Pascal Zuberbühler: «Gregor Kobel? È un lupo affamato, calma con i giudizi negativi»

51 presenze tra i pali della Nazionale tra il 1994 e il 2008 e una lunga carriera tra Svizzera, Germania e Inghilterra. Oggi Pascal Zuberbühler, oltre a essere opinionista per blue Sport, è esperto senior di formazione calcistica a livello mondiale per la FIFA ed è ambasciatore del FIFA Museum. Proprio nella struttura espositiva zurighese lo abbiamo incontrato. Proprio mentre la selezione rossocrociata e il suo portiere titolare continuano a mostrarsi fragili.
Pascal Zuberbühler come giudica il livello degli estremi difensori elvetici?
«Possiamo essere fieri dei nostri portieri. Quella odierna è una generazione fantastica, basti guardare alle prestazioni di Yann Sommer, Gregor Kobel, Jonas Omlin, Yvon Mvogo, David von Ballmoos, Marvin Keller e Pascal Loretz. Ma potrei andare avanti con la lista. L'aspetto positivo è che sono riusciti a fare breccia nel cuore dei giovani: girando per i campetti del nostro Paese si vedono diversi bambini che giocano indossando le loro magliette. Non è una cosa scontata: in Inghilterra i ragazzi non indossano la divisa del portiere della Nazionale».


Cosa dire invece degli estremi difensori delle squadre di Super League?
«Il livello dei portieri delle squadre del nostro massimo campionato è buono. Partiamo dalle due compagini della città di Zurigo: negli ultimi due anni Justin Hammel del Grasshopper è progredito in maniera impressionante grazie anche al lavoro dell'allenatore dei portieri, Jörg Stiel (estremo difensore della Nazionale svizzera prima di Zuberbühler, ndr.), mentre Yanick Brecher si è imposto come capitano e leader del FC Zurigo. Con Marwin Hitz, il Basilea può leccarsi i baffi. Dal canto suo, Amir Saipi sta disputando una buona stagione con il Lugano, e non è la prima. A Berna ci sono due ottimi estremi difensori che si alternano a guardia della porta dello Young Boys. Discorso analogo per il Servette con Joël Mall e Jérémy Frick. A Lucerna, Pascal Loretz si sta facendo notare e, pensando al futuro della Nazionale, ci fa dormire sonni tranquilli. La cosa positiva è poi che in Super League numerosi portieri svizzeri sono titolari. Questo non è il caso in tutti i massimi campionati europei».
Più in generale, come giudica il livello del nostro massimo campionato?
«Se dei portieri che calcano i campi della massima serie elvetica possiamo essere soddisfatti, non altrettanto possiamo esserlo del livello della Super League che giudico piuttosto basso. Certo, il fatto che in classifica ci siano pochi punti a separare le squadre rende avvincente il campionato. D'altro canto, però, la Super League è probabilmente uno dei pochi tornei professionistici al mondo in cui la prima della classe, dopo 28 partite, ha racimolato così pochi punti».


