Magico Lugano, è ancora semifinale

Un quarto di Coppa Svizzera così, signore e signori, è da consegnare alla storia. Perché, per 120 minuti e oltre, con l'appendice dei rigori, Basilea-Lugano assomiglia a un ottovolante di emozioni. Una partita bellissima, per farla breve, anche se non adatta ai deboli di cuore e, per come si era messa, da mani nei capelli se vista con occhi bianconeri. Alla fine, dopo il 2-2 al 120', i citati rigori premiano gli ospiti. Gioia e abbracci da una parte, lacrime e disperazione dall'altra.
L'inizio dei bianconeri, semplicemente, è perfetto. Dopo sei minuti, infatti, Valenzuela si inventa un passaggio taglia-difesa consentendo così a Celar di presentarsi – solo soletto – davanti a Hitz. Lo sloveno, freddo, anzi freddissimo ammutolisce la Muttenz e attira a sé i compagni: 1-0, sì. Azione fotocopia attorno al quarto d'ora, con un'intuizione da rifinitore puro di Sabbatini che, una volta ancora, lancia a rete Celar. Sempre lui, già. La punta del Lugano, stavolta, viene atterrata non da uno ma da due difensori avversari. Rigore. Netto. Sacrosanto. E trasformato, con tanto di portiere da una parte e palla dall'altra, dallo stesso Celar.
È un Lugano con tanta, tantissima personalità, insomma. Un Lugano che, in sostanza, fa ciò che vuole sul prato del St. Jakob. Merito, appunto, di un atteggiamento aggressivo ancorché ordinato ma anche della verve di un centrocampo extra-lusso. E il Basilea? Assente ingiustificato. O giustificato, se volete, considerando la saggezza con cui Croci-Torti, evidentemente, deve aver preparato questa partita. Al 36', addirittura, un'iniziativa personale alla Maradona di Valenzuela, con tanto di tunnel finale, stava per garantire ai bianconeri il punto, pesantissimo, del 3-0. A negare la gioia del gol, però, è Hitz con una paratona da copertina.
La ripresa comincia con un triplo cambio dell'ex Celestini, nel tentativo di riaprire una partita a senso unico, e con il Lugano costretto a rinunciare a Mai (al suo posto El Wafi). I renani, anche per un discorso di disperazione, sembrano avere un'altra marcia. Quantomeno, insistono di più dalle parti di Saipi. All'ora di gioco arrivano altre mosse dalla panchina: Jovanovic per il Basilea e Mahou per il Lugano, che subentra a un pur brillante Bottani. Ed è proprio Jovanovic, poco dopo, a costringere Saipi al miracolo sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Di fatto, è la prima, vera occasione per i padroni di casa. I bianconeri sembrano avere meno mordente. E, forse, è anche per questo che a una ventina di minuti dal termine Croci-Torti manda in campo Vladi e Bislimi per Celar e Macek. Ma il Lugano, purtroppo, è sempre più schiavo delle scorribande avversarie. Tant'è che il Basilea, alla fine, passa. All'81', Barry trova il guizzo giusto per riaprire la contesa, sfruttando una ripartenza «provocata» da una palla persa in attacco dai bianconeri (Mahou). Subito dopo, è ancora Barry a colpire, di testa, sfruttando un Saipi tutto fuorché irreprensibile. Incredibile, ma vero: è 2-2.
La doppia sberla, paradossalmente ma nemmeno troppo, ha il potere di risvegliare il Lugano, che si riversa nuovamente in area avversaria. Senza, però, trovare la rete del 3-2. La partita, quindi, si trascina oltre il novantesimo. Ai supplementari, nel primo tempo l'occasionissima capita ai bianconeri: tiro-cross di Cimignani con Mahou e Vladi che non riescono ad arrivare sul pallone, comunque indirizzato verso la porta a immagine del colpo di reni di Hitz per deviare la sfera in corner. Niente da fare.
E così, per dividere Basilea e Lugano servono i calci di rigore. Brutali, ancorché affascinanti. Fabian Frei, al secondo giro, fallisce il suo tentativo scivolando sul prato umidissimo del St. Jakob. I bianconeri, invece, dal dischetto non tremano. Mai. Schmid, al quinto, si fa ipnotizzare da Saipi. È semifinale, sì. Dopo una sofferenza che, forse, il Lugano poteva evitarsi. Ma è bello, bellissimo anche così.