Le ultime parole famose ai Mondiali
Da Leonidas, che restò a riposo, alla "Mano di Dio"

JOHANNESBURG - Ecco una carrellata di frasi celebri pronunciate dai protagonisti dei Mondiali di calcio:
- "Accettando di essere battuto, ho salvato la vita a undici uomini". Lo ha detto il portiere ungherese Antal Szabo con riferimento al telegramma che Benito Mussolini aveva inviato ai giocatori italiani prima della finale di Francia '38, Italia-Ungheria (4-2) e in cui era scritto "Vincere o morire".
- "Lo lascio riposare per la finale". Così l'allenatore brasiliano Adhemar Pimenta sulla scelta di non far giocare il bomber Leonidas nella semifinale Italia-Brasile (Francia '38), finita 2-1. Effettivamente il giorno della finale Leonidas era fresco e riposato.
- "Ha segnato un po' la testa di Maradona e un po' la mano di Dio". È la leggendaria frase del capitano argentino Diego Armando Maradona per descrivere il gol segnato con il pugno nel quarto di finale contro l'Inghilterra (2-1) in Messico '86.
- "Il calcio è uno sport inventato dagli inglesi che si gioca in undici e in cui alla fine vincono sempre i tedeschi". Lo ha detto l'attaccante inglese Gary Lineker dopo la sconfitta dell'Argentina 1-0 a opera proprio della Germania in Italia '90.
- "Siamo arrivati piccoli. Rientreremo grandissimi". Così l'attaccante del Senegal Ed-Hadji dopo che la sua nazionale ha battuto 1-0 la Francia (detentrice del titolo) nel 2002 (Corea del Sud e Giappone).
- "Abbiamo giocato in undici contro dodici". Francesco Totti stigmatizzando il comportamento dell'arbitro Byron Moreno nell'ottavo di finale perso 2-1 contro la Corea del Sud, sempre nel 2002.