La qualificazione c'è, l'entusiasmo no: «Ma questi traguardi non sono scontati»
Doveva essere una festa. Agognata. Sofferta, certo. Ma infine, ce lo si auspicava, meritata. Invece, persino nel momento più importante, la Svizzera ha di nuovo tradito. Omeglio, deluso. Sì, perché al St. Jakob-Park di Basilea, la Nazionale rossocrociata è effettivamente riuscita a staccare la qualificazione per l’Europeo tedesco del prossimo anno. Gli elvetici, dunque, prenderanno parte alla sesta grande manifestazione consecutiva. Eppure allo «Joggeli», al netto di questo traguardo, di grandi celebrazioni non ce ne sono state. Se si esclude ovviamente l’incontenibile gioia del popolo kosovaro - in stragrande maggioranza sulle tribune dello stadio basilese - per l’ennesimo pareggio strappato ai padroni di casa. Quella ottenuta in terra renana, insomma, verrà verosimilmente ricordata come la qualificazione più mesta della storia elvetica. Sancita, più che dal punto interno contro i dardani, dal contemporaneo k.o. di Israele contro la Romania.
«Questi traguardi vanno sempre celebrati»
Al contrario dei rumeni, pure loro certi di volare in Germania, Xhaka e compagni hanno dal canto loro nuovamente deluso. La selezione di Murat Yakin, di fatto, ha una volta di più inscenato il copione già proposto nelle ultime uscite. Al vantaggio di Vargas, detto altrimenti, ha risposto Hyseni nel finale. Sancendo l’ennesima rimonta incassata in extremis. E dire che per la pochezza dell’avversario, volenteroso ma limitato, la serata sarebbe potuta finire in maniera diversa. Invece l’auspicata concretezza sotto porta, richiesta a gran voce da «Muri» alla vigilia, non si è fatta vedere. Così come la fame di vittoria necessaria in contesti simili.
«Ancora una volta non abbiamo sfruttato le tante occasioni create - ha rilevato il ct a fine incontro, ai microfoni della RSI-. E ancora una volta sul piano della tenuta difensiva non siamo stati impeccabili. Sono tuttavia molto contento per questa qualificazione a Euro 2024, giunta con una giornata d’anticipo». La felicità, suggerivamo, è parsa comunque relativa nell’immediato post-partita. Tanto che a effettuare il classico giro di campo per gli applausi di rito, ancor prima dei rossocrociati, sono stati i giocatori kosovari. «Ma una qualificazione ad un grande torneo, a prescindere dal modo in cui è stata ottenuta, va sempre festeggiata - ha rilevato Xherdan Shaqiri -. Per questo non mi spiego il motivo per cui non tutti i miei compagni di squadra l’abbiano accolta allo stesso modo. Anche perché, detto che ovviamente siamo consapevoli che non è stata la nostra miglior campagna di avvicinamento a un grande evento, non è altresì scontato che la Svizzera riesca sempre a staccare il biglietto per un grande torneo. Da questo punto di vista l’obiettivo è stato raggiunto».
Già. I modi, tuttavia, non mancheranno di far discutere anche nei prossimi giorni. La posizione del selezionatore Murat Yakin, già traballante, non si è di certo fatta più salda dopo l’1-1 col Kosovo. E il rinnovo automatico sino a fine Europeo, scattato dopo la qualificazione, potrebbe non bastare. Specie se martedì dovesse giungere un’altra delusione contro la Romania.
Il migliore: Ruben Vargas
Il 25.enne lucernese è per distacco il più brillante. Gol a parte, mette lo zampino in ogni azione pericolosa.
I peggiori: Manuel Akanji e Nico Elvedi
Entrambi sorpresi a più riprese durante il confronto, si fanno clamorosamente infilare sull’1-1 di Hyseni.