FC Chiasso, 117 anni da protagonista
Era nell’aria. Il triplice fischio che ha decretato la fine del Football Club Chiasso, l’ultima delle grandi società ticinesi ad aver conosciuto l’onta del fallimento, è arrivato, stamane, poco dopo le 9. Ponendo fine a una storia lunghissima. E, va da sé, ricca di imprese e successi.
Il Chiasso nacque il 16 ottobre del 1905, grazie alla volontà di una quarantina di giovani appassionati del cosiddetto football. Il club fu, sin dalle prime battute, molto attivo e vivace. Basti pensare alla Coppa Chiasso, torneo a inviti che dal 1906 al 1908 vide destreggiarsi sul vecchio Campo del Gas squadre ticinesi oltre a Milan e Inter. Addirittura, quella del 1908 è considerata la prima, vera sfida fra rossoneri e nerazzurri.
La vicinanza con l’Italia spinse il Chiasso addirittura a iscriversi al campionato della Penisola. Una parentesi che durò dal 1913 al 1923, quando la dirigenza di allora optò per il rientro in Svizzera.
Fra vittorie, sconfitte e perfino una retrocessione a tavolino stabilita dalla Lega, il Chiasso riabbracciò la massima categoria elvetica nel 1948. Negli anni successivi, i rossoblù sfiorarono a più riprese il titolo. Protagonista assoluto del decennio Puci Riva. Da citare anche Francesco Chiesa, Aldo Binda, Caio Nessi, Francesco Bianchi, Ivano Boldini e molti, moltissimi altri ancora.
Quindi, negli anni Sessanta, il Chiasso si comportò come un ascensore con diversi saliscendi fra A e B. Nel 1978, sotto la guida entusiasta del presidente Parli, i rossoblù misero assieme una squadra di fenomeni – Altafini, Cappellini, Michaelsen, Prosperi e Luttrop – per tentare, e centrare, una nuova ascesa in A. Retrocesso nel 1982, il Chiasso venne promosso un’ultima volta nel 1992.
Seguirono anni complicati. Sul campo, ma soprattutto fuori fra proprietà spesso fumose e ambizioni sbandierate a parole ma senza essere accompagnate dai fatti. Ci fu, questo sì, un ultimo sussulto d’orgoglio nei primi anni Duemila con Marco Grassi alla presidenza e Paul Schönwetter in panchina. Era un Chiasso bailado, che incantava e volava. L’agognata promozione, tuttavia, non arrivò mai. E così, piano piano, il club prese la via del tramonto. Fino all’ultima partita, conclusasi con la sconfitta più dolorosa di sempre.