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Murat Yakin lucido ma svuotato: «Fa malissimo»

«Abbiamo avuto la chance di farcela» riconosce il ct rossocrociato a margine di Inghilterra-Svizzera
©Andreea Alexandru
Massimo Solari
06.07.2024 22:30

«Fa malissimo». Murat Yakin non può affermare altro. Ancora lucido. E però svuotato. «Abbiamo avuto la chance di farcela» riconosce il ct rossocrociato. «Mi spiace per i ragazzi. Per i nostri tifosi. Abbiamo sbagliato in una sola circostanza, difendendo male su Saka e concedendo un tiro che non andava concesso. Sin lì, al netto della sua pericolosità, avevamo l’Inghilterra sotto controllo. Ho visto una prestazione importante. Con diverse occasioni pericolose. Sino ai rigori, dove conta anche la fortuna e per i quali sarebbe oltremodo ingeneroso puntare il dito contro Akanji, autore di un Europeo splendido. Chi sarebbe stato il quinto rigorista? Sierro. Questo purtroppo è il calcio. Che regala gioia e dolore. Lasciamo il torneo senza sconfitte. Perciò il bilancio può solo essere positivo. Abbiamo mostrato un buon calcio, entusiasmandoci ed entusiasmando il pubblico. Il mio futuro? Vedremo nelle prossime settimane. Ora è difficile esprimersi sul tema. La Nazionale è sempre stata la mia priorità. E questo torneo, segnato da tante scelte vincenti, e da una selezione che è cresciuta tantissimo, mi rende fiero».

A Granit Xhaka mancano invece le parole. «Penso che nessuno elemento di questa squadra o dello staff meriti una nota di biasimo» afferma, spezzando una lancia a favore di Yakin. E_di un domani comune. «Tutti hanno dato il massimo. Siamo stati all’altezza». Eccome. Eccome se la Svizzera lo è stata. Il capitano, poi, ha giocato forse la partita più importante della carriera da infortunato. «Adesso posso dirlo: lunedì mi è stato diagnosticato uno strappo della fibra muscolare dell’adduttore. Volevo però essere presente per la squadra. Ho stretto i denti. Durante la partita non ho potuto colpire palle lunghe o calciare in porta. Per il resto, invece, stavo bene».  E lo si è visto. «Il rigore di Akanji? Anch’io mi sono trovato nella sua posizione» osserva Xhaka, alludendo alla sfera sparata alle stelle negli ottavi di Euro 2016, contro la Polonia. «Questo episodio, comunque, lo renderà ancora più forte. Sono orgoglioso di Manu e della sua prestazione enorme».

La catarsi di Saka

Un giocatore, in casa inglese, è emerso sulla mediocrità. Un giocatore che più di altri ha spezzato il nostro sogno. «Sapevamo che in quella zona del campo avremmo potuto fare male alla Svizzera» indica non a caso il ct Gareth Southgate, abbracciando idealmente il «man of the match». Sì, a Düsseldorf Bukayo Saka ha vissuto una catarsi. Tre anni dopo aver fallito l’ultimo e decisivo tentativo nella finale persa con l’Italia a Wembley,  il giocatore dell’Arsenal ha dapprima tenuto in vita la sua squadra, poi è stato chirurgico dagli undici metri. «Ho grande fiducia in me stesso, perciò non ho esitato a presentarmi sul dischetto. Segnare, va da sé, è stata una piccola, grande liberazione. In questo esercizio, per altro, disponiamo forse dei migliori tiratori al mondo. Quando siamo arrivati all’appendice dei rigori, dunque, avvertivamo sensazioni solo positive». Ad appoggiare il ginocchio a terra, al contrario, è stato l’ex compagno Xhaka. «Granit ha vissuto una stagione clamorosa» sottolinea Saka: «È una persona squisita. Ho apprezzato la sua umiltà, a fine gara, quando è venuto a stringermi la mano. Di più: credo che sia l’immagine di una nazionale che ha disputato un grande torneo». Un torneo, purtroppo, chiuso con gli occhi lucidi e un’insostenibile tristezza.

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