Il commento

FC Lugano, il futuro è già adesso

Il club pianifica gli anni a venire, la squadra bianconera sembra pronta per un ulteriore salto di qualità nel segno del Crus
Flavio Viglezio
17.07.2024 18:00

Sembra ieri. La brevissima pausa estiva non aiuta a dimenticare quella surreale serie di rigori che aveva consegnato la Coppa Svizzera al Servette. È trascorso solo un mese e mezzo da quella maledetta domenica, che aveva visto il Lugano congedarsi da un’esaltante stagione – con tanto di secondo posto in campionato – con un pugno di mosche in mano. È inevitabile ripartire da lì, dalle amarissime lacrime del Wankdorf, per trasformare la delusione che ancora scorre nelle vene in energia positiva. Il club bianconero sta progressivamente – ma con decisione – entrando in una nuova dimensione. L’attenzione della dirigenza – lo ha confermato la tradizionale conferenza stampa di inizio stagione tenutasi al LAC – è in buona parte focalizzata sulle sfide del futuro prossimo. Sul nuovo stadio, insomma, che – era ormai diventato un segreto di Pulcinella – si chiamerà AIL Arena. Fanno bene, Martin Blaser e i suoi collaboratori, a pianificare nel miglior modo possibile il Lugano che verrà. La società è ormai entrata in una dinamica di professionalizzazione – brutto termine, ne conveniamo – sempre più marcata. Indispensabile per raccogliere con successo le molteplici sfide a venire. Il presente – e l’evoluzione sportiva delle ultime stagioni – dicono però che questa squadra sembra già pronta e matura ad effettuare un ulteriore salto di qualità. Che potrebbe insomma toccare il sacro Graal prima di entrare nel nuovo impianto. Blaser, solo un paio di mesi fa, in un’intervista rilasciata al nostro giornale, non faticava ad ammettere che per il Lugano sarebbe meglio festeggiare un eventuale titolo nel nuovo stadio. «Non siamo ancora così stabili, dentro e fuori dal terreno di gioco».

Per fortuna, però, non si possono pianificare i successi sportivi e il Lugano – cavalcando l’onda lunga delle emozioni vissute nel recentissimo passato – ha il dovere di provarci. Di alzare l’asticella delle sue ambizioni anche per il campionato e non unicamente per quel magico giardino – anche crudele, purtroppo – che è ormai diventata la Coppa Svizzera. Nessuno ha osato pronunciare la parola «titolo»: forse per pudore, forse per scaramanzia, gli obiettivi sportivi sono stati liquidati in pochissimi secondi dal direttore sportivo Carlos Da Silva. Chissà cosa avrà pensato, in quel momento, Mattia Croci-Torti.

I suoi occhi dicono che il Crus ha una voglia matta di ripartire e, soprattutto, di riprovarci. Alla fine il 42.enne tecnico momò rimane il punto fermo, l’elemento principale attorno al quale ruota l’attuale universo bianconero. Ha portato il Lugano per tre volte di fila all’atto conclusivo della Coppa Svizzera e dopo un quarto, un terzo e un secondo posto in campionato vorrebbe tanto portare a compimento il processo di crescita della sua squadra. Perché non dovrebbe crederci? La formazione bianconera ha ormai acquisito una sua precisa identità e la campagna acquisti ha portato a Cornaredo elementi di primissima qualità. Che permetteranno pure al Lugano – per lo meno la speranza è questa – di digerire meglio rispetto al passato le fatiche della campagna europea. Certo, c’è da risolvere la grana Zan Celar: l’attaccante sloveno anche quest’anno sta facendo i capricci e si sente pronto per un altro palcoscenico. Meglio separarsi, a questo punto, e andare a caccia di un sostituto che non lo faccia rimpiangere.

Intanto il club ha affermato di non avere fretta in merito al rinnovo del Crus, il cui contratto scade il prossimo 30 giugno. Se nella passata stagione il tema era già stato d’attualità, a partire da sabato rischia progressivamente di trasformarsi nel tormentone dell’annata agonistica. Una situazione che la dirigenza farebbe bene ad evitare – se possibile – per non rischiare di rovinare equilibri costruiti con pazienza in questi anni. Tra le parti servono chiarezza e trasparenza: il caso Sabbatini – a proposito, che fine ha fatto l’ormai ex capitano? – con la contestazione di una parte della tifoseria vissuta malissimo dalla dirigenza, dovrebbe aver portato consiglio. C’è da augurarselo, perché la sensazione – soggettiva quanto si vuole – è che il futuro del Lugano sia già adesso.

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