Il ritorno di Maria Macrì: «Cornaredo è casa mia»
A volte ritornano. Maria Macrì, già giocatrice, vice allenatrice e head coach delle U18 e U19 dell’allora Rapid Lugano femminile è tornata in quella casa che l’ha vista protagonista per un decennio come giocatrice e che ora si chiama FC Lugano Femminile.
Chiamata il 20 ottobre a sostituire Giuseppe Gerosa sulla panchina bianconera, la 54.enne di Como ha avuto pochissimo tempo per dare una prima impronta alla sua giovane squadra e il debutto è stato difficile. Dieci giorni più tardi il Lugano è infatti stato battuto a Cornaredo dallo Young Boys per 2-0, nella sfida valida per la settima giornata della Women’s Super League. L’allenatrice italiana, tuttavia, è soddisfatta: «La squadra è in crescita», ci ha confidato. «Nel poco tempo a disposizione ho volutamente lavorato sull’organizzazione difensiva, e ora ho iniziato ad occuparmi del reparto offensivo. Facciamo fatica a concludere, ma le ragazze sono giovani e si applicano. Per me, in questo momento, è sufficiente». Tra dieci giorni ci sarà lo scontro diretto in trasferta contro l’Yverdon. Maria Macrì avrà avuto modo di lavorare più in profondità, iniziando a distribuire il suo sapere. «Contro le bernesi ho visto un grande impegno, abbiamo lottato sino alla fine, non ci siamo demoralizzate malgrado i gol subiti. Sono positiva».
Diploma UEFA nel curriculum
Durante i due lustri trascorsi a Cornaredo come giocatrice leader del Rapid Lugano tra il 1998 e il 2008, nel 2001 Maria Macrì inizia a studiare da allenatrice. «Ho cominciato con il diploma di istruttore per i bambini e nel 2005 ho ottenuto quello per i giovani calciatori UEFA C con metodo GAG (Globale Analitico Globale, impiegato in Svizzera, Canada e Belgio nelle scuole calcio, ndr.), che mi ha permesso di allenare le U18 e U19, ma soprattutto di diventare vice allenatrice della prima squadra per cinque anni. Il diploma di istruttore di giovani calciatori UEFA B è poi arrivato nel 2010, sempre in Svizzera». Ma Macrì, che dice di essere nata in una placenta fatta di «cuoio» tanta è la passione per questa disciplina, non si è fermata lì: nel 2015 si iscrive a Coverciano al corso UEFA A, conseguendo il patentino a fine gennaio 2016.
Carattere e caratteristiche
Bomber di razza quando giocava, allenatrice dal bagaglio importante ora che sta in panchina. «Ricordo che all’asilo già giocavo a calcio, con suor Felicita. La passione è nata insieme a me, non ho avuto scelta». Dal carattere deciso, Maria Macrì ha sempre vestito i panni della leader, qualsiasi casacca abbia indossato. «Come giocatrice i momenti più belli sono stati la vittoria della Coppa Italia con il Como e la quella della classifica cannonieri con il Lugano». In mezzo, tanta esperienza acquisita.
Tornare sulle rive del Ceresio «è stato come riaprire il portone di casa. È stata una questione di cuore. So di poter portare la mia positività e vorrei allenare divertendomi e facendo divertire le ragazze. Vorrei insegnare loro a giocare con coraggio e che scoprano di essere migliorate dopo ogni metro di campo percorso». Parole sincere, che definiscono anche le caratteristiche tecniche dell’allenatrice: «Punto sulla praticità: meglio fare un passaggio in meno e fare gol prima delle altre. Nella mia filosofia ci sono intensità e aggressività, ma anche la mentalità difensiva».
Un lungo digiuno
Tredici anni lontano dal mondo del calcio svizzero sono tanti. Tuttavia il calcio è calcio: «Ho continuato a tenermi aggiornata sul Lugano e sul campionato. Ho accettato la panchina bianconera convinta della mia scelta e di poter migliorare la situazione in cui la squadra si trova (penultimo posto, ndr.). Inoltre vorrei portare la mia mentalità, il mio modo di vedere il calcio e, soprattutto, il mio modo di rispettare chi ci vive: gli arbitri, le avversarie, le persone in generale. Troppo spesso si esasperano le situazioni e si perdono di vista l’obiettività e la coerenza».
Un mondo maschile
Tema delicato quello del calcio al femminile e quello delle allenatrici donne, che praticamente non hanno panchine nel calcio degli uomini. «Purtroppo si pensa sempre che siamo delle incapaci. Dobbiamo sempre dimostrare più di quanto faccia un uomo, a cui è concesso tutto. Nemmeno tra i dirigenti ci sono molte donne. Ora che il calcio femminile sta vivendo una crescita importante, però, piace anche a quegli allenatori che per anni lo hanno ignorato».