La storia

La maxi-festa scudetto dell'Inter? Un affare ticinese

Guidati dal vulcanico presidente Leo Vinelli, molti esponenti dell'Inter Club JZ4 «Non mollare mai» di Cadenazzo saranno a San Siro e poi in Piazza Duomo domani
© Marco Ottico/LaPresse
Marcello Pelizzari
27.04.2024 19:30

La passerella contro il Torino all’ora di pranzo. Poi la parata su due bus scoperti e, infine, la maxi-festa in Piazza Duomo. Sì, per lo scudetto della seconda stella, il numero 20 della sua storia, l’Inter ha fatto (e farà) le cose in grande. La stagione dei nerazzurri è stata un crescendo di emozioni. E quella matematica certezza arrivata nel derby contro il Milan, beh, è stata la classica ciliegina su una torta dolcissima e buonissima. 

Leo Vinelli con Yann Sommer.
Leo Vinelli con Yann Sommer.

A festeggiare, domani, ci sarà anche lui. Leo Vinelli, fondatore e presidente dell’Inter Club JZ4 «Non mollare mai» di Cadenazzo. «Il terzo Inter Club più grande al mondo al di fuori di quelli italiani» ci tiene a sottolineare durante la nostra chiacchierata. Lo abbiamo chiamato proprio per capire e comprendere le sensazioni dei tifosi interisti. Sia pensando a ciò che è stato sia, soprattutto, pensando a ciò che sarà. Alla festa, appunto. Splendida. Infinita. A tinte nerazzurre. «Se possibile, farei una piccola premessa» esordisce Vinelli. «Questo, per me, è in tutto e per tutto lo scudetto di Hakan Calhanoglu. È stato l’uomo chiave, al di là del fatto che oramai è un idolo del popolo interista. Io, di mio, me ne sono innamorato. Anche per l’umiltà e la correttezza che dimostra di avere. Nel derby, lunedì, ha fatto una partita di sacrificio mostruosa. Era quello che, più di tutti, visto anche il suo vissuto sulla sponda milanista, ci teneva a vincere questo scudetto. Diciamo che si è ripreso con gli interessi quello che gli era stato tolto due anni fa, con il titolo finito al Milan. Per lui, ma direi per tutti noi nerazzurri, è stata una doppia soddisfazione: lo scudetto numero 20, quello della seconda stella, nella casa del Diavolo».

Una casa che Vinelli, mettiamola così, ha voluto rispettare. «Avevo la possibilità di andare a San Siro, sì, ma non mi sembrava giusto. Anche pensando ai miei compagni di Inter Club. Però ero ed eravamo a Milano, perché sotto sotto noi sentivamo che sarebbe arrivata una vittoria. E guai se ci fossimo persi i festeggiamenti al Duomo. E in Piazza, credetemi, è stato bellissimo. L’intera città, d’altro canto, era colorata di nerazzurro. Gli interisti, poi, avevano una gran voglia di festeggiare visto che l’ultimo scudetto risaliva ancora all’epoca COVID. Vincere così, poi, non ha prezzo: sono sei partite di fila che battiamo i cugini. Che cosa vuoi di più dalla vita?».

La festa al Duomo dopo il derby contro il Milan.
La festa al Duomo dopo il derby contro il Milan.

Simone Inzaghi, a lungo criticato anche dai tifosi interisti proprio per non aver ancora vinto lo scudetto, ora può sorridere. E rifarsi di tante, troppi giudizi negativi nei suoi confronti. «È stato un fenomeno» dice Vinelli. «E con lui l’Inter nel suo insieme. Siamo ripartiti dalle lacrime di due anni fa, quando lo scudetto ci sfuggì a Bologna. Siamo passati da molti titoli e da una finale di Champions a Istanbul. Io capii proprio nel 2022, da quelle lacrime, che eravamo forti e che lo saremmo stati per molto tempo. Cominciò tutto lì, con i giocatori sotto la curva, tristi. La cosa che mi rende più felice, al di là delle vittorie, è il gioco. Inzaghi ci ha dato un gioco. Siamo belli da vedere. Perfino più belli dell’anno del Triplete. Peccato che alcuni addetti ai lavori, Pioli in primis, non abbiano riconosciuto la nostra superiorità. Pazienza. Quanto agli juventini e alla famosa Marotta League, legata a presunti favori arbitrali di cui avremmo goduto, a me sembra che il mondo si sia completamente rovesciato».

E l’Inter Club di Vinelli, grazie a questo scudetto ma anche ai titoli che l’Inter ha messo assieme negli ultimi anni, quanto è cresciuto? «Siamo arrivati a 850 soci» risponde il nostro interlocutore. «Significa che non solo siamo il primo Inter Club in Svizzera, ma anche il terzo al mondo se escludiamo quelli italiani. Il ciclo aperto da Inzaghi ha avvicinato moltissime persone alla nostra sede di Cadenazzo. Molto, devo dire, ha fatto quel gatto di Yann Sommer. Non solo si è dimostrato un portiere eccezionale, contribuendo allo scudetto, ma dopo averlo conosciuto posso dire che è una persona fantastica. Ci siamo visti anche la sera del derby, visto che mi sono intrufolato alla festa allo Sheraton dopo aver brindato al Duomo».

Un giro sul bus…
Un giro sul bus…

A proposito di festa, come sarà la giornata di Vinelli e dei suoi colleghi di Inter Club, domani? «Sarà lunga, direi pure lunghissima. Ma sarà splendida. Abbiamo organizzato due pullman dal Ticino, gli altri arriveranno con le loro macchine. Il ritrovo sarà a San Siro per la partita, ma non vediamo l’ora di tornare al Duomo e goderci una serata con i nostri beniamini». L’altro appuntamento segnato in rosso sul calendario, per contro, è quello del 2 giugno: «L’Inter Club JZ4 organizzerà una festa in Ticino, al campo di Sementina, per celebrare questa stagione fantastica e per guardare con ottimismo alla prossima». Quindi, la chiosa: «Sono benvenuti anche i milanisti, ma solo quelli sportivi» conclude, ridendo, Vinelli.

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