Il profilo

Elegante in campo, con qualche ombra fuori: chi era Franz Beckenbauer

Tifoso del Monaco 1860, il Kaiser si è ritrovato a vestire per anni la maglia dell'altra squadra cittadina – I trionfi da giocatore e come allenatore – Le accuse di corruzione nell'ambito dell'assegnazione di Germania 2006
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Red. Online
08.01.2024 19:00

Addio, Kaiser. Fra i migliori calciatori di tutti i tempi, uno dei soli tre uomini ad aver vinto la Coppa del Mondo sia come giocatore sia come commissario tecnico, Franz Beckenbauer si è spento domenica all'età di 78 anni. Il mondo del pallone, ma non solo, è in lutto. Piange il campione. Piange l'uomo. Piange, altresì, un vero e proprio simbolo. Capace, in carriera, di accumulare 104 presenze con la maglia dell'allora Germania Ovest. E di vincere, con il Bayern Monaco, tutto quello che c'era da vincere, fra cui tre Coppe dei Campioni. Attaccante in tenera età, poi mediano e infine difensore, Beckenbauer è entrato nell'immaginario collettivo grazie (anche) a prestazioni considerate sovrannaturali. Come a Messico 70, nella semifinale poi persa contro l'Italia, il famoso Italia-Germania-quattro-a-tre, quando rimase in campo nonostante una spalla rotta. 

Soprannominato, appunto, il Kaiser, Beckenbauer è stato al tempo stesso elegante e dominante. A proposito di ruoli in campo, molti storici del calcio gli attribuiscono l'invenzione del ruolo di libero. Certo, nella sua vita terrena Beckenbauer è stato accompagnato anche da alcune ombre. Nel marzo del 2017, l'allora 71.enne era stato interrogato dai procuratori svizzeri per sospetta corruzione nell'ambito dell'assegnazione alla Germania del Mondiale 2006. Beckenbauer aveva guidato la candidatura iniziale, nel 2000, e aveva fatto parte del comitato organizzativo della kermesse. Il resto, però, come ha sottolineato il Guardian è stato gloria pura.

Nato a Giesling, un quartiere popolare di Monaco di Baviera, nel settembre del 1945, Beckenbauer ha sì vestito la maglia del Bayern ma da bambino è cresciuto come tifoso del Monaco 1860, l'altra squadra della città, di recente allenata dall'ex Lugano Maurizio Jacobacci. L'esordio in prima squadra, con il Bayern, risale al 1964, quando il club militava nella Zweite Bundesliga in Germania Ovest e lui, Franz, era un attaccante. Anzi, un'ala sinistra. Nominato capitano della squadra nella stagione 1968-69, è stato protagonista di una vera e propria epoca d'oro: tre titoli nazionali fra il 1972 e il 1974, tre edizioni della Coppa dei Campioni fra il 1974 e il 1976. E poi, beh, la nazionale. La Mannschaft. L'esordio a vent'anni, la finale (persa) ai Mondiali del 1966 contro l'Inghilterra, decisa dal famoso gol-fantasma di Hurst, la citata semifinale contro l'Italia in Messico quattro anni più tardi, il titolo (finalmente verrebbe da dire) in casa, nel 1974. Due anni prima, invece, Beckenbauer aveva trionfato agli Europei.

Beckenbauer, a suo modo, è stato un precursore. Sia in campo, basti pensare al ruolo di libero, sia nelle scelte: è stato fra i primi a intuire che il calcio stava allargando i propri confini. Dopo aver vinto tutto sia a livello di squadra sia a livello individuale – due volte, nel 1972 e nel 1976, il Kaiser ha vinto il Pallone d'Oro – Beckenbauer ha militato in America, con i New York Cosmos di Pelé. Ha chiuso con il calcio giocato nel 1984, diventando subito commissario tecnico della Germania Ovest. Due anni dopo, in Messico, ha sfiorato il titolo contro l'Argentina di Diego Armando Maradona. Dolce, dolcissima la rivincita, al di là del generosissimo rigore concesso dall'arbitro. Parliamo di un altro Germania Ovest-Argentina, ultimo atto di Italia 90. Vinto dai tedeschi con rete di Brehme. 

Nella sua carriera in panchina, Beckenbauer ha allenato anche a Marsiglia e poi al Bayern. Quindi, il passaggio a ruoli dirigenziali. All'interno del club bavarese, di cui è stato presidente, e in Federazione. Giocatore, allenatore e dirigente brillante, elegante e raramente fuori posto, l'eredità di Beckenbauer è stata in parte offuscata dalle accuse di corruzione. Il processo nei suoi confronti si è concluso nel 2020 senza un verdetto. Nel 2014, il Kaiser era pure stato sospeso dalla FIFA per novanta giorni per non aver collaborato a un'inchiesta sui processi di candidatura per i Mondiali del 2018 e del 2022. All'epoca, era parte dell'Esecutivo deputato ad assegnare le due edizioni.

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