Quale impatto avranno, sulle legislative in Francia, le parole di Thuram e Mbappé?
Lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale da parte di Emmanuel Macron, a margine del risultato ottenuto da Rassemblement National alle Europee, e di riflesso la convocazione di nuove elezioni legislative hanno (ri)acceso la Francia. Ritrovatasi, a un niente dalle Olimpiadi di Parigi e con l'Europeo di calcio che per i Bleus comincerà questa sera, in un vero e proprio caos politico. E proprio il pallone, in queste ultime ore, con gli appelli di Marcus Thuram e Kylian Mbappé a non votare per gli estremisti, è entrato a gamba tesa nella quotidianità dei francesi. Che effetto hanno avuto (e avranno) le dichiarazioni dei calciatori della nazionale su queste legislative? E quali sono, al momento, i temi caldi della campagna, scattata ufficialmente oggi? Proviamo a fare chiarezza.
Che cosa dicono i sondaggi?
Questa sera, la Francia vice-campione del Mondo debutterà a Euro 2024 affrontando l'Austria a Düsseldorf. I media francesi, registrate le uscite dei calciatori a sfondo politico, si sono chiesti: e se questo endorsement anti-Rassemblement National si rivelasse decisivo? Un primo invito, in questo senso, era stato formulato da Ousmane Dembelé. Il quale, tuttavia, si era limitato a chiedere ai cittadini di andare a votare. Thuram, ispirato forse dai discorsi di suo padre contro il razzismo, per dirla con il Blick ha calciato un rigore. Contro il partito di Jordan Bardella e Marine Le Pen. Lo stesso, ieri, ha fatto Mbappé. Significa che i Bleus sono, in un certo senso, tutti figli di Macron? Non proprio. È vero, per contro, che Macron ha «usato» più volte il potere di questa squadra e, in particolare, quello di Mbappé per cosiddette operazioni di soft power. Come è vero che, già in passato, la Francia intesa come nazionale calcistica non si è fatta problemi a intervenire nel dibattito politico. Detto in altri termini: la discesa in campo di Thuram e Mbappé sorprende fino a un certo punto, sebbene mai sia stata formulata con una forza e un impatto simili. L'appello, anzi il doppio appello sembrava indirizzato, in particolare, alle giovani generazioni. E il motivo è presto detto: come scrive il Blick, secondo i sondaggi il 34% degli Under 30, in Francia, è schierato con Bardella mentre il 20% è intenzionato a votare La France Insoumise, partito di sinistra radicale dalle posizioni (spesso) sovraniste ed euroscettiche. C'è, però, anche un 35% di giovani francesi che si è definito ansioso e preoccupato. Ed è qui, probabilmente, che Thuram e Mbappé potrebbero aver fatto la differenza.
Hollande è tornato
Rimanendo nella metafora calcistica, la stessa politica sembra aver indossato gli scarpini. Pensiamo all'ex presidente della Repubblica François Hollande, all'Eliseo dal 2012 al 2017. «Pepère», come viene soprannominato, ha deciso di tornare al suo primo amore. Deputato socialista dal 1988 al 2012, si candiderà nuovamente a sinistra, nel nuovo Fronte popolare unitosi per contrastare Rassemblement National, nella speranza di entrare in Parlamento. La sua, beh, è stata definita una «remontada», termine coniato in Spagna per descrivere le rimonte più disperate e apparentemente impossibili. Così, al riguardo, il Blick: «Hollande gioca in difesa. È paziente. Tiene la palla. Potrebbe essere il Didier Deschamps della politica?».
A proposito della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon a questo giro si limiterà a fare il commissario tecnico, se così vogliamo definirlo. Il leader di sinistra è finito nell'occhio del ciclone per aver fatto fuori due deputati uscenti, Alexis Corbière e Raquel Garrido, rei di averlo criticato. Non solo, la France Insoumise dovrà fare a meno del suo candidato di punta, Adrien Quatennens, impossibilitato a candidarsi poiché condannato per violenza domestica. Il punto, tornando a Mélenchon, è capire se – paradossalmente, ma nemmeno troppo – il leader della France Insoumise non stia facendo il gioco di Rassemblement National.
Il dualismo a destra
Dicevamo degli estremisti. Rassemblement National, dopo aver (quasi) incassato il sostegno dei Repubblicani, quantomeno questo era il piano del suo (quasi ex) presidente Eric Ciotti, secondo analisti ed esperti potrebbe soffrire del dualismo Le Pen-Bardella. La prima, promessa candidata alle presidenziali del 2027 dopo aver tentato la scalata all'Eliseo nel 2012, nel 2017 e ancora nel 2022, a queste legislative è in corsa per un posto all'Assemblea Nazionale nella circoscrizione settentrionale di Hénin-Beaumont. Circoscrizione strappata alla sinistra e divenuta uno dei simboli del partito di estrema destra. Il secondo, per contro, alle ultime Europee ha conquistato il 32% delle preferenze ed è stato (già) indicato quale futuro primo ministro del Paese. Detto in altri termini: chi è il vero leader del partito, ora? Una risposta potrebbe arrivare dalla giustizia, prima ancora che dalle strategie interne. Marine Le Pen, Rassemblement National e altre ventisei persone, lo scorso dicembre, sono infatti state rinviate a giudizio. Devono rispondere delle accuse di appropriazione indebita di fondi pubblici europei avvenute tra il 2004 e il 2016. Nello specifico, sono sospettati di aver utilizzato denaro dell'Unione Europea per pagare assistenti a Bruxelles e Strasburgo che in realtà lavoravano per il partito in Francia. «Non ha commesso alcuna infrazione o irregolarità» aveva fatto sapere tramite un comunicato Rassemblement National, parlando del coinvolgimento della sua leader. Il processo entrerà nel vivo a partire da ottobre.
Di Meco in difesa: «Perché Kylian non può parlare di politica?»
La discesa in campo di Thuram e Mbappé, concludendo, è stata tanto apprezzata – al grido «finalmente anche i calciatori dicono la loro» – quanto criticata, in particolare dagli ambienti di destra. Eric Di Meco, ex difensore fra le altre del Marsiglia ed ex nazionale francese, intervenendo a RMC si è detto sorpreso di queste critiche: «Kylian Mbappé ha contribuito in maniera molto importante al nostro Paese negli ultimi anni, anche solo in termini di tasse che paga» ha detto. «Perché non dovrebbe avere un'opinione sulla politica? Perché, quando c'è una giornata contro l'omofobia, gli sportivi sono costretti ad avere una coscienza politica mentre ora vengono incolpati per averla mostrata?». E ancora: «Sono forte dei subcittadini? Eppure, quando pagano le tasse vengono considerati supercittadini».