La storia

Gli ottant’anni di Pelé e quella notte folle a Zurigo

Domani «O Rei» taglia un traguardo importantissimo: celebriamo il suo talento ripescando l’amichevole del Letzigrund del 15 giugno 1968 e i festeggiamenti che durarono tutta la notte
Un sorpreso Köbi Kuhn è costretto ad ammirare lo strapotere di Pelé che stacca di testa per colpire il pallone. È il 15 giugno del 1968. © Keystone/Archivio
Marcello Pelizzari
22.10.2020 06:00

È l’unico calciatore ad aver vinto tre edizioni dei Mondiali. Lui e Diego Armando Maradona sono l’essenza del calcio. Edson Arantes do Nascimento, per tutti Pelé, domani compie ottant’anni. Lo celebriamo ripescando dall’archivio l’amichevole che «O Rei» disputò al Letzigrund con il Santos, nel 1968.

Ah, il Sessantotto. L’anno, il movimento, le proteste anche. Una manciata di settimane prima che Pelé scendesse in campo, al Letzigrund, Zurigo era stata trascinata dal suono distorto e avvolgente di Jimi Hendrix, protagonista di un doppio concerto incendiario. Poi, appunto, toccò a «O Rei». Il Re. Perché nessuno, allora, sapeva giocare a calcio meglio di quel brasiliano, uno che due anni più tardi avrebbe vinto (da protagonista) il suo terzo Mondiale. Tutti lo volevano, tutti speravano di ammirare un pezzetto di quel talento. Il club di Pelé, il Santos, riuscì ad intercettare quell’interesse. E a cavalcarlo, di fatto aprendo la strada allo sport business. La tappa di Zurigo faceva parte di una tournée più grande, con amichevoli in Italia, Germania e Stati Uniti.

Il calcio e il business

Lo Zurigo, per accaparrarsi i servigi di Pelé e del Santos, spese 120 mila franchi (circa 380 mila, riportando la cifra ai giorni nostri). Per le cronache dell’epoca andò in perdita, dal momento che al Letzigrund, complice la pioggia battente, arrivarono solo 16 mila tifosi, ovviamente in estasi. In ogni caso, fu un successo. Anche perché lo Zurigo vinse 5-4. E, pochi giorni dopo, superò con un rotondo 2-0 il Lugano per vincere il titolo svizzero. Sugli spalti c’era un quindicenne Ancillo Canepa, oggi patron del club. «Per quelli della mia generazione Pelé è stato il più grande calciatore di tutti i tempi» ci confida il presidente. «Ho avuto la fortuna non soltanto di vederlo dal vivo quella sera, ma anche di conoscerlo. Nella mia sala riunioni è appesa una foto che ci ritrae assieme. La osservo sempre con orgoglio. Naturalmente, l’amichevole fra lo Zurigo e il Santos del 1968 occupa un posto speciale nel mio cuore». Non tanto, o non solo, perché Ancillo allora era un ragazzo, ma anche perché «ricordo un Letzigrund con il vestito da sera, tante persone entusiaste, per tacere del 5-4 che rifilammo alla squadra più forte al mondo. Pelé non era solo un calciatore brillante, ma anche una personalità a mio avviso incredibile. Allo stesso tempo, era un modello».

Ma dov’è finito?

Un modello, sì, con licenza di fare festa. E proprio le cronache dell’epoca ci restituiscono l’immagine di un Pelé tutto fuorché irreprensibile lontano dal campo. Dopo quel 5-4, infatti, i brasiliani gozzovigliarono senza sosta. Così tanto e così a lungo che proprio Pelé mancò l’appuntamento, all’indomani, per andare all’aeroporto di Zurigo-Kloten. Davanti all’Hotel Meierhof di Horgen, sede del mini-ritiro del Santos, c’erano praticamente tutti. Tranne lui e altri compagni di merende. Edson Arantes do Nascimento non si era presentato a colazione. Sarà in camera sua, pensarono allenatore e staff. Niente affatto. Il più grande calciatore dell’epoca era scomparso. A Horgen, in un paesino della piccola e tranquilla Svizzera. A raccontarlo oggi, a distanza di anni, fa sorridere. Tuttavia, allora i protagonisti vissero momenti di panico.

Bene, ma cosa successe di preciso? Rientrati dalla partita, i giocatori si rilassarono nel bar dell’albergo al quinto piano assieme ad altri ospiti con cui, va da sé, si instaurò subito un clima conviviale. I brasiliani furono protagonisti assoluti fino alle due e mezza del mattino, quando il team manager mandò tutti a nanna. Teoricamente a nanna, visto che Pelé e altri quattro giocatori del Santos riuscirono a sgattaiolare via assieme ad altri avventori. Finirono a casa di Lilly e Werner Baumann, in Gartenstrasse. C’erano, in tutto, una dozzina di persone fra cui anche un reporter brasiliano. Il bar di casa, manco a dirlo, era fornitissimo e ognuno cominciò a rifornirsi da solo. Pelé e gli altri consumarono birra, sigari, grappe. Fino alle sei e mezza, in una sorta di terzo tempo alcolico. Quindi, i coniugi Baumann riportarono i giocatori in albergo. Logica, scontata e veemente la reazione, stizzita, dei responsabili del Santos.

Il secondo incontro

Pelé lasciò Zurigo con un gol all’attivo (esattamente come Köbi Kuhn) e, come abbiamo visto, una serata da tramandare ai posteri. Una serata bella, incredibile e per questo indimenticabile. Tant’è vero che l’asso brasiliano, negli anni Novanta, si ritrovò di fronte Lilly Baumann durante una sessione di autografi da Jelmoli. «O Rei» vide le foto di quella sera e, raccontò la signora al «Landbote», esplose di gioia. La stessa gioia che, il 15 giugno di quel pazzo e lontano 1968, provarono i 16 mila del Letzigrund. Loro videro il Re, lo stesso Re che domani compirà ottant’anni. Auguri.