Il Lugano ripeterà il test del tampone

Il caso Zurigo ha fatto tremare il campionato svizzero. La Swiss Football League però ha deciso di non cedere. Si andrà avanti, costi quel che costi: salute dei giocatori ed equità del torneo, tanto per mettere lì due temi. Restiamo sul piano sanitario. In merito all’opportunità di obbligare i club di Super e Challenge League a sottoporre i propri giocatori e allenatori al test del coronavirus la Lega non ha fatto un cip. Con tanti saluti all’appello lanciato dal presidente dell’Assocalciatori Lucien Valloni e - aggiungiamo noi - al buonsenso suggerito dalla situazione. «Effettuare il tampone ogni 3-4 giorni è, a nostro avviso, l’unica soluzione per tutelare la salute di chi va in campo» sottolinea il team doctor del FC Lugano Marco Marano. Per quest’ultimo si è già persa una grande occasione nelle scorse 48 ore. «Alla luce della positività dei giocatori dello Zurigo, nel weekend il campionato andava interrotto, così da procedere ad esami a tappeto in tutte le società». Sappiamo come andata. A effettuare lo striscio è stato unicamente il Neuchâtel Xamax, avversario proprio degli zurighesi prima che venissero a galla i contagi di Kryeziu e poi di altri nove membri del club. Ma a fronte dell’immobilità della SFL anche il Lugano ha deciso di agire precauzionalmente. «Questa mattina ho incontrato il direttore generale Michele Campana per affrontare la questione» ci spiega Marano: «Al fine di disputare un finale di stagione più tranquillo abbiamo dunque deciso che nei prossimi giorni giocatori e staff ripeteranno il test del tampone». E sempre a proposito dello striscio. In altri campionati, come la virtuosa Bundesliga, in assenza di esami alla vigilia di ogni match alle squadre non era concesso di scendere sul terreno da gioco. Perché da noi è così impensabile adottare un simile protocollo? Marano offre due chiavi di lettura. «Iniziamo dal discorso sportivo, che si somma alla debolezza e alla mancanza di coraggio dei vertici della Swiss Football League. Non voglio insinuare nulla, ma è chiaro che chi sta lottando per determinati obiettivi forse non sente l’esigenza di procedere a esami medici regolari che potrebbero mettere fuori gioco parte della propria rosa». L’analisi del team doctor bianconero si sposta quindi sul piano finanziario. «In Germania è la Federazione che obbliga i club a eseguire i tamponi. E per questa ragione partecipa ai relativi costi. Da noi la Lega ha deciso diversamente, anche se - a differenza di fine maggio - ora ritengo che la spesa per procedere a valutazioni costanti sia diventata sostenibile». Marano chiarisce il concetto: «Sei settimane fa il test del tampone costava 90 franchi a persona. E considerate che in caso di esame vanno sottoposte allo striscio 40-45 persone. Non solo i giocatori. Ora però, d’accordo con la Confederazione, il prezzo per il test del tampone è passato a 50 franchi cadauno. Si tratterebbe insomma di 2.000-2.500 per ogni sessione di esame. Una cifra accettabile se anche la Swiss Football League facesse la sua parte». Già, peccato che sul tema il comitato direttivo non abbia fatto un cip. Costi quel che costi.