Le stelle cadenti del Real fanno tremare Ancelotti

Il primo atto è concluso. Gli attori hanno lasciato la scena. Smaltite le emozioni a caldo, ora ci si prepara per tornare sul palco tra poco meno di una settimana. È tempo di tirare le somme. Il Barcellona a valanga sul Borussia Dortmund non è poi stato chissà quale sorpresa, così come nemmeno il ribaltone del PSG sull’Aston Villa. La vittoria dell’Inter sul Bayern Monaco non era invece così scontata, anche se il risultato lascia ancora tutto aperto in vista della gara di ritorno. La partita che nessuno si aspettava è stata quella tra Arsenal e Real Madrid. È vero, i Blancos giocano fuori casa, in un Emirates tutto fuorché semplice da espugnare. Ma la caduta delle stelle madrilene sotto il cielo di Londra è stata un tonfo clamoroso.
Una stagione sul filo del rasoio
Il talento della squadra di Carlo Ancelotti è infatti enorme. Talento che in tante occasioni ha appunto salvato capre e cavoli. In un modo o nell’altro i singoli spesso riescono a tirare fuori dagli impicci i madrileni. Ebbene, martedì sera non è andata affatto così. All’Emirates, insomma, i nodi sono venuti al pettine. I Blancos si sono dimostrati impotenti sotto moltissimi aspetti, in primis quello del collettivo. Il risultato? Una delle peggiori umiliazioni della loro storia in Champions League. E ora la qualificazione alle semifinali dista un miracolo e mezzo. Accennavamo ai nodi finalmente venuti al pettine. Ecco, per tutta la stagione corrente il Real Madrid ha viaggiato in campionato e coppa europea a mo’ di funambolo. La squadra non è mai veramente riuscita a dimostrarsi compatta e unita, risultando spesso insufficiente tatticamente e priva di originali idee di gioco. Una situazione sempre più degradata che ha visto il suo culmine in primis con la sconfitta casalinga contro il Valencia per 2-1 (prima débâcle al Bernabeu contro la squadra di Carlos Corberán dal 2008) e poi, ovviamente, con il naufragio dell’Emirates. E nessuno tra Mbappé, Vinicius Junior, Rodrygo e Bellingham è riuscito a salvare la nave.
Carletto alle strette
Due match che hanno assottigliato vertiginosamente la pazienza del presidente del club madrileno Florentino Perez. A pagare le spese più gravi di questo momento estremamente delicato, va da sé, è lo stesso Carletto, che mercoledì prossimo potrebbe vedere il suo futuro già segnato. Oddio, in realtà i Blancos hanno comunque completamente il destino nelle loro mani. Mbappé e compagni, ipoteticamente, potrebbero ancora conquistare addirittura il triplete. A fine mese si giocheranno la Coppa del Re contro il Barcellona, in campionato inseguono gli stessi catalani a -4 e in Champions potrebbero aggrapparsi a una rimonta tanto insperata quanto clamorosa. Tant’è. Nonostante il 65.enne italiano abbia cercato di scuotere la squadra, poco è cambiato alla sostanza. La stampa spagnola ha così puntato fermamente il dito contro di lui, facendone il capro espiatorio di tutte le magagne madrilene. Di sicuro anche da parte sua qualcosa non deve funzionare se i Blancos sono già a quota 11 sconfitte in stagione, ovvero nove in più di quelle rimediate l’anno scorso. Solo nella stagione 2018/19 si è fatto peggio. Ahia. È inoltre risaputo che a Madrid basta una partita giocata male per rischiare l’esonero. Lo sa benissimo Carlo, che all’ombra del Bernabeu ci è arrivato nel 2013, venendo poi rispedito al mittente nel 2015, per poi tornare nel 2021. Ancelotti, martedì sera, non si è comunque nascosto dietro una foglia di fico.
Sperando nel miracolo
«Certo, mi sento responsabile. In tutta la stagione non siamo mai riusciti ad essere compatti. Inoltre di solito in questo tipo di partite alziamo il nostro livello. Invece questa sera non è successo», ha detto Carletto nella pancia dell’Emirates. «Se prendiamo in considerazione solo la partita di andata sembriamo spacciati. Ma il calcio è imprevedibile. Nessuno si aspettava che Rice segnasse due gol da calcio di punizione, ma lo ha fatto. Dobbiamo crederci, avere fiducia in noi stessi. Perché a volte, spesso, succedono miracoli al Bernabeu». Belle parole, che fungeranno però solo da effetto placebo sui tifosi, la stampa e la società spagnola. Per il quotidiano AS, «solo un fenomeno paranormale», un’epica «remontada» possono eliminare l’Arsenal. «Difficile credere a un miracolo», invece, per il quotidiano Marca, che nelle sue pagine parla della «peggior notte del Real Madrid da secoli». Dal 2023, per la precisione, quando le Merengues ricevettero una lezione di calcio dal Manchester City di Guardiola (4-0) nel ritorno in semifinale. Difficile sì, ma non impossibile. Lo dice la storia. Nel 2016/17, il Barcellona è diventato la prima squadra a recuperare quattro gol di svantaggio in Champions League. L’impresa entrò negli annali come «La Remontada». Dal 4-0 al Parco dei Principi, i blaugrana stapparono il pass per i quarti imponendosi 6-1 al Camp Nou. Sempre i catalani riuscirono nella stagione 2018/19 a ribaltare il Liverpool. Sotto tre reti dopo l’andata, ad Anfield calarono il poker approdando in finale. Il Real Madrid deve invece tornare indietro fino all’annata 2015/16 per trovare un match in cui recuperò due gol di svantaggio. All’andata dei quarti perse 2-0 in casa del Wolfsburg. Al Bernabeu rispedì i tedeschi in patria con tre scoppole sul groppone. Mercoledì, comunque, partiranno da un -3.
Pronto, parla Rodrigues
Non ha però più niente da dimostrare Ancelotti. Certo, salutare con il sorriso oppure lasciare la scena dalla porta sul retro a volto scuro è ben diverso. Due cose possono ancora salvare il tecnico italiano: la Liga e la Champions League. La seconda, ora come ora, è un miraggio. La prima pare una missione a dir poco difficile. Eppure, se ti chiami Carlo Ancelotti, in un orizzonte all’apparenza tempestoso può improvvisamente spuntare il sole. Le voci, già sparse tempo fa, ora circolano sempre più con forza: il presidente della Cbf, la federcalcio brasiliana, Ednaldo Rodrigues considera il coach italiano come suo candidato preferito sulla panchina verdeoro. Chi lo sa che magari il tecnico di Reggiolo non trovi ulteriore gloria oltre oceano.