Il Lugano può vincere il campionato quest'anno?
«Il Lugano ha tutto per vincere il campionato quest'anno. L'avevo detto già all'inizio della stagione: i bianconeri sono tra i favoriti. Ci sono diversi fattori che concorrono a rendere la truppa di Mattia Croci-Torti una delle candidate alla vittoria finale: il progetto societario avviato con l'arrivo di Joe Mansueto, il valore della rosa messa a disposizione dell'allenatore, la collaborazione con i Chicago Fire, la costruzione del nuovo stadio e la mentalità di Croci-Torti che ha parlato apertamente di titolo svizzero. Quello attuale è il momento storico in cui è più facile laurearsi campioni nazionali e il Lugano non dovrebbe lasciarsi sfuggire l'occasione. Per riuscire nel proprio obiettivo, però, i bianconeri devono essere costanti nel rendimento. Il licenziamento di Carlos Da Silva ha probabilmente lasciato qualche strascico sui giocatori, altrimenti non saprei spiegarmi le prestazioni poco convincenti proposte dalla squadra nelle ultime settimane».
Parlando di difficoltà, innegabili sono quelle incontrate da Gregor Kobel da quando ha preso il posto di Yann Sommer in Nazionale. Il nuovo numero uno elvetico è stato trafitto anche dall’Irlanda del Nord, venerdì sera a Belfast, per altro non brillando sulla punizione vincente di Price. Lei conosce bene quella porta: come si spiega le controprestazioni dell'estremo difensore del Borussia Dortmund?
«Non definirei e analizzerei tutto in modo così negativo. Tra i pali Kobel è come un lupo affamato: questo può rivelarsi controproducente perché, in alcuni frangenti, lo porta a essere troppo irruento. Ma invito a non essere troppo precipitosi nel giudizio. È un giocatore completamente diverso da Sommer. L'attuale portiere dell'Inter non fa mai un movimento superfluo, sa esattamente quando e come intervenire e lo fa in maniera pulita e con una precisione chirurgica. Kobel deve capire che come portiere della Nazionale è ancora più sotto i riflettori e aggiustare un paio di cose a livello tecnico, ma sono sicuro che ci riuscirà. Ha una sana ambizione e questo lo aiuterà tantissimo. Per migliorare sarebbe poi importante che la sua squadra, il Borussia Dortmund, cominciasse a fornire prestazioni di alto livello. Purtroppo quando i compagni non giocano bene, anche il portiere fatica».


Non è però solo Kobel a essere stato criticato in Nazionale, al centro delle polemiche sono finiti anche il commissario tecnico Murat Yakin e alcune sue scelte azzardate. Lei che idea si è fatto?
«Murat Yakin è l'allenatore giusto per la nostra Nazionale, tuttavia non è facile essere il commissario tecnico della nostra rappresentativa perché sei confrontato con molti buoni calciatori che giocano in squadre di prima fascia. Penso a Granit Xhaka: è un grande calciatore e un leader indiscusso, non a caso è capitano. La sua presenza nei ranghi della Nazionale è un vantaggio per Yakin. È però anche vero che non può dipendere tutto da Xhaka. Murat deve essere bravo a tenere alto anche il morale degli altri giocatori e mostrare loro la sua stima e la considerazione che ha di loro. Durante l'ultimo Europeo si è riusciti a fare ciò grazie al lavoro dell'assistente di Yakin, Giorgio Contini. Il suo carisma e la sua capacità di dialogo hanno permesso di mantenere un clima positivo in casa elvetica. Con il suo addio alla Nazionale, però, si è venuto a creare un vuoto che ora deve essere colmato da Davide Callà. Sono comunque convinto che Davide farà un ottimo lavoro».
Ha parlato di Giorgio Contini: trovare il suo sostituto si è rivelato un compito più arduo del previsto e solo recentemente è stato nominato Davide Callà. Come se lo spiega?
«La difficoltà era dovuta al fatto che si doveva trovare una persona che andasse bene a Yakin visto che poi ci doveva lavorare assieme. Il compito può sembrare facile, ma non lo è, soprattutto se le persone a cui si è inizialmente pensato rifiutano l'incarico. Un nome che si era fatto per la successione di Contini era quello di Stephan Lichtsteiner. Guardando le cose dal suo punto di vista, è facile intuire perché abbia preferito declinare l'offerta: non voleva bruciarsi. L'ex capitano della Nazionale elvetica ha intrapreso un percorso che lo deve portare a essere un allenatore di successo: ha iniziato nell'accademia del Basilea ed è poi andato ad allenare il Wettswil-Bonstetten in Prima Lega. Ora, passare dalla Prima Lega alla Nazionale maggiore era un salto troppo grande e Lichtsteiner non voleva rischiare di cadere e farsi male».