Le parole magiche di Joe Mansueto: «Titolo» e «attaccante»
Non ha svelato l’entità degli investimenti sostenuti in tre anni di regno. E nemmeno chi ha votato tra Donald Trump e Kamala Harris. Per il resto, invece, Joe Mansueto è stato un libro aperto. Un libro al solito appassionante, istruttivo anche, dal quale attingere per provare a delineare con più chiarezza il futuro dell’FC Lugano. Il proprietario unico del club è tornato a esporsi pubblicamente sul progetto bianconero. Lo ha fatto di nuovo al LAC, dove nel maggio del 2022 si era rivolto per l’ultima volta a media e - di riflesso - tifosi. Le emozioni vissute domenica a Cornaredo, teatro della travolgente vittoria ai danni dello Young Boys, sono state trasferite all’ultimo piano del centro culturale cittadino. Un luogo ideale per ragionare su orizzonti neanche troppo lontani.
Quarti, terzi, secondi e ora...
«Vincere il titolo già in questa stagione? È sicuramente la nostra ambizione». Ha interloquito per 45 minuti, come un fiume in piena, ma la prima parola magica Mansueto l’ha pronunciata dopo appena due giri d’orologio. E con una convinzione di cui erano sprovviste le dichiarazioni espresse negli scorsi mesi da molti protagonisti bianconeri. «Siamo arrivati prima quarti, poi terzi, poi ancora secondi. Insomma, tendenza e progressione sono evidenti» ha insistito il patron americano. Prima di rallentare leggermente: «Sappiamo che la Super League è un campionato competitivo. Vi sono altre squadre altrettanto se non più attrezzate di noi. Tutte le componenti del club, ad ogni modo, sono focalizzate sull’obiettivo che ci siamo dati dopo il mio arrivo nell’agosto del 2021: vogliamo migliorare, anno dopo anno. Ma se ho comprato il Lugano è per vincere, su questo non vi sono dubbi».
Chi rinforzerà chi?
Mansueto, dunque, non ha mancato di alimentare l’entusiasmo per i recenti risultati ottenuti in Svizzera e in Europa. «Non lo nego: il livello raggiunto dalla squadra di Mattia Croci-Torti ha superato le mie aspettative. Credevo che determinati progressi richiedessero più tempo. Ma possiamo ancora crescere in diverse aree, come lo scouting o lo scambio di giocatori fra Chicago e Lugano. Siamo fieri di quanto fatto negli ultimi anni, ma sia chiaro che questo è un progetto senza data di scadenza. Continuiamo e continueremo a investire per raggiungere nuovi traguardi». Il numero uno dei Fire ha sollevato e incrociato le mani a più riprese, alludendo alla volontà di incrementare le sinergie tra i Fire e la società bianconera. «Per quanto concerne la gestione delle rose, per esempio, mi piacerebbe registrare ancora più movimenti tra gli Stati Uniti e il Ticino, e viceversa».
Bene. Eppure, abbiamo osservato, il tema è delicato. Con un Lugano del genere, già sufficientemente forte e maturo per immaginarsi campione svizzero, procedere a trasferimenti oltreoceano durante il mercato invernale potrebbe tradursi in un clamoroso autogol. A meno che Mansueto, ammirando per la prima volta dal vivo Steffen e compagni, abbia al contrario compreso l’importanza di non intaccare - e anzi rinforzare - la creatura bianconera. Il diretto interessato ha rassicurato l’ambiente e, indirettamente, il Crus: «Vogliamo spingere, dare tutto affinché il Lugano possa vincere il titolo. Perciò sfrutteremo anche la prossima finestra di mercato per far sì che le probabilità di successo finale possano aumentare». Mansueto, quindi, ha pronunciato la seconda parola magica: «Per quanto riguarda gli attaccanti, per esempio, potrebbe essere utile fornire all’allenatore più alternative. Un’altra profondità». Ah. Ma allora - a dispetto della narrazione estiva - il tema si poneva e si pone.
Il rendimento inferiore dei Fire
Il 68.enne dell’Indiana ha in ogni caso tenuto a precisare e inquadrare la situazione. Ripetendo, ancora e ancora, il termine «profondità». «Negli ultimi tre anni, su questo piano, i margini di manovra di Croci-Torti sono aumentati in modo importante. Mattia, ora, ha molteplici opzioni di qualità. E, se penso ad altri ruoli, non è escluso che di questa ampiezza di risorse possa trarre beneficio anche Chicago». I Fire, già. Con Mansueto in cabina di comando - lo è dal 2019 - il partner team del Lugano non ha mai agguantato i playoff. È accaduto pure in questa deludente stagione. «È vero, se i bianconeri viaggiano veloci, a Chicago le performance non soddisfano le attese» ha ammesso il proprietario della franchigia di MLS. «Il calcio però non è semplice come recitare l’alfabeto. In MLS, comunque, la differenza tra chi sta sotto e chi sta sopra è esigua. Bastano pochi aggiustamenti per svoltare. E, se guardo alla prossima stagione, non mancano i buoni motivi per rimanere fiduciosi: con Gregg Berhalter abbiamo ingaggiato un allenatore e ds di grande esperienza. In dicembre, poi, il club si installerà in un nuovo centro d’allenamento, fra i migliori del Paese e per il quale sono stati investiti 100 milioni di dollari».
Un nuovo stadio, anzi due
Sono quasi 20, invece, i milioni di franchi che Mansueto ha deciso di spendere per migliorare la futura arena del Lugano, votata e voluta dai cittadini nell’autunno del 2021. «Finanziare o costruire un nuovo stadio nella maggior parte dei casi non costituisce un’operazione redditizia» ha riconosciuto Joe, che pure nell’Illinois sta sondando il terreno per realizzare - questa volta solo con fondi privati - un impianto di proprietà. «Si tratta di un investimento necessario. A Lugano come a Chicago. Perché il valore di un club e la sua attrattività sul mercato e agli occhi dei giocatori passa anche dalle infrastrutture». Al vecchio Cornaredo, domenica, c’erano le solite 4.000 anime. Come nel 2021. «Dalla bolgia percepita, in realtà, avrei detto che gli spettatori fossero molti di più» ha indicato Mansueto. Per poi ragionare un’ultima volta in grande: «Certo. Non siamo felici dell’affluenza al momento. Molto, però, siamo convinti farà il nuovo stadio. Uno stadio boutique, il più bello in Europa, grazie al quale sempre più tifosi seguiranno il Lugano». Figuriamoci se nel frattempo, complice l’arrivo di un bomber, dovesse essere arrivato pure il titolo.