Il ritratto

L'estate italiana di Totò Schillaci

La sua vita è stata un reality show senza finzione e senza sceneggiatura, con lui che in mezzo a tanta follia è spesso sembrato l’unico personaggio equilibrato
Stefano Olivari
18.09.2024 13:45

Addio a Salvatore Schillaci, per il mondo Totò, poco prima dei suoi 60 anni. L’eroe del Mondiale di Italia ’90 era malato da tanto tempo e già due volte era stato operato per il tumore al colon: non che una morte lenta sia meno grave di una improvvisa, ma certo con lui scompare non soltanto un uomo ma anche un’icona generazionale. Si dice sempre così, ma nel caso di un campione conosciuto in ogni angolo del pianeta forse è più vero che per il protagonista di una serie televisiva di nicchia.

Notti magiche

Lo Schillaci icona pop nasce ovviamente dallo Schillaci calciatore, emerso davvero dal basso dopo gli inizi in una squadra minore della sua Palermo. Cresciuti in una realtà popolare, ma non di degrado come vorrebbe la leggenda, Schillaci e i sui fratelli, in senso esteso, hanno il calcio come principale obiettivo e lui riesce a raggiungerlo in Serie C2 a Messina, con due allenatori-guru come Franco Scoglio e soprattutto Zdenek Zeman, con il quale diventa capocannoniere della Serie B e nel 1989, a 25 anni, si guadagna il passaggio in una Juventus quasi operaia, che Dino Zoff porterà alla vittoria in Coppa Italia e in Coppa UEFA prima di essere, con la presa del potere di Montezemolo, sostituito da Maifredi. Poi il Mondiale del 1990, con Schillaci sgradito al gruppo storico di Vicini ma convocato lo stesso e poi protagonista, sfruttando la scarsa vena realizzativa di Carnevale, gli infortuni di Vialli e un mese da prescelto dal dio del calcio: 6 gol, il terzo posto nel torneo dopo la semifinale amarissima persa ai rigori (Schillaci fu accusato di essersi tirato indietro) con l’Argentina di Maradona, una fama assurda che durerà per sempre. Il miglior Schillaci finisce qui, con le notti magiche cantate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato: fra Juventus, Inter e Giappone, al Jubilo Iwata, finirà la carriera da intelligente professionista, ma senza più la magia. Consapevole che per il resto della vita non solo sarà Schillaci ma soprattutto dovrà fare Schillaci perché questo è ciò che la Generazione X pretende.

Le donne

Lo Schillaci pop è legato alla sua forte caratterizzazione, da siciliano come se lo aspettano i non italiani e forse anche tanti italiani, la quintessenza del «terrone» (In Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo la famosa battuta sul «Gran visir di tutti i terroni»), e anche al suo privato che lo ha reso personaggio da rotocalco quando ancora esistevano i rotocalchi. Il matrimonio giovanile con Rita Bonaccorso, da calciatore emergente ma non ancora Schillaci, sembra fatto per non durare e infatti non dura, nonostante l’improvviso benessere e due figli: il primogenito, Mattia, nasce proprio durante il Mondiale del ’90 fra i gol ad Austria, Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, Argentina e Inghilterra e vari tradimenti, anche durante il ritiro con la Nazionale, in un’era pre-smartphone in cui essere scoperti è difficile. Ma i tradimenti sono così tanti che Rita li scopre e lo ripaga della stessa moneta, fra gli altri con Gigi Lentini da poco passato dal Torino al Milan. Una notte mentre sta andando da lei Lentini si schianta in auto, a 200 all’ora: non muore per miracolo, ma la sua carriera ad alto livello finisce a 24 anni. Intanto Rita si improvvisa imprenditrice, nel ramo gioielleria, finendo truffata dalla socia e diventando debitrice di 390 milioni di lire dell’epoca con un fornitore svizzero. I cospicui alimenti pagati da Schillaci tamponano la situazione, ma la sua discesa proseguirà fino alla casa venduta all’asta, alla vita in roulotte e a una modesta fortuna come ospite televisiva.

Mai dire gol

Se la prima moglie è in fondo rimasta la classica moglie del campione, a fare il salto di qualità è stato Schillaci. Considerato nei suoi anni d’oro un simbolo dell’ignoranza del calciatore medio e personaggio quasi fisso di Mai Dire Gol, con le sue surreali risposte con l’espressione "di cui" infilata ovunque e assolutamente a caso. Colpa di studi quasi inesistenti e comunque zoppicanti, ma anche del ruolo del calciatore dell’epoca, esentato dal dovere di essere un buon comunicatore. E anche un buon cittadino, visto che una volta in campo disse a Fabio Poli, del Bologna, «ti faccio sparare». Certo è che Schillaci non si era formato a Oxford, ma della delinquenza è sempre stato soltanto spettatore fino al recente incredibile episodio di Matteo Messina Denaro arrestato nella clinica La Maddalena di Palermo proprio mentre Schillaci era lì per i suoi esami al colon, chiedendosi il perché di tanto trambusto. Questo ai tifosi avversari non importava e così lo «Schillaci ruba le gomme» gridato negli stadi di tutta Italia, riferimento al presunto reato di un parente, è diventato verità storica. Lo Schillaci maledetto comunque non è lui ma il cugino Maurizio, talento di base ancora più grande, che infatti gioca nelle settore giovanile del Palermo che non ha creduto in Totò, e che dopo esser arrivato al grande calcio con la Lazio ha una deriva, fra droga e altro, che lo porterà a vivere per strada.

I reality

La vita di Schillaci è stata un reality show senza finzione e senza sceneggiatura, con lui che in mezzo a tanta follia è spesso sembrato l’unico personaggio equilibrato, una specie di Forrest Gump grato alla vita per ciò che gli ha dato. Raro esempio di calciatore migliorato culturalmente da fama e soldi, Schillaci ha varie relazioni (da quella con Prisca nasce una terza figlia, Nicole, mentre da Rita ha avuto Mattia e Jessica), apre una scuola calcio a Palermo, si impegna per lo sport di base del territorio ed entra anche in politica, convinto da Berlusconi, diventando per un breve periodo consigliere comunale a Palermo per Forza Italia. I reality della vita di Schillaci sono anche quelli televisivi: nel 2004 l’Isola dei Famosi condotta da Simona Ventura, arrivando terzo dietro a Sergio Muñiz e Kabir Bedi, nel 2022 Back to school, l’anno scorso Pechino Express insieme alla seconda moglie Barbara Lombardo, arrivando quarto. In mezzo molle ospitate, soprattutto a Quelli che il calcio e camei in film e serie televisive. Ma le notti magiche di Italia ’90 non torneranno più: per lui e per noi.

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