FC Lugano: le «sliding doors» di Angelo Renzetti

Né bianca né nera. A Cornaredo non c’è stata nessuna fumata. L’eventuale cessione dell’80% del Lugano è stata rinviata ancora una volta. Leonid Novoselskiy avrà tempo sino al 25 giugno per reperire i fondi necessari al passaggio di testimone con il presidente Angelo Renzetti. L’imprenditore, come noto, sta cercando dei partner in Russia. Persone che lo aiutino nell’operazione FC Lugano: l’idea è quella di mettere sul piatto diversi milioni affinché l’investimento copra 4-5 stagioni. Una missione ardua e che necessita di più tempo. Da qui il termine – «l’ultimo» ha chiarito Renzetti – spostato da venerdì alla fine di giugno. Vista la difficoltà di Novoselskiy nell’individuare soldi e soci, per la prossima stagione non è però da escludere lo scenario 60-40: maggioranza a Renzetti e minoranza al presidente del settore giovanile. Di fatto lo status quo o, meno prosaicamente, un’altra sliding door che resta socchiusa. Sì perché dal 2012 sono diversi i mondi possibili dentro ai quali, per una ragione o per l’altra, il numero uno bianconero non si è voluto addentrare. Li abbiamo ridisegnati.
Molon sì o no?
Prima di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario da Enrico Preziosi nel luglio del 2012, Angelo Renzetti ha flirtato a lungo con Marino Molon. Un nome che aveva fatto discutere (e anche parecchio) la piazza luganese poiché legato a un paio di inchieste per evasione fiscale in Italia. L’imprenditore del mobile e per un brevissimo periodo presidente del Vicenza doveva essere l’uomo in più del Lugano, non tanto al posto di Renzetti ma al suo fianco. Il contributo di Molon avrebbe infatti permesso all’attuale presidente bianconero di raggiungere il 60% delle quote societarie. Il matrimonio era però naufragato anche a seguito della pressione mediatica sul passato del potenziale partner, che il 12 giugno aveva declinato l’offerta di Renzetti. «Alcuni media hanno voluto metterci i bastoni fra le ruote, danneggiando così sia la città sia il club. Rispetto la decisione di Molon, purtroppo non tutti hanno la pelle dura come me» la reazione a caldo di un Renzetti piuttosto stizzito. «Ma c’è un discorso di fondo che andrebbe fatto: è evidente che dietro a tutto questo c’è una regia precisa. E la cosa mi inquieta parecchio» aveva aggiunto. Poco male perché un mese più tardi Renzetti trovava l’intesa di massima con Preziosi, diventando a tutti gli effetti il numero uno del club grazie al 60% delle azioni. Al contempo prendeva avvio la progressiva uscita di scena di Preziosi, «patron» del Lugano per 5 anni. Una transizione passata prima dalla cessione del 20% delle quote (in realtà mai avvenuta) ad Alberto Salpietro (ai tempi amministratore delegato dei bianconeri) e poi – nell’agosto del 2014 – del 40% al procuratore uruguaiano Pablo Bentancur.
Pablo e Mino
«È tutto vero, Raiola è interessato a rilevare il 60 percento del capitale». Era il 27 maggio 2015 e Angelo Renzetti confermava quella che inizialmente era sembrata solamente una speculazione senza fondamento. Sfruttando l’azione dietro le quinte del socio di minoranza Pablo Bentancur, il celebre agente di Ibrahimovic, Balotelli e Pogba tentava il colpaccio: mettere le mani sul Lugano e sul 60% del pacchetto azionario del club detenuto da Renzetti. Una trattativa, quella con Raiola, scoppiata nel pieno dei festeggiamenti per il ritorno in Super League, ma anche delle frizioni tra il presidente e l’allenatore della promozione Livio Bordoli (poi sostituito con Zdenek Zeman). «Io e Mino siamo uomini di calcio e sogniamo di portare il Lugano in Champions League» aveva affermato Bentancur. Con la stessa rapidità con la quale era esploso, l’interessamento di Mino Raiola al Lugano era però stato spazzato via dallo stesso Renzetti. Già il 28 maggio il presidente chiudeva infatti le porte al procuratore FIFA con la celebre frase: «Una passione non si vende». Troppo elevato, e Renzetti lo aveva subito capito, il rischio di trasformare Cornaredo in un porto di mare dove far transitare persone e contratti manovrati dalla coppia Mino-Pablo. Non solo. Invece di lasciare, nel giro di un paio di settimane Renzetti era stato in grado di raddoppiare. Il 18 giugno la società bianconera annunciava l’acquisizione di tutte le quote dell’FC Lugano da parte dell’attuale presidente. Una decisione coincisa con l’addio di Bentancur, che aveva rassegnato le dimissioni dal ruolo di amministratore delegato. Iniziava così ufficialmente l’era targata 100% Angelo Renzetti.
