La vera rivoluzione
La lega ha appena dato l’annuncio. Con un certo orgoglio, per altro. A partire dalla prossima stagione sarà introdotto il fuorigioco calibrato. La nuova tecnologia, nel dettaglio, cancellerà ogni dubbio sulla posizione regolare o meno dei giocatori lanciati a rete. Bene, bravi. Peccato che polemiche e incomprensioni, puntualmente, interessino altre situazioni. Un fuorigioco millimetrico, d’altronde, dovrebbe suscitare maggiore comprensione in caso di valutazione errata. Proprio per la sua labilità. Diverso il discorso per i presunti falli in area - con il VAR chiamato a intervenire a seconda dell’intensità del contatto - e i tocchi di mano. E la delicatissima sfida di sabato tra Winterthur e Sion lo ha confermato una volta di più. Sbigottimento e fastidio sono comprensibili. Così come l’ira funesta di Constantin senior e junior. Il tocco di mano di Schmid ha chiaramente vanificato il pareggio dei vallesani. E forse la permanenza in Super League. Detto altrimenti, ha inciso molto di più dell’innocua deviazione di Dajaku (San Gallo), punita dal direttore di gara Piccolo e miccia per il vantaggio dagli undici metri firmato Itten (YB). Eppure, entrambe le chiamate arbitrali sono state corrette. In particolare per quanto concerne il primo, controverso episodio. Basta cercare. L’IFAB aveva precisato addirittura nel marzo del 2019 la non punibilità degli interventi compiuti con la mano o il braccio d’appoggio, necessari per ammortizzare in modo naturale l’impatto con il suolo. Sabato, la rivoluzione è semmai stata un’altra. Luca Cibelli, che il rigore per il Sion lo aveva fischiato ma ha cambiato idea su invito del VAR, ci ha messo la faccia a fine incontro. Spiegando in diretta tv ciò che in un primo momento era apparso inspiegabile. Parole chiare. Parole non attaccabili, regolamenti alla mano e al netto di casi analoghi giudicati diversamente in passato. Poi, tranquilli, di materia sulla quale dibattere e polemizzare ve ne sarà sempre. Anche dopo Lucerna-Lugano e Basilea-Zurigo.