Il caso

Il calcio verrà scombussolato da una nuova «legge Bosman?»

La Corte di giustizia dell'Unione Europea, domani, esprimerà un parere sulla causa che oppone la FIFA a Lassana Diarra, ex calciatore di Chelsea, Arsenal e Real Madrid – Una sentenza contro la Federcalcio mondiale potrebbe rivoluzionare il mercato dei trasferimenti
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Red. Online
03.10.2024 18:45

Domani, venerdì, la Corte di giustizia dell'Unione Europea (CJEU) si pronuncerà sulla causa che oppone la FIFA, la Federcalcio internazionale, e il calciatore «BZ». Ovvero, l'ex centrocampista fra le altre di Chelsea, Arsenal e Real Madrid Lassana Diarra. Il caso verte, nello specifico, sul funzionamento del mercato dei trasferimenti. E il verdetto, beh, potrebbe rivoluzionare il sistema. Un po' come successe, a suo tempo, con la sentenza Bosman. Ma proviamo a fare un po' di chiarezza.

I fatti

Dieci anni fa, nell'estate del 2014, Diarra militava nella Lokomotiv Mosca. Il centrocampista francese era in rotta con il club per una disputa legata al suo stipendio. Una disputa che spinse la Lokomotiv a parlare di «violazione del contratto» e, poco dopo, a risolvere l'accordo con il giocatore. Diarra, a quel punto, decise di impugnare la decisione del club davanti alla Camera di risoluzione delle controversie in seno alla FIFA. Chiedendo, altresì, un risarcimento danni. La Camera, tuttavia, diede ragione alla Lokomotiv e inflisse al giocatore una multa di 10,5 milioni di euro. Parallelamente alla sua azione legale, Diarra ricevette un'offerta dallo Charleroi. Un'offerta, tuttavia, subordinata a una precisa condizione: il club belga voleva essere sicuro che Diarra potesse trasferirsi e, soprattutto, che non dovesse sobbarcarsi il pagamento della multa inflitta al giocatore. La FIFA, però, non poté garantire allo Charleroi il rispetto della condizione posta. Anche perché il nullaosta a un trasferimento internazionale, di regola, può essere dato solo dal campionato che un determinato calciatore sta lasciando. Concretamente, non avendo la Lokomotiv Mosca ricevuto alcun pagamento da parte di Diarra, o chi per lui, questo permesso all'epoca non venne concesso. Di conseguenza, Diarra nel dicembre del 2015 intentò una seconda azione legale, stavolta contro la FIFA e contro la Lega calcistica belga. Reclamando una perdita di guadagni importante e dando vita a un lungo, lunghissimo iter processuale che si risolverà con la sentenza di domani.

Il parere della Corte

La causa intentata da Diarra, in realtà, si sta svolgendo ancora presso i tribunali belgi. Ma il dossier è stato trasmesso alla Corte d'appello della CJEU per un parere. Su che cosa? Su due principi fondamentali del diritto UE: la libera circolazione delle persone e la salvaguardia della concorrenza nei mercati interni. Maciej Szpunar, avvocato generale della CJEU, ha emesso un parere legale sulla vicenda. Parere che guiderà la decisione della Corte. Queste le sue domande chiave: la FIFA, in quanto autorità che governa il calcio mondiale, ha agito contro i diritti alla libera circolazione di Diarra quando gli è stata negata l'autorizzazione a unirsi allo Charleroi? E ancora: l'obbligo imposto a un club acquirente di coprire i costi legati alla partenza di un giocatore dal club precedente influisce sulla sua capacità di negoziazione? Infine: le regole sui trasferimenti stabilite dalla FIFA tendono a produrre risultati del genere? Szpunar ha risposto con un sì convinto a tutti e tre gli interrogativi. Se la Corte si esprimerà allo stesso modo, allora l'intero sistema dei trasferimenti, nel calcio, finirebbe sulla graticola. Anche se, al riguardo, c'è chi ha fatto notare come Szpunar, nelle sue osservazioni, abbia pure affermato che le regole nella loro forma attuale «sembrano generalmente in grado di promuovere la stabilità contrattuale» e che contribuiscono all'«equilibrio» nelle competizioni sportive «preservando un certo grado di uguaglianza di opportunità».

Rivoluzione o soluzione intermedia?

Dunque, sarà rivoluzione o no? Difficile a dirsi. C'è chi ritiene che la FIFA potrebbe spuntarla e che, dunque, non ci saranno modifiche al sistema dei trasferimenti. All'estremo opposto, invece, c'è chi confida in una sentenza rivoluzionaria e in un cambio di paradigma. Consentendo, dunque, a un giocatore di lasciare il proprio contratto senza che la cosa possa influire sulla sua capacità, in futuro, di trovare un nuovo club e senza che al nuovo club debbano essere imposti dei costi. È verosimile, per contro, arrivare a una soluzione intermedia, che comporti delle correzioni tecniche o giuridiche al sistema attuale senza stravolgerlo. Come l'onere della prova per dimostrare che un club acquirente ha influito, attivamente, alla violazione del contratto di un giocatore senza la cosiddetta «giusta causa». 

Diventerà il far west?

Una decisione contro le attuali regole della FIFA, di fatto, sposterebbe ulteriormente il potere dai club ai giocatori (e ai loro agenti). Con tutte le conseguenze del caso, come un maggior numero di contratti in essere non rispettati e una maggiore incertezza sui compensi da garantire a un club per il trasferimento di un giocatore. Gli effetti a catena, scrive fra gli altri il Guardian, potrebbero essere enormi: per molti club europei, infatti, la negoziazione dei trasferimenti (della serie: «Per il giocatore X vogliamo la cifra Y o non se ne parla nemmeno») è un mezzo vitale per garantirsi entrate importanti. Una sentenza contro la FIFA agirebbe in senso contrario e, probabilmente, a favore dei club più grandi, che potrebbero convincere i giocatori ad abbandonare i loro contratti in un modo che, ora come ora, non è possibile: semplicemente, andandosene. 

Come Bosman?

Dicevamo della sentenza Bosman, risalente al 1995. All'epoca, fu rivoluzionaria perché diede a ogni giocatore la possibilità di lasciare liberamente, cioè senza contropartita tecnica o economica, il proprio club alla scadenza naturale del contratto. Se, e in che misura, questa sentenza si trasformerà in una Bosman 2.0 al momento non si può dire. Non tutti i giocatori, un domani, sceglieranno di rompere anzitempo il proprio contratto. Ma, evidentemente, una sentenza contro la FIFA consentirebbe a qualsiasi giocatore di lasciare il proprio club in qualsiasi momento. E senza la necessità di una «giusta causa». Sia quel che sia, l'ultima parola spetterà in ogni caso ai tribunali belgi. Tradotto: il parere della CJEU, domani, non sarà quello finale. 

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