Ildefonso Lima, capitano coraggioso

ANDORRA LA VELLA - Da queste parti è un autentico mito: capitano della nazionale con 102 presenze (insegue il record, detenuto da Oscar Soneijee con 106 selezioni) e tra i pochissimi giocatori andorrani a potersi definire professionisti, l'ex granata Ildefonso Lima Sola, a 36 anni e dopo aver vagato per l'Europa, è tornato a casa nel 2012.
«A Bellinzona ho vissuto due splendidi anni e anche la mia famiglia ha un piacevole ricordo nel nostro passaggio in Svizzera. Peccato che l'avventura si sia conclusa con la retrocessione dopo lo spareggio col Servette. Tornai alla Triestina nell'estate del 2011, ma la società fallì e così sono rientrato a casa. Qui ad Andorra si sta bene, col calcio riesco a vivere. Certo i soldi mi bastano per comprarmi una Seat, non una Mercedes, ma una partita di calcio dura pochi minuti in confronto alla vita e io sto bene» dice Ildefonso con la sua simpatia travolgente. Oggi l'ex granata milita nel Santa Coloma, secondo dopo tre turni di campionato, la squadra più titolata del Principato.
«Ho seguito le vicende del Bellinzona, il suo fallimento mi è sembrato incredibile. Giulini era una persona per bene, mi sembrava pieno di soldi. Cos'è successo?» chiede Lima senza ricevere risposta.
Il difensore con 10 gol segnati è il miglior marcatore della nazionale andorrana «ma anche in Svizzera segnavo: 4 reti in due campionati, non male. E ti ricordi lo spareggio contro il Lugano, quando Morinini m'inventò centravanti? Sembrava una follia, un'improvvisazione, ma avevamo provato la mossa durante tutta la settimana. Quella volta ci salvammo, l'anno dopo invece ricordo ancora la partita scandalosa contro il San Gallo e quell'arbitro, Laperrière! Non ci volevano bene: Bellinzona è una città piccola, non aveva lo stadio, eravamo un fastidio per la Lega» racconta tra il divertito e l'amareggiato Lima Sola.
«Stasera non abbiamo molte speranze contro la Svizzera, anzi, per la verità non ne abbiamo quasi contro nessuno, ma non siate severi con noi. Cosa vuoi, siamo una popolazione di 30 mila abitanti, non è possibile creare una buona squadra di calcio in queste condizioni. Pensa che non giochiamo nemmeno in uno stadio per il calcio, che qui non conta nulla, ma in quello del rugby» continua il capitano di Andorra. All'orizzonte non sembrano nemmeno esserci prospettive di sviluppo. «I giovani arrivano troppo presto nelle squadre di A, dovrebbero partire per imparare, ma si accontentano e restano qui. Il nostro campionato è noioso, giochiamo sempre tra le stesse squadre. Però la nazionale a me piace: anche se collezioniamo batoste, mi diverto e considero un onore far parte della squadra. Ho vissuto bellissimi momenti, per esempio incontrando il grande Ronaldo, dico quello del Brasile, non del Portogallo».Già, ma quello del Portogallo vi ha fatto male, obietto.
«È un signorino, non puoi toccarlo che finisce a terra e urla. Ha fatto espellere un mio compagno per una sceneggiata. Non credo ce ne fosse bisogno. Gli uomini veri e intelligenti non si comportano come lui» taglia corto Ildefonso.
E con la Svizzera come la mettiamo? «Conosco una buona parte dei giocatori, ho giocato contro Xhaka, Mehmedi, Rodriguez. Sono ottimi calciatori e attraversano un momento di forma eccellente. Noi ci difenderemo come possiamo, l'ho detto anche ai miei amici di Bellinzona. Ogni tanto li sento sai? E torno giù da voi. Che bei ricordi!».