L'intervista

Granit Xhaka: «Come sostituto di Cavin vorrei Lichtsteiner»

Il capitano e recordman di presenze della Svizzera a ruota libera: la conferma di Murat Yakin, le pessime prestazioni dei rossocrociati, le prospettive ai prossimi Europei
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Red. Online
12.01.2024 10:45

In una lunga intervista concessa a Keystone-ATS, Granit Xhaka ha affrontato tutti i temi caldi in casa Svizzera: la conferma di Murat Yakin, l'addio di Vincent Cavin e il nome del suo possibile sostituto, la crisi di gioco e risultati nonché le chance rossocrociate agli Europei. Il capitano e recordman di presenze della nazionale, parlando del vice di «Muri», vedrebbe bene l'attuale tecnico della Under 16 del Basilea Stephan Lichtsteiner. «Sarebbe una soluzione eccellente per la nostra squadra» ha detto il centrocampista. «Sa come vincere e che cosa bisogna fare per avere successo» ha aggiunto il giocatore del Bayer Leverkusen. 

L'Associazione svizzera di football (ASF) ha deciso di continuare con Murat Yakin, nonostante quanto successo durante le qualificazioni agli Europei. Che cosa ne pensa?
«Non sono sorpreso che si continui con Muri. Dopo il pareggio per 2-2 con la Romania, la squadra non si è comportata come volevamo. Le nostre ultime quattro partite sono state davvero deboli. Non abbiamo fatto abbastanza. Dal portiere agli attaccanti, passando per lo staff».

Se le prestazioni non migliorano, l'Euro potrebbe risultare complicato.
«Con le prestazioni dello scorso autunno, è chiaro che non avremo nulla da dire agli Europei. A marzo sarà fondamentale ritrovare la fiducia nelle amichevoli contro Danimarca e Irlanda. Dovremo mostrare un volto diverso. Non possiamo essere soddisfatti del nostro modo di giocare. Lo vediamo ogni giorno in Bundesliga e in Premier League. Dobbiamo correre, vincere i duelli e giocare come una squadra, altrimenti il 2024 sarà un anno molto difficile per noi».

Le amichevoli di marzo in questo senso saranno decisive?
«Per me queste non saranno partite amichevoli. Affronteremo avversari migliori di quelli degli ultimi dodici mesi. La Danimarca è una grande squadra, l'Irlanda è tosta e può giocare con la mentalità scozzese. Questi due test saranno dei barometri. Dovremo essere pronti al 100%. Non saremo lì solo per divertirci».

L'ASF e l'assistente Vincent Cavin hanno terminato la loro collaborazione a dicembre. Si parla della possibilità che la Federazione assuma un ex giocatore della nazionale come membro dello staff. Lei, diceva, ha in mente un nome, giusto?
«Sarebbe naturalmente un vantaggio se qualcuno con un'esperienza di alto livello potesse unirsi a noi. Un ex giocatore che sappia esattamente cosa succede dentro e fuori una squadra nazionale. Una persona aperta, che sappia comunicare e che possa essere un ulteriore contatto competente per i giocatori. Qualcuno che possa anche correggerci di tanto in tanto quando qualcosa non va».

Ha un profilo che corrisponde a questa descrizione?
«Ho in mente un nome. Se dovessi scegliere, opterei per Stephan Lichtsteiner. Sarebbe un'ottima soluzione. Sa come vincere e che cosa serve per avere successo. Vive il calcio e ha una grande personalità. Steph gode di grande stima sia in Svizzera che all'estero ed è rispettato ovunque. Attualmente sta provando per la prima volta ad allenare a Basilea. Quindi, perché no?».

Per me la difesa è estremamente importante. Un buon lavoro in quell'area renderebbe le cose più facili. Creiamo meno occasioni rispetto alle grandi nazionali, per questo molto dipende dalla difesa e Lichtsteiner sarebbe il candidato ideale

Ma che cosa può portare Lichtsteiner?
«Potrebbe perfezionare la nostra struttura difensiva. Per me la difesa è estremamente importante. Un buon lavoro in quell'area renderebbe le cose più facili. Creiamo meno occasioni rispetto alle grandi nazionali, per questo molto dipende dalla difesa e Lichtsteiner sarebbe il candidato ideale».

Come giocatore, Lichtsteiner era un gran lavoratore che pretendeva molto da chi lo circondava.
«Ho avuto modo di conoscerlo meglio e di apprezzarlo quando giocava nell'Arsenal. Arrivò a Londra all'età di 34 anni e dimostrò ogni giorno la sua professionalità. Lì ho visto e capito perché ha vinto tutti i suoi titoli con la Juventus. Non è una sorpresa. Il modo in cui ci prepariamo, il modo in cui ci comportiamo, il modo in cui ci alleniamo, è il modo in cui giochiamo alla fine della settimana. Dobbiamo mettercelo in testa».

La Germania è diventata la sua nuova-vecchia casa. A giugno, in occasione dell'Europeo, affronterete la nazione ospitante a Francoforte. Che cosa ha pensato dopo il sorteggio?
«Sono stato felicissimo. È bello poter affrontare una vera big del calcio internazionale su un palcoscenico così prestigioso. Non mi interessa lo stato attuale della nazionale tedesca. Hanno sempre avuto molti ottimi giocatori. In casa, proporranno un calcio completamente diverso da quello che hanno mostrato di recente. Come padroni di casa e quindi qualificati d'ufficio, non hanno dato il massimo. L'allenatore ha provato alcune cose. Per esempio, non avrebbe mai utilizzato Kai Havertz come terzino sinistro in una partita che conta. Mai».

A livello di club, la scelta di passare al Leverkusen si è rivelata azzeccata. La scorsa estate, molti osservatori hanno considerato il suo trasferimento dall'Arsenal al Bayer un passo indietro.
«In effetti ci sono stati parecchi commenti in tal senso. Perché lo fai? Da Londra a Leverkusen è comunque un passo indietro, mi dicevano. E ancora: avresti potuto giocare la Champions League con l'Arsenal. Questo progetto con Simon Rolfes, il direttore sportivo, e Xabi Alonso, l'allenatore, in realtà mi ha attratto sin da subito. Nessuno, certo, si aspettava che le cose andassero subito così bene. Ma ora posso dire che aver accettato questa sfida mi dà grandi sensazioni».

Alonso la impressiona?
«Ha un'incredibile voglia di vincere. A ogni allenamento percorre più chilometri di noi. Dettagli, dettagli, dettagli. Xabi non lascia nulla al caso. Interrompe l'esercizio finché è necessario e finché la combinazione di passaggi non è perfetta. Vive per il calcio, dà tutto e ci fa migliorare. Con un allenatore come lui, una squadra potrebbe correre contro un muro di mattoni senza esitare».