono picche, tirando in ballo perfino la Federazione ticinese di calcio. La musica è sempre la stessa, come il testo della canzone: racconta di un cantone, il Ticino, incapace di fare squadra. Neppure nella formazione dei giovani calciatori.