Cose turche
Secondo anno in Super League, con tanto di palcoscenico internazionale grazie all’Europa League. Tutto molto bello, ma a fine 2017 – dopo l’eliminazione dai gironi e l’uscita di scena in Coppa Svizzera – Angelo Renzetti lanciava uno dei primi gridi d’allarme: «Sono stufo, in questo momento vorrei lasciare». Uno dei tanti appelli alla piazza ticinese era giunto qualche giorno dopo, corroborato però da una novità: «È difficile andare avanti da solo. Vorrei avere un aiuto locale, ma se nessuno si farà avanti potrei considerare la trattative con questo gruppo straniero. Persone serie. Hanno creato un fondo apposta per gestire una società di calcio». Per ravvivare la fiamma della cessione si era tuttavia dovuto attendere la fine del campionato. In giugno un gruppo di investitori turchi aveva infatti sondato la disponibilità di Renzetti a fare un passo indietro. In ballo ci doveva essere un’offerta di 10 milioni di franchi, o giù di lì. Una cifra importante, che avrebbe dovuto essere versata sul cono bancario dell’avvocato chiamato a curare gli interessi del club bianconero e che aveva fatto vacillare il presidente. Nel giro di 24 ore il tutto era però sfumato. «Ho aspettato settimane fra promesse, telefonate, comunicazioni. Ma nulla, la trattativa coi turchi è stata sempre troppo aleatoria» aveva spiegato Renzetti. «Con il passare dei giorni la probabilità che versassero quanto pattuito si faceva sempre più piccola. E ho deciso di lasciare cadere una pista che per tutta la durata dell’abboccamento, se così possiamo chiamarlo, si è rivelata anomala e per nulla concreta».
Montagne russe
Un’ascesa lenta, ma inesorabile. L’avvento di Leonid Novoselskiy ha mutato progressivamente le coordinate della presidenza Renzetti. L’imprenditore russo era apparso sulla scena nell’aprile del 2017, quando la SA dell’FC Lugano si è chinata sul settore giovanile. E nel giro di poco più di un anno al nuovo arrivato il presidente aveva affidato la guida del vivaio bianconero, aprendo al contempo all’entrata del russo nella SA. Nel dettaglio nel settembre dello scorso anno Novoselskiy aveva rilevato il 40% del pacchetto azionario del club, mettendo così fine alla gestione in solitaria di Renzetti partita nel maggio del 2015. È invece musica recente la trattativa per la cessione definitiva dell’FC all’imprenditore russo. Entro fine marzo Renzetti avrebbe potuto scegliere se cedere o riavere le sue azioni nel caso avesse trovato altri aiuti. Non essendosi fatto avanti nessuno, la palla è dunque passata definitivamente a Novoselskiy. Entro la seconda scadenza, inizialmente fissata al 31 maggio e ora posticipata al 25 giugno, il socio russo (alla ricerca dei fondi necessari) deve per contro decidere se acquistare la maggioranza del pacchetto azionario, ora congelata in una fiduciaria. L’accesso ai gironi di Europa League agguantata all’ultima curva dal Lugano ha tuttavia tranquillizzato Renzetti. «A suo tempo – ci ha detto negli scorsi giorni – ho firmato con Novoselskiy e non torno indietro. L’idea è sempre quella di vendere e ora sarei sciocco se rinnegassi tutto. Allo stesso tempo, se Leonid non trovasse i partner necessari e rinunciasse all’acquisto, io avrei un anno di tempo per crescere e guardarmi in giro. E lo farei, appunto, in piena serenità».