Ora è ufficiale: il Napoli è campione d’Italia
Un giorno all’improvviso, volendo parafrasare un coro degli ultras partenopei, il Napoli si è laureato campione d’Italia succedendo al Milan. È la terza volta nella sua storia, dopo i trionfi del 1987 e del 1990, quando a incantare il San Paolo c’era un certo Diego Armando Maradona. E oggi che lo stadio, quello stadio, porta il nome del più grande di tutti, beh, la squadra di Luciano Spalletti può finalmente festeggiare. Quando mancano 5 giornate alla fine della Serie A, gli Azzurri hanno blindato matematicamente un titolo che, a dispetto proprio di quel coro, tanto improvviso non è stato. Anzi, il Napoli ha costruito questo scudetto, meritatissimo, forte di una costanza impressionante. Tale era il divario creatosi fra la capolista e le inseguitrici, Lazio in testa, che lo scudetto – da settimane se non mesi oramai – non era più una questione di «se» ma di «quando». E quel «quando», beh, è infine arrivato: ai partenopei bastava non perdere a Udine e così è stato. Il risultato? Un comodo 1-1, arrivato grazie al gol di Osimhen al 52'.
Scudetto doveva essere e scudetto, dunque, è stato. «Il titolo ce lo stiamo trezziando piano piano» aveva detto Luciano Spalletti, l'allenatore, ieri. «Sapevo di avere a che fare con una squadra di purosangue. Secondo me questo scudetto è destinato a uscire dagli schemi». I meriti dell’apoteosi napoletana? Di tutti, a cominciare dalla società e dal direttore sportivo Giuntoli. E poi lui, il mister appunto, Luciano Spalletti da Certaldo, bravo a frenare l’entusiasmo di una piazza notoriamente calda se non caldissima. In carriera, si diceva, ha raccolto meno di quanto ha seminato: due Coppe Italia e una Supercoppa italiana con la Roma, un triplete (campionato, Coppa e Supercoppa) con lo Zenit San Pietroburgo in Russia. Quanto ai giocatori, due le stelle assolute: il georgiano Khvicha Kvaratskhelia, subito ribattezzato Kvaradona, e il nigeriano Victor Osimhen, l’eroe mascherato.
E così, ovunque in città si è scatenata la festa. Dai Quartieri Spagnoli al Vomero passando per il Lungomare Caracciolo e Piazza del Plebiscito. Napoli ha atteso a lungo, ma in queste ultime settimane l’aria e l’atmosfera si sono scaldate sempre più: in fondo, tanti stavano già festeggiando. Perfino i tifosi più scaramantici, alla fine, hanno ceduto alla tentazione di tatuarsi il numero 3 sulla pelle prima della matematica. Matematica arrivata, appunto, oggi. Con merito. Un giorno all'improvviso, già.