Euro 2024

La Svizzera è in fiducia, ma ora l’Italia ha meno paura

Rossocrociati e azzurri guardano al match di Berlino con sentimenti differenti - Da un lato la consapevolezza, dall’altro il sollievo - Il ct Murat Yakin: «La verità, però, è che adesso comincia un nuovo torneo»
Granit Xhaka discute con il ct Murat Yakin. ©PETER KLAUNZER
Massimo Solari
26.06.2024 06:00

Non è ancora il momento delle farfalle nello stomaco. Dei nervi tesi e dell’insostenibile attesa. Svizzera-Italia si staglia all’orizzonte, certo, ma Berlino è lontana. A distanza di sicurezza dal cuore. I punti di riferimento più vicini, al contrario, affondano le radici nella prima settimana di Euro 2024. E spingono il commissario tecnico della Nazionale Murat Yakin ha inquadrare così l’ottavo di finale di sabato: «Naturalmente ho seguito il match degli azzurri a Lipsia. Ho osservato il sistema di gioco di Luciano Spalletti, le sue idee sul piano tattico. E i prossimi giorni ci serviranno per capire qual è la migliore impostazione per affrontare l’Italia». Per il selezionatore elvetico, in ogni caso, «anche l’avversario sarà chiamato a fare i compiti. A studiarci. Per quanto ci riguarda molte cose stanno funzionando. Anche se ora inizia un nuovo torneo». Durante la fase a gironi Yakin ha sempre apportato qualche correttivo. E lo stesso, all’ultima curva, ha fatto Spalletti. «Dagli ottavi in avanti, però, non conta solo la tattica. No, entrano in gioco pure gli aspetti nervosi, le emozioni. Le qualità e i mezzi per gestirli, ad ogni modo, non ci mancano».

Senza Widmer e Calafiori

Che partita sarà, dunque, Svizzera-Italia. Beh, ad affrontarsi sono due compagini che fondano le proprie certezze nella fase difensiva. Sarà quindi interessante osservare chi, fra rossocrociati e azzurri, prenderà l’iniziativa e chi invece farà leva sul gioco di transizione. La consapevolezza maturata da Xhaka e compagni durante la fase a gironi, a fronte dei balbettii degli uomini di Spalletti, potrebbe suggerire il primo scenario. Con gli elvetici, dunque, alla ricerca del possesso. Sì, potrebbe essere pericoloso, ma rinunciare al controllo delle operazioni significherebbe in un certo senso snaturarsi.

Ciascuna formazione, comunque, dovrà correggere il tiro. Forzatamente. In casa Svizzera mancherà il diffidato Silvan Widmer, generoso e affidabile cursore di destra. Spalletti da parte sua sarà chiamato a ridisegnare ancora il reparto arretrato. Dopo essere passato dalla difesa a quattro a quella a tre, inserendo Matteo Darmian contro la Croazia, il ct italiano non potrà schierare Riccardo Calafiori. Pure il roccioso giocatore del Bologna - in lacrime al termine del match di Lipsia - ha visto due volte giallo. E al suo posto, a questo punto, potrebbe toccare allo spigoloso centrale della Roma Gianluca Mancini. Che cosa dire: già immaginiamo i duelli senza esclusione di colpi con Breel Embolo.

La scossa di Zaccagni

C’è poi la variabile atletica. Parliamo di due squadre disposte a soffrire. L’Italia è stata costretta a farlo al cospetto di Spagna e Croazia. La Svizzera ha dato il meglio di sé in termini di carattere e solidarietà contro la Germania. L’ottavo di Berlino è ad ogni modo in agenda a distanza di sicurezza dalle ultime fatiche. Tradotto: il recupero atletico non è in discussione, mentre diverso potrebbe essere il discorso sul piano nervoso. Le emozioni positive con le quali rossocrociati e azzurri hanno chiuso i rispettivi gruppi andranno scemando. E gli staff tecnici avranno dunque il compito di non prestare il fianco a qualsivoglia appagamento.

Resta da capire in che misura la qualificazione per certi versi disperata potrebbe tramutarsi in un valore aggiunto per l’Italia. Paradossalmente, infatti, gli azzurri hanno assolto la missione più complicata. Il peggio è alle spalle. Mentre il gol a tempo scaduto firmato da Mattia Zaccagni rischia insomma di aver cancellato la tensione e scosso una volta per tutte l’ambiente. Toccherà alla nazionale elvetica, quindi, cercare di far dubitare di nuovo gli italiani.

Atteggiamento decisivo

L’assetto tattico delle due selezioni, va da sé, contribuirà all’intrigo. Yakin, su questo terreno, è tornato a esaltarsi, proponendo mosse a sorpresa a ogni incontro disputato. Spalletti e la scuola italiana, però, sono tutto fuorché sprovveduti. E la finale di Europa League tra Atalanta e Bayer Leverkusen potrebbe offrire differenti spunti all’allenatore toscano circa i margini per limitare il raggio d’azione e la personalità di Xhaka. Il nostro capitano, comunque, ha mostrato e continua a mostrare enorme sicurezza. Per dire: domenica sera a Francoforte il linguaggio del corpo del numero 10 rossocrociato ha mostrato la via al resto della squadra più delle sue giocate. D’altronde, sarà anche (e forse soprattutto) una questione di atteggiamento, di convinzione. I precedenti ancora freschi e cosa hanno comportato su un fronte e sull’altro costituiscono invece ingredienti di contorno. Ripensando all’ultimo scontro in un grande torneo - a Euro 2020 - a cambiare volto è stata in particolare l’Italia. Rispetto a quella selezione capace di darci una lezione di calcio, l’attuale undici spallettiano - come accennato - sembra più a suo agio con una difesa a tre e conferma solo 4-5 pedine: Donnarumma in porta, Di Lorenzo sulla destra, Jorginho e Barella in mediana, e all’occorrenza pure Chiesa in attacco. La Svizzera è da parte sua una sorta di derivato. Basti pensare al ritorno al 3-4-3 tanto caro a Vladimir Petkovic e gli elementi ancora in campo: Sommer, Akanji, Schär, Xhaka, Freuler, Rodriguez ed Embolo.

Quando Murat sorprese Luciano

Una curiosità per finire: Murat Yakin e Luciano Spalletti si sono già incontrati. Sì, nel lontano 2013. Parliamo di un doppio incrocio, nell’ambito degli ottavi di finale (toh, il caso) di Europa League. Chi ebbe la meglio? Beh, il commissario tecnico rossocrociato, all’epoca alla guida del Basilea, poi condotto sino in semifinale. Spalletti da parte sua allenava lo Zenit San Pietroburgo. Invero ci fu una vittoria per parte. Ma il 2-0 dell’andata, maturato al St. Jakob Park, fece la differenza. In Russia, il 14 marzo, non bastò insomma l’1-0 a favore dei padroni di casa. La sfida, comunque, non interessò solo i due selezionatori. In campo, con la maglia renana, scesero pure Fabian Schär e Yann Sommer. Di più: il portierone rossocrociato si rivelò provvidenziale nella gara di ritorno, bloccando un rigore di Shirokov a ridosso del novantesimo. Otto anni più tardi, nel quadro delle qualificazioni ai Mondiali in Qatar, avrebbe ipnotizzato due volte Jorginho, a Basilea e all’Olimpico di Roma.

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