La nuova Champions League, da passerella a spauracchio
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La Champions League si appresta ad abbracciare il sesto turno della «fase a campionato». Ed è un po’ come se stesse per iniziare il famigerato settimo game, uno dei principali crocevia durante i match di tennis, stando a statistiche più o meno solide. Più che a un bivio, però, Paris Saint-Germain e Real Madrid si trovano sull’orlo di un burrone, instabili e svestiti della tradizionale sicumera che - almeno sino a Natale - tende ad avvolgere le grandi d’Europa. Blancos e parigini sono le principali vittime del nuovo formato della massima competizione per club del continente, che ha nel 24. posto il confine oltre il quale la speranza finirà per trasformarsi in delusione, persino in vergogna. È una bellissima notizia.
Il 24. posto
Ovviamente gli equilibri potrebbero ancora cambiare. Forse sono destinati a farlo. Sta di fatto che, perlomeno sino a qui, la principale critica mossa al torneo rivoluzionato dall’UEFA non regge. E cioè che l’allargamento a 36 squadre e l’eliminazione dei tradizionali gironi da quattro avrebbero trasformato la prima parte della Champions in una sorta di passerella. O una vetrina, scintillante indipendentemente dalla merce esposta. Dai risultati, insomma.
Non sembra essere il caso. Il Real Madrid, campione in carica, occupa il 24. posto con 7 punti, uno in meno di Dinamo Zagabria, Bruges e Feyenoord. Il PSG si trova addirittura un gradino sotto, a quota 4, momentaneamente escluso dalla zona «playoff», rete di sicurezza creata dall’UEFA per cercare di non smarrire anzitempo per strada i top club. Ecco, appunto: sta accadendo. E il mix d’imprevedibilità e controprestazioni che potrebbe esplodere tra le mani della stessa UEFA non risparmia pure il Manchester City, a oggi 17. con 8 punti.
A Bergamo da sfavoriti
Dicevamo del settimo game. Uno dei punti più pesanti della sua sfida europea, il Real se lo gioca domani sera contro l’Atalanta, lei sì splendida protagonista della nuova Champions League. La squadra di Gasperini, quinta forza del «classificone» con 11 punti, attende Mbappé e compagni a Bergamo. E, a questo punto e alla luce della leadership in Serie A, con l’etichetta di favorita. Non è un caso dunque che in casa madrilena ci si aggrappi alle due gare di gennaio, appendice fastidiosa per tradizionalisti e detrattori dei calendari intasati, e però anche appiglio disperato. Nelle ultime due curve della prima fase, il Real se la vedrà infatti con Salisburgo e Brest. E sei punti basterebbero per accedere ai sedicesimi. Direttamente agli ottavi, lo ricordiamo, andranno invece le prime otto.
Anche il City balbetta
Proprio il Salisburgo, in difficoltà ma non ancora spacciato, ospita il PSG. E per gli uomini di Luis Enrique i tre punti sono tanto obbligatori, quanto non salvifici. Il calendario d’inizio 2025, in effetti, recita Manchester City al Parco dei principi ed epilogo a Stoccarda. No, non esattamente delle passeggiate. Anche perché, come accennato, il City non può speculare in alcun modo. In piena crisi di risultati sia sul piano internazionale, sia in Premier League, il club inglese affronta oltretutto una trasferta ostica, mercoledì allo Stadium, contro una Juventus pure affamata di punti e riscatto.
La differenza reti
Ah, dimenticavamo la differenza reti. Che conterà, eccome, dal momento che un arrivo a pari punti a cavallo della 24. posizione è probabilissimo. Real Madrid e PSG non hanno convinto pure su questo piano e nel quadro di un torneo che non sta lesinando sullo spettacolo. Rispetto alle scorse edizioni, alla vecchia Champions, la media di reti a partita è aumentata, attestandosi a 3,2. Ebbene, molti di questi gol hanno trafitto la porta dello Young Boys, in imbarazzo e troppo piccolo per sostenere la grandezza della più prestigiosa competizione per club. Real e PSG, loro, possono ancora salvare game, set e match.