Calcio

Equilibrismi e un debole sostegno, ma Yakin rimane al timone

L'ASF, per voce del suo presidente Dominique Blanc, ha ribadito la fiducia nei confronti del selezionatore rossocrociato - L'intervista pubblicata oggi tuttavia non convince appieno
Murat Yakin, a sinistra, ha incassato la fiducia del presidente dell'ASF Dominique Blanc, a destra. © Keystone/Jean-Christophe Bott
Nicola Martinetti
17.10.2023 22:00

Era attesa. Molto attesa. E alla fine, seppur in circostanze discutibili, è arrivata. Sì, dopo il deludente - e clamoroso - pareggio interno contro la Bielorussia, l’Associazione Svizzera di Football (ASF) ha preso posizione in merito al futuro del selezionatore rossocrociato Murat Yakin. Il quale, fughiamo subito ogni possibile dubbio, continuerà a ricoprire tale ruolo anche nell’ultima finestra internazionale di quest’anno, nel mese di novembre. Le modalità scelte dalla Federazione elvetica per veicolare il proprio messaggio, suggerivamo, non hanno tuttavia convinto. E, va da sé, hanno fatto a loro volta discutere, scoprendo il fianco ad ulteriori critiche.

Dopo la difesa, il rilancio

Per ribadire la fiducia nel proprio commissario tecnico, infatti, la Federazione svizzera non ha optato per una conferenza stampa. Né altre soluzioni di rilievo, con l’intento di trasmettere il concetto in maniera decisa, anche a fronte di eventuali domande scomode. No, la difesa del ct è passata da una breve intervista al presidente Dominique Blanc, realizzata internamente e poi pubblicata sul portale ufficiale «football.ch». Con la domanda saliente, quella appunto concernente la posizione di Murat Yakin, relegata all’ultimo posto. Anticipata da tutto il resto. «Il nostro direttore delle nazionali, Pierluigi Tami, ha già chiarito la sua posizione nell’intervista rilasciata alla RSI subito dopo la partita di domenica - si legge nella risposta di Blanc -. Non c’è alcun dubbio all’interno dell’ASF, quando si tratta del posto di selezionatore della nostra Nazionale. Murat Yakin è e rimane il nostro allenatore e ha la nostra piena fiducia per guidare la squadra verso l’obiettivo di qualificarsi per l’Europeo del prossimo anno in Germania. E come abbiamo già discusso e comunicato a giugno: dopo la qualificazione ci siederemo insieme e pianificheremo il futuro». Insomma, per quanto indebolita dai modi, la difesa del ct è comunque arrivata. Anzi, la Federazione è persino andata oltre, rilanciando e mettendo sul tavolo un elemento in più: la pianificazione di un futuro assieme a Murat Yakin. Tutto, evidentemente, passerà dalle ultime tre sfide di qualificazione ancora in programma. E anche in caso di approdo a Euro 2024, come dovrebbe essere, non è da escludere che il «futuro» menzionato - quantomeno inizialmente - non venga poi circoscritto alla manifestazione tedesca. Resta il fatto che, almeno per ora, le feroci critiche rivolte al selezionatore elvetico a suon di «#yakinout» sui social media - ma non solo -, sono state rispedite al mittente.

Dribblati i temi scottanti

L’intervista a Blanc, per l’occasione in versione pompiere ed equilibrista, si è poi brevemente soffermata su altre tematiche. Soltanto in uno spezzone, tuttavia, il numero uno del calcio rossocrociato ha espresso una qualsivoglia forma di disappunto per come si è sviluppata sin qui la campagna di qualificazione al torneo continentale del prossimo anno. «Certo, non siamo contenti dei punti persi contro Romania, Kosovo e Bielorussia, che non corrispondono ai nostri obiettivi». Una fugace manifestazione di insoddisfazione, subito annacquata dalle considerazioni successive: «Tuttavia, dopo sette partite senza sconfitta, siamo al secondo posto nel girone con un punto di distacco e una partita in meno rispetto alla Romania. Abbiamo ancora la possibilità di conquistare il primo posto e qualificarci». Già, tutto vero. Peccato che per riuscirci, grazie alle controprestazioni delle ultime uscite, ci vorrà ora un finale di percorso privo di passi falsi. Il tutto dopo essersi complicati la vita a dismisura, in uno dei gironi più abbordabili. Di questo, però, Blanc ha deciso di non parlare. Così come delle dinamiche tra squadra e allenatore - evidentemente scricchiolanti-, delle difficoltà sul piano del gioco e delle lacune palesate sotto il profilo dell’attitudine. Eloquente, in tal senso, è la replica fornita alla domanda «Cosa si aspetta da squadra e allenatore, nella finestra di novembre?». Risposta: «L’intero staff è già concentrato su quelle partite, che rappresentano una sfida sportiva molto grande con tre incontri in sette giorni. Si tratta di concentrare tutte le nostre energie su questo». La parola «reazione», abbiamo controllato, non figura neppure una volta. Così come altri vocaboli, o intere frasi, dalla medesima finalità. Chissà, magari a novembre i tempi saranno più maturi. Oppure sarà troppo tardi.

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