La festa degli altri: la lunga notte granata del Servette
La notte, per i tifosi ginevrini, è stata corta. Anzi, cortissima. «Il mio capo si incazzerà lunedì mattina, ma non importa» ha detto sorridendo un fan sfegatato del Servette allo Stade de Genève, sede dei festeggiamenti per la Coppa Svizzera vinta ai danni del Lugano e, soprattutto, luogo d'incontro fra la marea granata e i giocatori. «È tutto troppo bello». Eccezionalmente, ha aggiunto il tifoso, «i miei figli andranno a letto a notte fonda. Anche se c'è scuola». Già, impossibile perdersi la festa: esagerata, lunghissima, bellissima. E logica, considerando che il Servette aspettava un sorriso da ventitré anni.
La stanchezza, domenica sera, ha attraversato più di un tifoso del Servette di rientro da Berna. Anche perché molti, proprio come i tifosi del Lugano, si sono alzati alle 5 o alle 6 per esserci. Eppure, la vittoria ha fatto passare la fatica in secondo piano. Domenica sera, alla stazione di Cornavin, era tutto uno sventolio di bandiere granata e cori. Di più, è stato intonato a più riprese anche l'inno del Canton Ginevra, Cé qu'è lainô, a conferma che il successo del Servette non è stato solo un successo cittadino ma, appunto, cantonale. «È incredibile, non ho più voce» ha sentenziato Ibo, un altro tifoso, alla Tribune de Genève. «Ai rigori ce la siamo cavata una volta, poi due. Un mio amico mi ha detto che non c'è due senza tre, ma io non potevo crederci. Che finale».
L'incredibile suspense dal dischetto e quell'interminabile sequenza di 24 rigori, anche a distanza di ore, ieri sera erano sulla bocca di tutti: «Ho rischiato più volte l'infarto e credo di aver perso dieci anni di vita» ha ribadito un giovane tifoso. «A fine partita, eravamo abbastanza invecchiati per godere della pensione» ha aggiunto un amico.
I supplementari e i successivi rigori, ha sottolineato sempre la Tribune de Genève, ha messo a dura prova i cuori dei tifosi ma anche la puntualità delle FFS e l'organizzazione dei treni speciali. Il ritardo di alcuni convogli ha spinto gli ultras ad annullare il corteo verso la Praille, lo stadio, con ogni tifoso che a quel punto si è arrangiato per conto proprio. C'è chi ha preso il tram, chi ha inforcato la bici e chi, ancora, si è avviato di corsa. Gli eroi di Berna sono infine giunti allo Stade de Genève alle 22. Accolti da fuochi d'artificio, fumogeni e applausi. Circa un migliaio i tifosi. Quindi le canzoni, con l'immancabile We Are The Champions dei Queen e l'oramai classica reinterpretazione di Freed From Desire al grido «Servette is on fire». I più audaci hanno fatto mattina al Village du Soir, rimasto aperto per l'occasione. Gli altri, dopo i meritati bagordi, si sono incamminati verso casa. Stanchi, ma felici. «Il Servette è il miglior club del mondo, lo abbiamo dimostrato con questa vittoria».