L’Inter è campione d’Italia
Seconda stella a destra, questo è il cammino. E poi dritto fino al mattino. Con una differenza: l’Inter non è in viaggio verso l’isola che non c’è. No, battendo il Milan nel Monday Night di questa Serie A dominata in lungo e in largo i nerazzurri mettono – in anticipo di cinque giornate – le mani su uno scudetto annunciato da tempo oramai. Niente da dire: il prato di San Siro certifica, una volta di più, che fra Inter e Milan c’è più o meno un abisso. Al di là del risultato (2-1). Nella casa del Diavolo, dunque, festeggiano i cugini. Un mezzo incubo per i rossoneri, un sogno nel sogno per capitan Lautaro e compagni.
Il primo tempo, di per sé, è molto equilibrato. Il Milan sembra tenere bene il campo, mentre l’Inter come spesso accade preferisce aspettare e ripartire in velocità. A passare, in ogni caso, sono i nerazzurri, abili a sfruttare il vero e proprio tallone d’Achille dei rossoneri nei derby: i calci d’angolo. È Acerbi, sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina, a incornare di testa la rete dell’1-0. La formazione di Pioli, incassato il gol, prova comunque a rialzare la testa. Procurandosi anche una buona occasione con Calabria. Lo svizzero Sommer, però, fra i pali risponde presente.
L’Inter, sorniona, quasi senza pietà, colpisce quando fa più male. A inizio ripresa, con una sassata di Thuram sulla quale Maignan non è esattamente irreprensibile. Se la seconda stella, ovvero lo scudetto numero venti, era nell’aria a inizio partita e a metà tempo, grazie al 2-0 diventa – di fatto – realtà. Nonostante la reazione rossonera e un Milan, tutto sommato, generoso ancorché privo della necessaria lucidità sotto porta.
Pioli, sotto di due reti, prova a ravvivare l’attacco rossonero inserendo Giroud. Colui che, due anni fa, «girandosi» in un derby aveva riacceso le speranze scudetto del Milan. Speranze poi divenute certezze. Un’altra epoca, verrebbe da dire. La fiammata, sponda Milan, invero arriva con Tomori, il cui tap-in vincente dopo un vero e proprio miracolo di Sommer vale il 2-1 nel finale di partita. E proprio nel finale, con orgoglio, i rossoneri cercano con forza la rete dell’insperato (e per certi versi immeritato) 2-2. Con orgoglio e rabbia, a immagine del rosso sventolato a Theo Hernandez (e a Dumfries) e a quello dato a Calabria per un pugno, gratuito, a Frattesi.
Rete che però non arriva, perché questo è l’anno dell’Inter. Che si prende non solo Milano, ma anche l’intera Italia. Con merito, perché quella di Simone Inzaghi è – per qualità, rendimento e spirito – in assoluto la miglior formazione della Serie A. Ne prendano atto tutti gli altri.