Il personaggio

Ivan il Terribile, l’instancabile uomo dei record

Perisic, il giocatore «a tutta fascia», è tra i simboli di una Croazia mai doma – Questa sera la semifinale contro l’Argentina di Messi, l’unico giocatore insieme a lui e Mbappé ad aver contribuito a più reti ai Mondiali dal 2014
Oltre alle sue spiccate doti offensive, il giocatore del Tottenham offre alle squadre in cui milita un prezioso apporto in fase difensiva. © REUTERS/BAGU BLANCO
Massimo Solari
13.12.2022 06:00

Veste la maglia numero 4. Un numero umile. Che non si accosterebbe a un goleador o una pedina offensiva. Ivan Perisic, però, è questo. Anche questo. Instancabile lavoratore, lì sulla sinistra. All’occorrenza pure a destra. Su e giù. Nel ruolo di «tuttofascista». Un ruolo che pochi altri giocatori al mondo sanno interpretare con la stessa efficacia. E dire che Antonio Conte, appena sbarcato sulla panchina dell’Inter nell’estate del 2019, non lo ritenne all’altezza del compito. «Non penso sia adatto per fare il ruolo che gli chiedo» le parole del tecnico dopo un’amichevole estiva contro lo United. «Quindi l’unico posto in cui può giostrare in questo momento è quello di attaccante». Già. Oggi, al Tottenham, Perisic è uno dei soldati più preziosi dell’allenatore italiano. Il quale, tornando ai nerazzurri, si sarebbe ricreduto nel giro di un anno. Rientrato dal prestito al Bayern Monaco, il croato animò come pochi il 3-5-2 (o 3-4-1-2) contiano. In tanti, forse tutti, rimpiangono l’addio obbligato della scorsa estate.

Trascinatore già nel 2018

A Perisic, suggerivamo, piace correre. Ma sarebbe ingeneroso e scorretto ridurre le prestazioni del 33.enne a gamba e abnegazione. No, assist e reti arricchiscono il curriculum vitae dell’esterno. Anche alla voce «grandi tornei». Perisic, per dire, ha firmato il cruciale pareggio contro il Giappone, negli ottavi di finale poi vinti ai rigori. Ma aveva lasciato il segno anche sui tabellini dell’edizione 2014 - contro Camerun e Messico - e soprattutto del 2018. Ivan trascinò la Croazia sino all’atto conclusivo, bucando l’Islanda nella fase a gironi, l’Inghilterra in semifinale e pure la Francia in finale, per il provvisorio 1-1.

«Spesso sento dire che la nazionale sta aspettando Perisic. Ma lui è sempre presente» ha sottolineato nelle scorse ore il ct Zlatko Dalic. «Ivan segna sempre gol cruciali e importanti. Quando le cose non vanno bene e tutti pensano che non c’è più nulla da fare, puntualmente lui emerge. È un anello importante della squadra». E, per l’appunto, i numeri non mentono. Con sei gol e quattro assist in tre Mondiali, Ivan Perisic è il terzo giocatore più incisivo della competizione dal 2014 in avanti. Gli altri? Beh, Lionel Messi (9 reti e 5 suggerimenti) e Kylian Mbappé (9 gol e tre assist).

«Ah, ora mi parlate di Hakimi»

La grandezza di Perisic può essere misurata anche su scala nazionale. Con la citata rete al Giappone, l’esterno croato ha in effetti raggiunto sua maestà Davor Suker, autore di sei reti nella clamorosa edizione del 1998 chiusa al terzo posto. Curiosità: il capocannoniere del torneo disputato in Francia rimase a secco in una sola gara, la terza del girone H. Contro l’Argentina. Alla vigilia dalla semifinale al cospetto dell’Albiceleste e a una rete dalla leggenda, Perisic ha preferito tuttavia tenere i piedi per terra. Come sempre umile. «Onestamente non mi interessano i record. L’unica cosa che mi interessa è che la Croazia vinca. Se pensassi ai primati individuali non difenderei né lotterei per la squadra». Un lavoro a volte premiato dalle luci dei riflettori, a volte invece oscuro ma non meno prezioso. Prendete proprio Qatar 2022 e uniteci la domanda di un giornalista croato, posta alla vigilia della semifinale: «Ora venite a chiedermi come è stato possibile contenere Hakimi, Raphinha e Neymar, ma dopo il pareggio al debutto non ricordo foste così soddisfatti. E invece guardate dov’è arrivato il Marocco. Ogni formazione ha degli ottimi esterni. L’aspetto difensivo, però, rimane cruciale - se non prioritario - qualora si ambisce a vincere la Coppa del Mondo».

Le ultime partite di Croazia e Argentina, per altro, hanno confermato una delle tendenze più vistose del torneo in corso: a decidere gli incontri sono sovente le giocate sulle fasce. Da un lato Molina che dalla destra crede a una magia di Messi. Dall’altro Petkovic che tramuta in oro un traversone dalla sinistra di Orsic. Al Lusail Stadium, fossimo nei sudamericani, terremo comunque d’occhio il numero 4. Ivan «il Terribile», l’instancabile uomo dei record.

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