Lugano, non è la prima volta
Avranno avuto modo di discutere, e anche molto, i giocatori del Lugano sulla via del ritorno a casa. Dinanzi al nulla che attornia Backa Topola – se non una serie di infinite praterie – delle accurate riflessioni sorgono quasi in maniera automatica e - in seguito a quanto successo sul campo e, soprattutto, al di fuori di esso - dei dialoghi non saranno di certo mancati. D’altra parte, lo aveva annunciato lo stesso Croci-Torti: «Non facciamo una tragedia per quanto successo, ma con calma ne parleremo». Se davvero questa calma ci sia stata, non ci è dato sapere, ma le lunghe distese in terra serba non rappresentano di certo gli animi dei bianconeri, tutt’altro che distesi e, anzi, decisamente in subbuglio.
Alcune teste calde
È inutile girarci intorno, la presa di posizione di Amir Saipi, tanto netta quanto ficcante, ha già fatto – e ancora farà – discutere assai. «Non è la prima volta che si esprime in questi modi» – ha affermato in maniera contrariata il Crus. Già, non è affatto una novità e per tornare all’episodio più recente basta risalire a tre settimane or sono, quando – dopo il tonfo inaspettato in casa dell’Yverdon – il portiere bianconero si era espresso in maniera dura. «Sono molto arrabbiato con tutta la squadra: è mancata sia la voglia sia la concentrazione, abbiamo dormito e non deve succedere mai più». Ebbene, è accaduto di nuovo. E ben prima di quanto si potesse pensare. Il mister ticinese, in quell’occasione, aveva smorzato i toni, sostenendo che quelle parole – pronunciate a caldo dopo la disfatta vodese – fossero più che altro dovute alla delusione per la sconfitta. Questa volta, invece, il Crus non c’è stato e lo ha detto apertamente.
Dinanzi ai toni accesi di Saipi, è lecito che ci sia una chiara spaccatura, tra chi appoggia una tale sincerità e chi, invece, ritiene giusto lavare i panni sporchi in casa propria. Due punti di vista contrastanti ma entrambi comprensibili, sia chiaro. Alla fine, va pur sempre ricordato che uno spogliatoio è composto da un insieme di giocatori che portano con sé personalità l’una diversa dall’altra. Quella dell’estremo difensore bianconero è senza dubbio una delle più forti presenti in rosa ed evidentemente lui si sente in diritto, e magari anche in dovere, di pronunciarsi in queste occasioni. Un anno e mezzo fa, fu lo stesso Saipi – dopo un litigio con Steffen a Lucerna – ad evidenziare questo lato del suo carattere: «Io e Renato siamo delle teste calde».
Ai posteri l’ardua sentenza
Sì, perché Saipi non rappresenta di certo un unicum e ci sono già stati altri uomini nello spogliatoio bianconero – come il citato Steffen – a farsi sentire in maniera veemente. Come non dimenticare, allora, la sua intervista al CdT che tanto fece discutere, quel «Voglio essere un leader, ma qui percepisco una resistenza» che arrivò, guarda caso, appena prima di una partita – poi pareggiata 1-1 - al cospetto dello Young Boys.
Non fu il solo, però, nell’arco del 2023 a scaldare l’ambiente in casa Lugano. Mesi dopo, infatti, ci pensò anche Bottani che – al termine di un secco k.o. contro lo Zurigo – sentenziò «È stata una partita preparata male e giocata anche peggio». Successivamente, i bianconeri rialzarono subito la testa rifilando sei reti all’Yverdon. E poi - in agosto, dopo l’uscita di scena contro l’Union Saint-Gilloise - fu il turno di Sabbatini con la dichiarazione, divenuta celebre, che non piacque affatto al Crus: «Abbiamo impostato la partita nel modo sbagliato». In quel caso, nel match seguente, la reazione non fu quella sperata e il Lugano perse anche a Lucerna. Insomma, come aveva detto Croci-Torti – che conosce questo spogliatoio meglio di chiunque altro - dinamiche del genere, di tanto in tanto, si presentano. Resta da capire, allora, che cosa ne scaturirà questa volta.
Reagire contro l’YB
Una tale controprestazione, al cospetto del Backa Topola, era francamente difficile da prevedere, basti pensare che i serbi hanno conquistato appena la seconda affermazione europea nella loro storia e che prima del successo sul Lugano, in campo continentale, avevano perso 11 delle ultime 13 sfide disputate e le altre 2 le avevano pareggiate. Il cammino in Conference League – considerando gli impegni futuri contro Gent, Legia Varsavia e Pafos – si è indubbiamente complicato, ma non è affatto da considerarsi terminato. Tuttavia, il rischio maggiore ora pare essere quello di incrinare le diverse certezze che il Lugano si era costruito sin qui e a farne le spese, dunque, non deve essere il percorso in campionato.
Domenica, nella capitale, ci sarà la sfida contro lo Young Boys. Un impegno che, da importante, si sta tramutando in fondamentale. In particolare, per capire quale sarà - se davvero ci sarà - la reazione dei bianconeri. Poi, però, sarà cruciale anche il risultato di una gara che potrebbe definitivamente affossare le speranze di rimonta dei gialloneri che – anche in Champions League - stanno navigando in acque tutt’altro che tranquille. A causa degli infortuni, inoltre, potrebbero essere diversi gli assenti tra i bernesi, mentre per quanto riguarda il Lugano vi è ancora un punto interrogativo sulle possibilità di rivedere titolari Bislimi – in campo nel finale in Serbia – e Aliseda, che è invece rimasto in panchina per 90’. Insomma, al Wankdorf potremmo capire se quello di giovedì sera è stato solo un brutto scivolone o, ci auguriamo di no, una caduta che diventerà rovinosa.