Calcio

Il clamore del grande dibattito per il futuro di un piccolo San Siro

È iniziata la serie di dieci incontri che definiranno i prossimi passi in merito alla casa di Milan e Inter - Tre gli scenari possibili: dalla permanenza nell’attuale infrastruttura alla costruzione di un nuovo stadio, che vedrebbe la luce nel 2030
L’ultima versione di un progetto che nel corso dei mesi ha cambiato di molto la sua forma. © DPStadioMilano
Stefano Olivari
30.09.2022 06:00

Il nuovo stadio di San Siro avrà 60.000 posti e soltanto due anelli: questa è l’unica certezza emersa dal primo dei dieci incontri del dibattito pubblico tenutosi nella sede del Comune di Milano. E nella migliore delle ipotesi, o peggiore per chi difende l’impianto attuale, Inter e Milan cambieranno casa nel 2030, fra otto anni. La domanda dei tifosi, anche di quelli residenti in Ticino che hanno San Siro a tiro di autostrada, è una sola: questo stadio si farà davvero?

Senza una vera opposizione

Inter e Milan sono ovviamente a favore del progetto, una volta definito Cattedrale, che nei giorni scorsi si è scoperto essere molto cambiato (anche nella forma dello stadio…). Del resto è un’idea loro ed è la base della valutazione da 1,2 miliardi di euro a cui è stato venduto il Milan a Gerry Cardinale e soci, e a cui la famiglia Zhang sogna di vendere l’Inter. Anche se l’esempio della Juventus, con bilanci disastrosi nonostante lo stadio di proprietà, dovrebbe far riflettere. A favore del nuovo San Siro nella stessa sede del vecchio, soltanto pochi metri più in là, sono anche le maggiori forze politiche: dal Partito Democratico al centro-destra, senza contare il sindaco Beppe Sala. Opinionisti ed influencer, compresi tanti ex calciatori che a San Siro si sono ricoperti di gloria - su tutti Paolo Maldini, che però del Milan è anche dirigente - sono per la svolta. E l’opposizione viene soltanto da qualche associazione ambientalista, dai comitati di residenti e soprattutto dalla gente comune, dai tifosi che non capiscono come mai uno stadio considerato a 5 stelle dalla UEFA debba essere abbattuto.

Un ampio orizzonte temporale

Il 18 novembre, al termine degli incontri, verrà fatta una relazione ed entro due mesi il Comune produrrà un dossier senza possibilità di ritocchi, da inviare a Inter e Milan. Che a questo punto decideranno fra le seguenti opzioni: 1) Non se ne fa niente, si rimane a San Siro in affitto; 2) Non se ne fa niente, ma scatta il piano B fuori Milano (Sesto San Giovanni favorita), con permanenza a San Siro fino al 2027; 3) Dossier approvato, via ai lavori nel 2024. Insomma, a fine gennaio 2023 sapremo. Nel frattempo potrebbe essere cambiata la proprietà dell’Inter, ed il Milan potrebbe aver coinvolto nuovi soci, anche se va detto che il 90% degli investitori ha in testa il mantra del nuovo stadio e quindi anche se arrivasse lo sceicco della situazione cambierebbe poco. Qualche ottimista parla del 2027, dimenticandosi che la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Invernali, il 6 febbraio 2026 nel San Siro attuale, non potrà svolgersi in mezzo a un cantiere, la realtà è che in ogni caso Inter e Milan cambieranno davvero stadio non prima del 2030.

Gestire l’aumento dei costi

Intanto i costi totali dell’operazione sono aumentati da 1,2 a 1,3 miliardi di euro, di cui 600 milioni per il solo stadio ed il resto per quella pomposamente definita «rigenerazione urbana» di 280.000 metri quadrati in un quartiere molto strano, con ville miliardarie a pochi metri da case popolari. Rigenerazione che consiste nella costruzione di una torre per uffici, di un grande centro commerciale, di un centro congressi e di aree verdi o comunque dedicate allo sport praticato. La vera novità degli ultimi giorni è che tutto sembra diventato trattabile, addirittura anche il progetto dello stadio che non sarà più la cosiddetta Cattedrale. Come ha spiegato il presidente del Milan, Paolo Scaroni, l’aumento dei prezzi dei materiali rende difficile stare dentro i 600 milioni, portando facilmente in zona 800. In altre parole, si sceglierà un progetto che consentirà di fare qualche economia.

Un privilegio per pochi

La capienza sarà comunque di 60.000 spettatori, di cui 12.500 definiti premium: posti venduti ad aziende, sponsor e tour operator, certo non destinati a chi è interessato soltanto a Inter e Milan. Ecco, per gli spettatori veri i posti diventeranno 47.500, contro i 75.817 attuali. Non occorre una grande scienza per capire come mai i club vogliano togliere ai propri tifosi il 37,3% dei posti attuali, visto che gli altri saranno venduti a prezzi ben più elevati. Nella stagione 2018-19, l’ultima completa senza limitazioni da Covid, l’Inter ebbe una media di 61.419 spettatori ed il Milan di 54.667. In sostanza i club, in verità non soltanto quelli milanesi, vogliono sostituire il tifoso e l’appassionato con l’azienda e il turista. Quindi con più incassi o meno contestazioni: cosa importa a un americano o a un arabo dei risultati di Inzaghi e Pioli? Il dirigente interista Mark van Huuksloot, presente al primo incontro del dibattito, ha spiegato che un eventuale terzo anello per arrivare a 75.000 posti farebbe aumentare i costi di 200 milioni, non se ne parla nemmeno.

Occhio alle possibili sorprese

E adesso? Il dibattito pubblico, nato per far digerire ai milanesi decisioni già prese, dopo gli ultimi sviluppi potrebbe riservare sorprese. Perché lo stadio non sarà quello previsto, perché i costi stanno lievitando, perché a Milano non c’è più richiesta di aree commerciali, perché le proprietà dei club sono incerte. Punto, quest’ultimo, che potrebbe essere l’unico motivo del no di Sala. Con Moratti e Berlusconi sarebbe evidentemente stata un’altra cosa, ma adesso il rischio è di ritrovarsi a metà del guado, con il vecchio stadio in aggiunta a un cantiere. E così l’ipotesi della ristrutturazione, vista dai club come il fumo negli occhi, potrebbe anche tornare al centro del dibattito. Tutti stanno bluffando, dai club che non hanno un vero piano B (Sesto San Giovanni non è Milano, soprattutto per uno straniero) al Comune che non ha mai pensato ad un utilizzo di San Siro che prescinda da Inter e Milan. Con la bella stagione che ormai dura sei mesi i concerti potrebbero raddoppiare, senza contare i grandi eventi di altri sport (dai motori alle trasferte della NFL in Europa, fino al rugby del Sei Nazioni) e l’idea mai tramontata di ospitare alcune partite della Juventus. In ogni caso fino al 2030, per chi vuole soltanto vedere le partite di Inter e Milan, non cambierà niente.